Mafia Capitale, sfascio capitale

lupoE fu così che ci svegliammo una mattina e scoprimmo che a Roma c’era la Mafia. È difficile pensare che qualcuno ancora credesse alla favola di una città in mano a nessuno, al massimo a qualche rubagalline di quartiere, o a un luogo senza più un clan centrale a due decenni abbondanti dalla fine della Banda della Magliana.

C’è da preoccuparsi, ovviamente, ma con il passare dei giorni scopriremo chissà quanti dettagli, legami e clamorosi accordi, sporchi e indignanti. Sono 85 le persone indagate, 37 gli arresti (8 dei quali ai domiciliari), un “mondo di mezzo” quello dell’universo che ondeggia fra politica e criminalità. Roma è questa e non lo è da ieri. Un mese fa le Iene hanno raccontato la vicenda di Federica Angeli, giornalista de La Repubblica, da tempo sotto scorta dopo aver denunciato alcuni personaggi di stampo mafioso ad Ostia, in seguito ad una sparatoria avvenuta di notte sotto casa sua.

La città è degenerata (come già detto nell’ultimo post) e le colpe sono da ricondurre prevalentemente a chi ha gestito (male) la Capitale e a chi si è arricchito facendo affondare una barca già di suo malandata e logora. Non c’è da stupirsi se nelle prime intercettazioni scopriamo che dietro a quei campi rom pieni di degrado e pericolosi c’è una mafia che ci guadagna addirittura “più del traffico di droga”. Non dobbiamo rimanere sopresi sul racket dei manifesti abusivi, così come il mercato nero e illegale dei cartelloni pubblicitari piantati sui marciapiedi ogni 10 metri, una vergogna che sottrae oltretutto soldi e investimenti vitali all’editoria cittadina la quale potrebbe sopravvivere grazie a quelle pubblicità. Allo stesso modo sappiamo da sempre il giro losco e difficile da estirpare dietro i bancarellari e i camioncini che vendono frutta, bevande e panini a prezzi fuori mercato, dinnanzi ai luoghi di culto della città, rovinando il colpo d’occhio (pensate solo a Fontana di Trevi) e spellando i turisti malcapitati.

In tutto questo, il nostro sindacuccio è in mezzo a una congiura abbastanza evidente, un complottone orchestrato da parte del suo partito. Marino forse non se ne sarà ancora accorto, spesso si ha la sensazione che non capisca ciò che lo circonda, ma ha fra le mani un’occasione davvero unica per cambiare radicalmente certi processi incancreniti di Roma. Probabilmente non l’ha capito, la speranza è che colpisca duro e non sciupi l’opportunità di sistemare qualcosa e dare finalmente una ripulita. Le sue ultime decisioni lo hanno trasformato in bersaglio per coloro che da anni mangiano a tradimento su Roma: la chiusura di Malagrotta, il tentativo di combattere camion-bar, ambulanti e urtisti, l’approvazione del PRIP (Piano regolatore degli impianti pubblicitari) e l’aumento del costo delle strisce blu, solo per fare alcuni esempi eclatanti, tutto questo ha creato un terremoto in quelle lobby che da anni si arricchiscono con tali espedienti.

Chi conosce e vive Roma non rimane sorpreso da nulla, anzi, si augura che questa indagine vada avanti senza pietà, senza passi indietro, e visto che c’è ancora un reduce della Banda della Magliana, Carminati, la speranza è che non finisca proprio come nel 1983 quando “Il Sorcio” si presentò spontaneamente e vuotò il sacco sulla famosa organizzazione criminale. Peccato solo che le conoscenze e il potere della Banda trasformarono le rivelazioni in una specie di bolla di sapone sei anni dopo. Bene, speriamo di non rivivere certe storie e di non buttare via un’altra opportunità forse irripetibile.