Senza il mio ritmo

Fra le tante cose che mi portero’ dietro di Dublino, c’e’ anche la certezza di non aver vissuto questi due mesi con il mio tempo e il mio ritmo. L’ho detto tante volte e ripetuto, e’ stata una esperienza di vita, pertanto piena di tutto. Ho capito la fatica di quando lavori, sei solo e devi fare tutto te. Quando hai l’onere di essere indipendente, le strade sono due: o ti dai dai fare e stringi i denti, oppure soccombi. Tornero’ a casa e guardero’ mia madre con occhi diversi, nel senso che potro’ capire un po’ di piu’ certe sue lamentele e alcune sue richieste, consapevole del peso del doppio impegno lavoro-tutto il resto. Ho vissuto con ritmi altissimi, fuori dalla mia abitudine e forse dalla mia portata, ma alla fine mi sono dovuto adattare e abituare. Ho tirato avanti in qualche modo, arrivando al rush conclusivo comunque stanco e finito, piu’ che altro logorato. Non do la colpa a nessuno, sia chiaro, ma i fattori e le situazioni esterne mi hanno messo a dura prova, ho vissuto a un’altra velocita’, cercando di tenere comunque il passo e avendo quasi sempre il fiatone tanto che alla fine ho iniziato ad avere anche l’affanno, quello vero pero’, quello che anticipa la crisi di asma. Due mesi senza pause, con livelli inusuali per me, che forse ho davvero 26 anni solo per l’anagrafe. Ho dato tutto pero’, la sera sono sempre andato a letto felice di aver dovuto strizzare la maglia appena rincasato e questo almeno e’ un qualcosa che non ha mai gravato sulla mia coscienza. Dare tutto, fino alla fine, a prescindere. E’ stato un po’ il mio motto e penso di averlo onorato anche se magari i risultati non sono stati strepitosi. Posso avere qualche rimpianto, avrei voluto fare qualcosa in piu’, non lo nego, ma mi sono dovuto scontrare con una realta’ diversa, con un orologio che correva sempre troppo veloce. Se il primo mese e’ stato interminabile, il secondo e’ volato con rapidita’ impressionante, ma funziona sempre cosi’. Le ultime settimane sono state inghiottite dal passare delle ore quasi senza averne memoria. Sono andato sempre sopra ritmo, ma il contrario, sempre tutto sul filo dei minuti, sempre poco sonno e scadenze da rispettare, con l’ultimo periodo caretterizzato ormai da uno stato di acciacchi diversi e perpetui, forse una spia lanciata dal mio fisico al sottoscritto. Mi riposero’ a breve, tornero’ alla mia vita normale dopo le feste natalizie. In sostanza pero’, sono contento di essere arrivato fino in fondo. E mi faccio quasi tenerezza quando mi vedo camminare lungo Appian Way o Morehampton Road, stretto in me stesso, consapevole di essere uno sfigato qualunque che sa il reale valore di questa esperienza e di averla portata comunque a termine. Anche con un ritmo non mio, quello che non sono mai riuscito a dare a questi due mesi dublinesi.