Lo scherzetto di Halloween…

 

La tecnologia ci viene sempre più incontro, l’evoluzione si spinge sempre più avanti, sembra impossibile ipotizzare una giornata senza Internet. È tutto vero, non voglio assolutamente sentenziare l’opposto ma ci sono momenti in cui i mezzi informatici ci fanno scherzi, ci prendono in giro e magari ci colpiscono al cuore.

Nell’era delle foto digitali ogni momento, appena abbassi la guardia, puoi incappare in uno scatto che non volevi vedere, in qualcosa che nascosto in un cassetto multimediale sbuca fuori senza che tu te ne accorga e ti rovina magari la giornata. Questo può succedere a tutti,  ma spesso siamo noi, a volte inconsapevolmente, ad aprirci delle ferite e dei ricordi che sanguinano.

Capita anche che il computer si comporti da computer a tutti gli effetti, in fondo quello gli si chiede ossia di essere una macchina e così facendo ti colpisce dritto senza che tu te ne possa accorgere.

A me è successo ieri sera, un minuto dopo la mezzanotte.

Mentre stavo scrivendo un articolo e avevo Skype accesso, appena la data è cambiata in 31 ottobre un’icona è salita in basso a destra, una barra che mi ricordava con tanto di pacchetto regalo che oggi Teresa compie gli anni.

No, oggi Teresa non compie gli anni. Li avrebbe compiuti, per la prima volta infatti non potrò farle gli auguri perché non c’è più. C’era nel 2012 quando ha celebrato il suo compleanno senza forze e voglia, due settimane dopo se ne sarebbe andata.

Skype ieri sera mi ha fregato, mi ha ricordato qualcosa che avevo in mente ma quel modo così beffardo e automatico, in parte crudele, quel volerti aiutare quando invece ti apre una ferita in mezzo al petto non me l’aspettavo.

Per il primo anno insomma non potrò farmi passare il telefono da mia madre per dire “Auguri Zia” un nome che non sono mai riuscito a cancellare dalla rubrica del mio cellulare e nemmeno da Skype.

Un mese di ricorrenze, di date, di ricordi che affiorano e mi fanno ripiombare allo scorso anno. Ogni giorno è un pensiero, in particolare questo ottobre, ogni giorno mi ricordo perché non mi sento più così forte.

 

Ah, dimenticavo: Buon Halloween. Qui ci tengono un sacco…

Settimana 3

 

Anche Cracovia finisce in archivio, viene catalogata come un’altra esperienza, un altro viaggio da mettere lì nell’album dei ricordi. Cracovia certo, ma anche Auschwitz e Birkenau, quei posti in cui una volta nella vita devi andare per troppe ragioni.

Finito il lungo week end, grazie al bank holiday di ieri in Irlanda, la terza settimana di lavoro è già cominciata. Così, subito, senza pensarci più di tanto, oggi si chiude il giornale e domani sarà pronto a uso e consumo dei lettori con un mio lungo articolo sulla tragedia di Lampedusa. Da italiano ho provato a raccontare e spiegare in maniera dettagliata questa vicenda che oltremanica è arrivata senza stravolgere più di tanto.

Nel frattempo ho conosciuto anche l’amministratore delegato del giornale, colui che vive in Italia e che mi ha prestato casa sua. Ci siamo visti ieri sera, un paio di battute, un piccolo resoconto su questo mio avvio di stage e la sensazione che sia un’altra brava persona.

Mi fa sorridere che un “dipendente” viva a casa di fondo del proprio capo, è un po’ come se Balotelli vivesse da Galliani, una combinazione altamente bizzarra.

Dopo tre giornate primaverili a Cracovia, sono tornato al freddo di Dublino che sta regalando malgrado tutto lampi di sole se non fosse che le temperature si sono abbassate clamorosamente ma è altrettanto vero che tutto non si può avere.

Sono già dimagrito e questa non è una notizia, ho dormito in 4 letti diversi nel giro di 12 giorni è questo è abbastanza strano, nemmeno fossi un attore in tournée, di certo mi sto adattando parecchio, sto cercando di fare del mio meglio.

Uno degli aspetti sul quale ho riflettuto maggiormente in questi giorni è la grande differenza che sto percependo tra questa esperienza e quella precedente della scorsa primavera. Noto quanto sia diverso studiare 4 ore e lavorare 8 ore in una redazione. Il tempo a disposizione è sempre poco, quello che rimane si utilizza per fare spesa, lavare, cucinare e pulire. I ritmi sono veramente diversi e per me, “vecchierel canuto e bianco”, c’è pochissimo spazio per rifiatare. Insomma, se finora non sono ancora riuscito a bere una birra al Porterhouse, il mio pub preferito di Dublino, un motivo ci sarà.

 

E’ finito sul giornale

 

Ognuno è unico, ognuno è un potenziale personaggio a modo suo. Questa è una verità insindacabile e impossibile da confutare. Ognuno di noi però, potrebbe finire un giorno sul giornale per milioni di motivi e per questa ragione ho pensato per cosa sarei potuto finire io su un quotidiano nella sezione cronaca.

Sarebbe potuto succedere la notte del 22 maggio 2010, avrebbero potuto titolare “Festa Inter drammatica, muore un ragazzo 23enne al 2-0 di Milito”. 

Potevo finire sul giornale nell’estate del 2002 quando mi salvai per un pelo dal super shock anafilattico per il pistacchio in vacanza a Monopoli e mia madre avrebbe potuto raccontare il dramma.

Potevo finire sul giornale per un’intervista tipo: “L’anti-playboy italiano: Matteo Ciofi”.

O anche per aver trasformato la laurea magistrale e soprattutto le celebrazioni di questa, in una sorta di Circo fuori luogo, anche se un tipo di notizia del genere sarebbe stata più da rivista del quartierino.

Sarei potuto finire sul giornale per qualche attentato, per un rapimento, per essere stato testimone oculare di una tragedia. Mi avrebbero potuto intervistare su qualche rivista scientifica chiedendomi di spiegare loro cosa intendo quando dico che “Se fossi una donna, ma anche un maschio, io con me non ci uscirei mai. Nemmeno per un caffè. Preferirei vedermi tre volte di fila Ben-Hur in arabo”.

Insomma, ognuno di noi potrebbe far notizia, ognuno potrebbe essere coinvolto in qualche news.

Ci sono un sacco di modi per finire su un giornale, e io penso di aver scelto quello più edificante.

 

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Dedica del giorno:

Dedico questo post e questo articolo scritto in inglese alla Prof.ssa Gatti che nei primi tre compiti del primo liceo mi mise in inglese NC, 3 ed NC.

 

Frase del giorno: 

Andrea: “Vieni trattato come un cretino perché lo sei”.

Ma che voi che te dica…

 

Ma che voi che te dica direbbe Giancarlo, il romano medio inventato da me ed Alfredo questa estate. Che vi dico insomma, che stamattina è andata bene con i mezzi, meno stasera quando ho atteso 45 minuti e ho dovuto prendere un taxi per rincasare.

Il martedì è il giorno in cui si chiude il giornale che esce il mercoledì mattina, per cui c’è stato più lavoro e frenesia. Tutto molto bello però come direbbe Brunone Pizzul, bello al punto che mi hanno fatto anche una foto che dovrebbe servire in futuro per gli articoli del sottoscritto.

Alle 13 invece sono tornato agli studi della RTE stavolta con Paul e non con Michael sempre più mio paladino e idolo indiscusso.

Negli studi televisivi ho incontrato nuovamente tre persone del giorno prima che mi hanno riconosciuto e detto anche “You again man?”.

Io che conosco poco la tv irlandese mi sono domandato chi fossero certi tipi, poi mi sono fatto una mezza idea e ho provato a fare dei parallelismi con i nostri ma senza successo. Forse non me ne rendo conto, ma sono due giorni che bazzico comunque un salotto fin troppo buono, probabilmente non ne sono consapevole.

Comunque sia, ho visto gli studios da dentro, dall’alto, dalla regia (meravigliosa), ho visto un po’ della messa in onda e poi, in una specie di camerino dove stanno tutti gli ospiti del programma in attesa che questo inizi, mi sono bevuto un the pessimo.

Abbandonata la redazione mi sono recato al mio vecchio e caro pub di Dublino, il Dicey’s, che il martedì fa una giornata particolare, tutto scontato e birra a 2.50 euro. Qui, il brivido della giornata, Raul, un mio vecchio compagno di scuola è sbucato dal nulla con il suo immancabile sidro in mano e ci siamo salutati calorosamente.

Mentre tornavo a casa, prima della sòla del bus, ero sul tram e mi è venuta in mente una battuta di Battista, quella relativa al figlio che chiede i soldi al padre per il matrimonio, quella in cui il figlio dice appunto: “A papà, ma me pare che me stai a pija per culo” e lui: “Sì, però hai cominciato prima tu!”.

 

 

Ho già in mente il post di domani sera, mi fomenta l’idea ironica che mi è venuta.

 

E comunque sia, Chi tifa David Spera non perde mai, Chi tifa Matteo Ciofi, al massimo pareggia nel finale. Mi è venuta oggi mentre percorrevo Morehampton Road. Grande Gallo.