Gaudete et Exsultate

« Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi. »

«Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12). Inizia così la terza esortazione apostolica di Papa Francesco, presentata questa mattina nella Sala Stampa della Santa Sede, dove sono intervenuti Mons. Angelo De Donatis, Vicario Generale per la Diocesi di Roma; il giornalista Gianni Valente e Paola Bignardi di Azione Cattolica.

Il titolo del testo, “Gaudete et Exsultate”, è un invito a far risuonare nel mondo contemporaneo una vocazione universale, la chiamata a diventare santi. Nei 177 paragrafi del documento, suddiviso in 5 capitoli, il pontefice vuole sottolineare la possibilità della santità per ciascuno di noi, perché la storia della Chiesa racconta infatti di molti santi “della porta accanto”.

Nel primo capitolo, Papa Francesco si sofferma sulla chiamata alla santità e su quei santi che ci incoraggiano ed accompagnano al tempo stesso. Il Santo Padre, a tal proposito, afferma: “Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante”.

Successivamente, il Santo Padre spiega quale sia il disegno per un credente con queste parole: “Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, perché «questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione» (1 Ts 4,3). Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo”.

Andando avanti, nel secondo capitolo, Papa Bergoglio si concentra sui “sottili nemici della santità”: lo gnosticismo attuale ed pelagianesimo. Il primo suppone infatti «una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti». Il secondo invece è la conseguenza contemporanea della dottrina di Pelagio, improntata a un moralismo ascetico-stoico. In base a questa teoria infatti, l’uomo con le sue forze può osservare i comandamenti di Dio e salvarsi; la grazia gli è data solo per facilitare l’azione. La conseguenza è la negazione del peccato originale e della necessità del battesimo e della penitenza.

Scorrendo le pagine del testo si arriva al terzo capitolo con il quale il pontefice riprende gli esempi di Gesù, colui che spiegò con grande semplicità il concetto di santità attraverso le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23).

“Esse sono come la carta d’identità del cristiano. Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita”.

Nel penultimo capitolo, Papa Bergoglio, parla di alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale. Il pontefice menziona aspetti come la sopportazione, la pazienza e la mitezza. Tali caratteristiche vengono supportate anche dalla gioia e dal senso dell’umorismo, così come dall’audacia e dal fervore. Per il Santo Padre la strada della santità deve essere vista come un cammino vissuto “in comunità” e “in preghiera costante”, un percorso che arriva alla “contemplazione”, non intesa però come “un’evasione” dal mondo.

Il capitolo conclusivo serve al pontefice per ricordare un concetto fondamentale: “La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita”. Non manca l’attenzione al discernimento e ai giovani, spesso “esposti ad uno zapping costante” in mondi virtuali lontani dalla realtà. Un messaggio finale che risuona indubbiamente come un ulteriore richiamo al prossimo Sinodo di ottobre, nel quale proprio i giovani saranno i protagonisti.