“Chi tifa David Spera, non perde mai”

 

“Non oso immaginare cosa sarebbe la vita senza Il Catto”. Questa è una delle considerazioni che faccio più volte, e mi domando come sia riuscito a vivere dal 6 marzo 1987 fino al 2 ottobre del 2006.

Intorno al nostro amico, personaggio funambolico e inarrivabile, si è creata negli anni una sorta di letteratura di cui io sono stato uno dei precursori, mentre Alfredo ne è diventato uno dei maggiori esponenti. Una religione, un dogma, un ideale da difendere, il simbolo di una Fiuggi che ormai non c’è più, David Spera (non sbagliatevi mai a chiamarlo Davide) è un sacco di cose. E poi, tifiamo tutti per lui, solo per lui, qualunque cosa faccia, perché l’affetto va al di là degli egoismi: se penso che in 9 mesi siamo stati per due terzi lontani a migliaia di kilometri mi domando come abbia fatto a sopravvivere.

Un’istituzione, uno dei grandi personaggi della facoltà, non è un caso se io e lui siamo all’interno della clip dell’Università di Tor Vergata. A differenza degli altri io ho avuto la fortuna ed il privilegio di viverlo da amico, collega e compagno di viaggio, il contesto in cui si esalta maggiormente.

Sarà che condividiamo tante cose: gli studi, gli interessi e quel senso di ironia e autoironia che negli anni ci ha contraddistinto, insomma una serie di fattori che rendono tutto più facile e alimentano i rapporti. Proprio l’autoironia è un pregio che gli deve essere riconosciuto, un sintomo di intelligenza e quella capacità di sdrammatizzare anche momenti davvero tragici.

“Chi tifa David Spera non perde mai” è una frase coniata nell’agosto del 2010 tornando in treno da Milano, un altro tormentone che negli anni ha resistito ma che ha un reale senso di verità. E per questo, la sua scelta dublinese vissuta tra difficoltà, alti e bassi, rappresenta al meglio la sua tenacia e la voglia di insistere e crederci.

Fabi dice che io ed Alfredo ci comportiamo da bulli nei confronti del nostro amico fiuggino, ma fa tutto parte di un grande gioco, della capacità di prenderci in giro reciprocamente, di recitare dei ruoli prefissati. Se il Fabi-Pensiero è vero, aggiungiamo anche che noi per il Catto saremmo pronti a prenderci pure una zaccagnata, una coltellata, come disse senza mezzi termini in passato Alfredo.

Il balzo del Catto, il fatto che beva litri di acqua durante la notte, il Lettone, il raddoppiamento fonosintattico della C intervocalica (sto alzando il livello eh), lo smalto, i versi, il suo blog, il suo essere patriota ma di sinistra (un Orwell dei tempi nostri), la curiosità, il lavarsi i denti appena rientrato in casa con ancora il cappotto addosso, la borsa della Marina Militare, il parlare usando anche solo brivido-fomento-mi schiero, e la rara caratteristica di non tirarsi ma indietro.

Tutto ciò appartiene a quest’ultimo eroe dei nostri tempi, quello che alle 5 del mattino, di un sabato sera prima della grigliata a Monteporzio, era in giro per Fiuggi a fare qualcosa che non sapremo mai.

Lui è il nostro idolo. Senza di te saremmo tutti un po’ più poveri.

Bentornato Gallo…Ueeeeeee!!!

 

David: “E questi…questi, questi, questi so’ brividi eh…”.

(Frase delle frasi, dicembre 2008)

 

 

 

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(Verona, ottobre 2009. Secondo David, la nostra foto migliore. Secondo me, una delle meno peggio).