Una “piacevole condanna”

L’ultimo post dell’anno sono soltanto alcune righe dedicate al “progetto” che mi ha portato via più tempo in questo 2017, ossia il mio programma settimanale, quello ideato, scritto, condotto e montato dal sottoscritto, quello che ha cambiato anche location, dallo studio alla terrazza.

Quello che ad un punto è divenuto anche filmato dal sottoscritto. Insomma, lo show che è andato in onda per 37 settimane in questo 2017, da venerdì 3 febbraio fino al 30 giugno e poi con la nuova serie dal Vaticano, dall’8 settembre a ieri sera.

Una “piacevole condanna” che ha scandito le mie settimane, un nuovo impegno che ha stravolto il mio schedule quotidiano. Una lunga maratona che proseguirà nel 2018 e vedrà il traguardo, come lo scorso anno, a fine giugno.

L’ironia della sorte ha fatto sì che l’ultima puntata dell’anno, quella relativa alla settimana più importante, sia stata girata all’interno, nella terrazza della splendida Residenza Paolo VI, una delle frasi che utilizzo sempre in apertura, ma non per contratto, attenzione, ma proprio perché è ciò che penso considerando la visuale ed il luogo.

Ci rivediamo venerdì prossimo, ovviamente, non si va mai in vacanza qui, ma il fatto di rimandare il tutto al 2018 dà un po’ quell’idea però. E allora tanti auguri e buon anno.

Qui l’ultima tappa della “piacevole condanna”.

Il “Classicone” del 16 dicembre

“Il 16 dicembre prossimo starò a Roma”.

 

Scrivevo questo esattamente un anno fa, nel classico post del 16 dicembre, quello che negli anni è diventato un passaggio quasi obbligatorio dal lontano 2009 ormai, giorno della mia laurea triennale.

Avevo previsto qualcosa di preciso, ed è accaduto. Poteva essere una frase non del tutto scontata ma io ero ben consapevole di come alcune dinamiche si sarebbero evolute e onestamente non mi sorprende questo esito.

È stato un anno lungo e intenso. Due aggettivi che ripeto e uso ancora per la terza volta, perché indubbiamente calzano a questo 2017 proprio come ai due anni precedenti, legati da un filo rosso chiamato Canada.

Un anno che volge al termine e lo farà senza transvolate oceaniche, ed è un bene, ovvio, con Natale a fare da sfondo e quella sensazione che gli ultimi anni mi hanno fatto perdere il piacere e l’attesa delle feste natalizie, vissute recentemente sempre e solo con tanta fretta, stanchezza e poco piacere.

Doveva essere un anno “indirizzante”, e così è stato, l’aver preso quella previsione conferma il tutto. Un 2017 con un doppio trasloco, prima quello di rientro e poi quello nella nuova abitazione romana. Un anno sicuramente pieno e ricco, e al tempo stesso bello. Ci sono state soddisfazioni lavorative, un viaggio finalmente in Sud America, e un paio di preziosi insegnamenti. Penso di aver strizzato al massimo questo anno che volge al termine, era quasi impossibile tirare fuori altro e qualcosa di migliore.

Ho capito che tornare è stata una valida idea lavorativa, pessima sotto ogni altro aspetto. Credo di aver idealizzato in qualche modo, e anche in maniera giustificata, il nuovo sbarco in Italia, ma i 5 mesi ormai passati qui mi sono serviti molto più di quanto pensassi a livello personale.

È stato l’anno dei 30, un numero e niente più. Non capivo chi voleva mettermi l’ansia della decina che cambiava e mi sfugge ancora chi si incastra su questo passaggio anagrafico. Evidentemente è gente che ha molto tempo libero e tante fesserie che svolazzano nella testa.

Per un 2017 che si chiude, c’è un 2018 in arrivo. Solo a dirlo suona come qualcosa di grande. Un numero importante, e a me gli anni pari sono sempre stati più simpatici, hanno un qualcosa di geometrico che mi piace.

Devo chiudere però come di consueto con una previsione e confermo quella dello scorso anno. Sarò a Roma, ma ho la sensazione che al tempo stesso ci saranno manovre per qualche cambio e ulteriore trasloco.

Fra 365 giorni, come la tradizione impone, ve lo dirò.

“Indirizzante”

Avevo detto “periodizzante” nel 2015 e fu così, “assestante” lo scorso anno ed è stato vero a metà, visto che didascalico calza meglio, il 2017 invece l’ho già ribattezzato “indirizzante”.

Lo vedo in questo modo, un po’ strettoia e un po’ oceano. Un anno che inevitabilmente dirà parecchio e decreterà diverse cose. Di fondo deciderà il “dopo”, quello che sarà. Per questo l’ho pronosticato indirizzante perché il futuro a breve termine passerà da qui, dal 2017, che per quanto sia continuazione ed evoluzione dei precedenti anni, soprattutto degli ultimi due, avrà un po’ più di vita propria.

Dirà che lavoro farò e dove vivrò. Sembra assurdo ma è la semplice realtà. Due aspetti principali e legati fra loro in maniera inevitabile.

Non so che anno aspettarmi, o forse sì. Sarà però una pagina bianca e questo colore è sempre bello perché profuma di pulito, di spazio e speranza.

Certo, è l’anno che aprirà una fase nuova, chiude una decade, la più bella, per inaugurarne un’altra. Il 3 al posto del 2, 30 anziché 20 e qualcosa. Fa effetto, lo so, ma non mi spaventa, non mi angoscia. Non mi sentirò più vecchio e nemmeno avrò la pressione di sentirmi più maturo o centrato. Vedo intorno a me tante persone, coetanei soprattutto, messi peggio: imbruttiti, invecchiati, o nel peggiore dei casi persi, qualcuno anche senza capelli e con moglie e figli. C’è tempo per questo, perché saranno magari altre conseguenze del 2017, del modo in cui questi 12 mesi indirizzeranno tutto il resto.

Vediamo come andrà. Lo scoprirò, senza paura, in attesa, e con la curiosità di chi pesca nel mazzo sperando la figura giusta a 31.

Nell’anno che inizia ripongo più speranze che obiettivi. Il primo, come sempre, è quello di non piangere nessuno, a seguire, vivere in un’altra città rispetto a quella attuale, un posto che non deve essere necessariamente Roma. And then? Un bel viaggio, due matrimoni da ricordare con una vagonata di sorrisi, un’Inter finalmente competitiva, la Virtus in A, un coraggio intatto nelle scelte e di mangiare nuovamente, dopo anni, i Crostini Dorati della San Carlo.

Tutto qui, non mi sembra troppo.

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