La vita dopo il Mondiale

Parto da un dato: ho visto 41 partite integrali (senza quindi perdere un minuto) delle 64 disputate in questo Mondiale, se consideriamo anche qualche spezzone e il problema delle gare a mezzanotte e di quelle in contemporanea alla terza giornata, posso dire di essere estremamente soddisfatto della mia performance, un record personale difficile da poter battere in futuro.

Finita l’avventura brasiliana è tempo di bilanci, per quanto mi riguarda è stata una coppa del mondo magnifica, bella e spettacolare. Tanti gol, poca noia, grandi partite, qualche sorpresa, volti nuovi e portieri fenomenali. Ho seguito tutto, ma veramente tutto, dalle partite agli approfondimenti, interviste, discussioni, Sky mi ha dato l’opportunità di avvitarmi al divano e di entrare in un tunnel calcistico che non ricordo prima. Ho pensato che il modo migliore per riempire il nulla fosse il Mondiale, oggi sono certo di aver fatto la scelta giusta. Tante partite sono riuscito a vederle grazie al magistrale e inarrivabile commento della Gialappa’s su Rtl, solo con loro in sottofondo sarei riuscito a vedere sfide tipo Iran – Nigeria 0-0. Come dicevo, Sky ha coperto l’avvenimento in maniera quasi esagerata con una maratona in diretta costante, il fatto di averci regalato le perle di cultura del Maestro Buffa è l’aspetto che a mio avviso ha arricchito ulteriormente questo Mondiale.

Termina tutto con i tedeschi campioni, l’epilogo più giusto. Ha vinto la squadra migliore, ha trionfato l’organizzazione, la programmazione e la pazienza. Il saper pianificare paga sempre, l’improvvisazione nel calcio non porta mai a grandi risultati. I tedeschi dal 2002 a oggi sono sempre arrivati in fondo se tralasciamo Euro 2004, in tutto ciò hanno portato a casa un oro (ieri), due medaglie d’argento (2002, 2008) e due bronzi (2006, 2010). Quando arrivi al rettilineo finale costantemente, prima o poi sei destinato a vincere, la ruota gira e la coppa la porti a casa.

Senza sbalzi d’esterofilia, credo che si debba copiare da chi ha fatto meglio, da chi ha saputo ottenere dei risultati con la costanza e la preparazione. Certo, capire una strada non significa essere in grado di percorrerla, però, ogni tanto, dovremmo lasciare da parte antipatie, luoghi comuni e rivalità per prendere quanto di meglio sanno proporre gli altri.

Vince la Germania ma perde l’Argentina e non Messi come molti vogliono raccontare. Il 10 dell’albiceleste vede sfumare l’occasione di trascinare i suoi al Mondiale e in eterno (molto probabilmente) sarà condannato a vivere il paragone con Maradona e a essere messo un gradino sotto non avendo vinto questa coppa. Mi dispiace personalmente per lui, ma ripeto quanto espresso in passato: i paragoni fra squadre e giocatori di epoche diverse non si possono fare, perché è anacronistico, sbagliato e inutile. Se manca il contesto non si può paragonare nulla. Fare parallelismi validi è veramente difficile e un motivo ci sarà. Messi è un giocatore fenomenale, il migliore della sua era. Stop. L’ossessione di Maradona è quasi scontata, ma per me rimane fuori luogo.

La macchia di questa rassegna rimarrà l’Italia, a casa subito, troppo presto, senza poterci gustare nemmeno il brivido della sfida diretta. A casa dopo un avvio promettente, nelle due partite seguenti sono venuti fuori tutti i nostri numerosi problemi e tutti sono i colpevoli. Con gli Azzurri eliminati la mia missione è stata tifare contro il Brasile per mille motivi e alla fine ho riavuto indietro idealmente parte di quelle lacrime versate in prima persona una notte di 20 anni fa a Pasadena. Il Brasile più mediocre di sempre ha perso giustamente, chiudendo senza nemmeno una medaglia al collo, avessero giocato in qualunque altro paese non si sarebbero affacciati nemmeno ai quarti.

Il Mondiale rimane l’avventura sportiva più grande che c’è, è stato bello poterlo vivere così, come non mai, una full-immersion fantastica, qualche partita raccontata (quasi sempre la Germania…) dopo l’esperienza di Euro 2012 e quel senso di spaesamento stamattina, dopo 31 giorni di gol, parole e pronostici.

Non sarà facile “riadattarsi” subito, soprattutto quando ti attende un campionato opaco, triste e tutt’altro che emozionante. Il Mondiale brasiliano è stato un spot per questo sport, una festa infinita e la gioia di correre dietro al pallone, perché come ha detto Adani giorni fa il bello del calcio è che appartiene a tutti. Sì, è vero, il calcio è di tutti e accomuna tutti.

Ci vediamo a Mosca.

La vita dopo il Mondialeultima modifica: 2014-07-14T13:07:32+02:00da matteociofi
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