Quella serata a Frascati, con la Rossocrociata e tutti gli altri

 

E fu così che mi ritrovai un sabato sera di fine estate, nel giorno del mio onomastico, in un ristorante di Frascati accompagnato da alcuni amici. Alla mia sinistra avevo Antonio e La Bionda, a destra Andrea e Martina. Davanti a me la ragazza elvetica, la famosa Rossocrociata che era tornata due settimane dopo la celebre improvvisata. Eravamo noi sei, e dopo un fritto misto seguito da una pizza, fummo raggiunti dal mai dimenticato Gallo con tanto di baffetti e da Alfredo che a quei tempi stava facendo uno stage alla Gazzetta dello Sport, quando la poltrona da dirigente Rai (posto che occupa ormai da 36 anni ininterrottamente) era soltanto una pura chimera.

Si creò un’atmosfera solare, un’aria distesa. Era stato rotto il ghiaccio e la mia insistenza nel far si che La Bionda e la Rossocrociata parlassero tra di loro un po’ in francese era stata parzialmente soddisfatta. Nel frattempo Andrea aveva provato argutamente a mettermi in imbarazzo e a ridicolizzarmi, mentre Antonio, fedele compagno alla mia sinistra, vigilava attento come un ufficiale sabaudo. Il Catto era felice, aveva riottenuto una palla di vetro da Dublino che però ruppe maldestramente la notte stessa, quando arrivato al casello di Anagni venne aggredito da due briganti dai quali si divincolò eroicamente tirandogli la palla addosso e ferendo loro gravemente.

Usciti dal ristorante ci dirigemmo verso San Rocco: Alfredo faceva strada, con il suo passo dinoccolato, le mani in tasca e la testa piegata verso destra, con la sua andatura da uomo di mondo introduceva la ragazza svizzera nei meandri di Frascati.

A quel punto, giunti dinnanzi ad un muretto, mi tornò in mente una situazione capitata esattamente tre anni prima, quando in quel posto preciso, Alfredo e David mi prendevano in giro prospettando il mio futuro. Eravamo nuovamente lì, di tempo ne era trascorso e di cose ne erano successe, anche soltanto in quel mese del lontano 2013.

Fu una serata allegra, piacevole, in cui pensai ripetutamente che in fondo mancava solo Gabriele per completare il concistoro in questa riunione ufficiale.

Tirammo avanti fino alle 2.30, poi Alfredo mi riportò a Villa Sciarra per prendere la macchina e lì ci separammo. Fu proprio lui a salutare la Rossocrociata con tre baci sulla guancia seguendo le tradizioni elvetiche, fece una bella figura se non fosse che poco dopo, risalutandoci nuovamente, gliene diede due rientrando nella parte dell’italiano medio.

Io mi gustai la scena, mentre il Catto davanti a me si lisciava i suoi mustacchi fiero del suo nuovo look.

Tornammo verso Roma e la Rossocrociata inserì il frontalino della radio per farmi compagnia, consapevole che si sarebbe addormentata dopo aver raggiunto la rotonda dell’ospedale ed infatti avvenne proprio questo. Io rimasi in silenzio senza musica in sottofondo, assecondai le curve della strada ripensando alla serata, ripercorrendo alcuni momenti e certe battute.

Convinto che era stata una serata per tanti motivi molto importante, una di quelle che iniziano a cambiare i punti di sospensione in punti esclamativi.