Da Berna a Birmingham

Da Berna a Birmingham. La traiettoria è questa, inizia il 10 maggio del 1989 e termina il 19 maggio del 1999. Dieci anni, in mezzo un dominio mai visto prima, un impero calcistico difficile da poter replicare, quasi impossibile da superare.

Dalla Svizzera al centro dell’Inghilterra, due finali di Coppa delle Coppe, in campo la Sampdoria di Boskov e la Lazio di Eriksson. La storia inizia con una sconfitta però e finisce con un successo, l’ultimo timbro italiano sul decennio di gloria del nostro calcio dominante.

Gli Anni 80 stanno per finire, l’Europeo di Germania è alle spalle e la nostra Nazionale non ha brillato, sullo sfondo però c’è già la Coppa del Mondo che ospiteremo, nel frattempo le italiane continuano a faticare nelle competizioni europee. L’ultimo successo è datato 1985, la Coppa Campioni della Juventus nella maledetta notte dell’Heysel.

L’ultima stagione degli anni Ottanta segna però un cambio di marcia, una svolta che ribalta il panorama calcistico continentale. Il Milan di Berlusconi ha vinto lo scudetto nel 1988 strappandolo al Napoli di Maradona, dopo il tricolore il presidente rossonero punta dritto all’Europa. Gullit e Van Basten trascinano il Milan alla Coppa Campioni contro la Steaua Bucarest travolta al Camp Nou per 4-0. La macchina perfetta messa a punto da Sacchi inizia a spaventare l’Europa che è ancora orfana delle inglesi, fuori dopo la drammatica notte di Bruxelles. Senza le squadre di oltremanica che avevano vinto a ripetizione a cavallo degli Anni 70 e 80, mancano rivali importanti, ma il vuoto non è stato monopolizzato da nessuna nazione fino al 1989 appunto.

Il Milan sale in cima all’Europa, la settimana prima il Napoli si aggiudica la Coppa Uefa contro lo Stoccarda; il 10 maggio a Berna invece la Samp viene battuta dal Barcellona. Tre italiane in finale in ciascuna competizione, un episodio che capiterà ancora, l’en plein sfuma solo per il mancato successo doriano, ma è solo questione di tempo.

La stagione che conduce a Italia ‘90 è un altro dominio totale: il Milan rivince la Coppa Campioni (ancora oggi è l’ultima squadra ad averne vinte due fila) contro il Benfica, la Samp ai supplementari supera l’Anderlecht in una partita che sembra stregata e vendica la sconfitta dell’anno prima, mentre la Juve batte in una finale tutta italiana la Fiorentina in Uefa.

Il monologo italiano si interrompe ai Mondiali con i rigori in semifinale contro l’Argentina, ma la supremazia italiana non si ferma, si arresta, solo per un po’.

Nel 1990-91 un’altra finale di Uefa è tutta tricolore: l’Inter batte la Roma, ma ai quarti su 8 squadre 4 sono italiane considerando anche l’Atalanta ed il Bologna. In Coppa Coppe la Juve esce in semifinale contro il Barça che perderà la finale contro il Manchester United, mentre il Milan non riesce a calare il tris ed esce ai quarti nella controversa notte dei lampioni di Marsiglia.

Il territorio preferito delle italiane sembra essere la Coppa Uefa, nel 1992 infatti un’altra squadra di Serie A, la sesta diversa in 4 edizioni, raggiunge l’atto conclusivo. Il Torino perde la coppa senza essere sconfitto. Finisce 2-2 contro l’Ajax al Delle Alpi e 0-0 in Olanda, con la corsa granata che si infrange su tre legni. Il Genoa è l’altra sorpresa della competizione ed abdica soltanto in semifinale, sempre contro i lancieri.

In Champions League, questa è intanto la nuova denominazione della Coppa Campioni, c’è la Sampdoria alla sua prima partecipazione in questa competizione. La marcia della squadra di Boskov è praticamente perfetta, e senza alcun timore reverenziale i blucerchiati avanzano fino alla finale di Wembley. I sogni di Vialli e Mancini però naufragano ancora una volta per mano del Barcellona, come tre anni prima. Ai supplementari un siluro su punizione di Koeman regala la prima Coppa Campioni ai blaugrana. In Coppa Coppe la Roma va a casa ai quarti contro il Monaco, la campagna europea italiana si chiude con due finali e zero successi per la prima volta dopo tre stagioni consecutive.

È un caso, perché il 1992-93 ristabilisce nuovamente il dominio italiano: il Milan torna in finale di Champions, stavolta però il Marsiglia vince e lo fa sul campo con Bolì, la Juve conquista la Coppa Uefa, il Parma vive il suo miracolo di provinciale e stende l’Anversa in finale di Coppa Coppe a Wembley. Tre finali, due successi, ma è solo il prologo della stagione successiva, quella che porta oltretutto ai Mondiali di USA ‘94.

Come quattro anni prima le italiane danno il loro meglio e arrivano in fondo a ogni competizione. Il Milan alza la Champions contro il Barcellona schiantato 4-0, l’Inter batte il Salisburgo in Coppa Uefa dopo aver superato il Cagliari in semifinale, il Parma arriva ancora all’atto conclusivo della Coppa Coppe ma viene beffato dall’Arsenal 1-0.

Il calcio italiano è al suo apice, per qualità e continuità, il Mondiale si trasforma in un’avventura ricca di imprevisti e colpi di scena. Baggio trascina gli azzurri in finale ma ancora una volta i rigori negano alla Nazionale il successo.

Archiviata l’avventura americana, i club italiani riprendono a dominare, il Milan va in finale di Champions per la terza volta di fila ma viene giustiziato dall’Ajax del futuro rossonero Kluivert, la Samp esce in semifinale di Coppa Coppe ai rigori contro l’Arsenal, mentre ancora una volta la Coppa Uefa regala un derby tutto italiano con Juventus-Parma, autentiche protagoniste di quella stagione. Vincono i gialloblu, alla terza finale europea di fila.

La stagione 1995-96 diventa inaspettatamente uno spartiacque del pallone continentale, il 15 dicembre del ’95 infatti con la sentenza Bosman la Corte di Giustizia delle Comunità Europee stabilisce la libertà dei calciatori professionisti aventi cittadinanza dell’Unione europea di trasferirsi gratuitamente a un altro club alla scadenza del contratto con l’attuale squadra. La decisione stravolge il mondo del calcio poiché una delle conseguenze della sentenza stessa è anche l’abolizione del tetto al numero di calciatori stranieri nel caso specifico in cui questo aspetto discriminasse dei cittadini dell’Unione Europea.

Mentre inizia questa fase di transizione giuridico-sportiva, nel 1996 in Champions League il Milan lascia il passo alla Juve che torna a giocare la massima competizione e vince subito, il Parma esce ai quarti di Coppa Coppe contro il PSG che alzerà in seguito il trofeo, in Coppa Uefa, per la prima volta dopo sette edizioni, nessuna italiana si gioca il titolo, con Milan e Roma che salutano anzitempo ai quarti.

È solo un passaggio a vuoto però, perché l’anno dopo l’Inter va in finale e perde in casa ai rigori contro lo Schalke 04. La Juve difende la sua Champions e cade contro il Borussia Dortmund nell’epilogo di Monaco di Baviera, mentre la Fiorentina va fuori contro il Barcellona di Ronaldo in semifinale di Coppa delle Coppe.

Le italiane continuano a recitare il ruolo di protagoniste ma la supremazia inizia ad essere meno totale, nel 1997-98 però c’è l’ennesimo duello tricolore in finale di Uefa con l’Inter del “Fenomeno” che vince la sua terza coppa in 8 edizioni battendo 3-0 a Parigi la Lazio. La Juve raggiunge nuovamente la finale di Champions, la terza consecutiva, ma scivola contro il Real; in Coppa Coppe invece, l’incredibile favola del Vicenza di Guidolin termina in semifinale a Londra dopo aver fatto tremare realmente l’Ital-Chlesea.

Il 1998-99 è la stagione che conclude questa parabola decennale, è il punto finale. Il Parma vince la Coppa Uefa a Mosca, la Lazio alza il suo primo titolo europeo contro il Maiorca a Birmingham, mentre Juve e Inter vanno a casa entrambe per mano dello United che nel mese di maggio conquisterà uno storico treble.

È la seconda edizione della Champions League con due squadre per ciascuno dei campionati  principali, ma è anche l’ultima edizione della Coppa Coppe. Il calcio europeo cambia formato, e quello italiano perde colpi. La Serie A continua a rimanere il campionato di riferimento, ma la spinta propulsiva cala, in maniera quasi naturale. La Nazionale sfiora il successo a Euro 2000 mentre l’Under 21 porta a casa il titolo di categoria, il quarto in 8 anni che si va aggiungere a quelli del 1992, ‘94 e ‘96, tanto per rimarcare la superiorità del pallone nostrano sotto ogni livello nella decade dei Novanta.

Il calcio prende un’altra strada, tornano a essere protagoniste le due grandi di Spagna, le inglesi si riaffacciano in Europa, il continente vive una fase di grande cambiamento politico ed economico con l’ingresso della moneta unica il primo gennaio del 2002.

Perdiamo lentamente terreno in Europa, solo il Milan all’inizio del nuovo millennio riesce ad avere un minimo di continuità con tre finali di Champions in 5 edizioni. Quella del 2003 contro la Juve, dopo aver eliminato l’Inter nel primo storico Euroderby, sembra un ritorno al passato ma è solo un episodio. Il gioco cambia, i soldi in ballo iniziano ad arrivare da nuovi contesti e da diverse latitudini, il calcio si avvia a essere quello dei top team, della Champions che divora tutto e degli sceicchi.

L’Europa League, la vecchia e ambita Coppa Uefa, solo per i club italiani diventa un peso, in Champions l’Inter nel 2010 compie un exploit incredibile ma rimane un caso isolato fino alla Juve del 2015 che sorprendentemente arriva in fondo prima di crollare davanti al Barcellona.

 

È il calcio di oggi, che ci vede spettatori e quasi mai protagonisti. Con la Nazionale al suo minimo storico dal punto di vista qualitativo, gli stadi vuoti e non solo per il timore della violenza o per le strutture fatiscenti. L’Italia del pallone è relegata dietro ad altri tre paesi, ha perso dal 2010-11 un posto in Champions e non ha più una potenza economica tale da poter competere con i capitali di altri club. Nel frattempo si sta aprendo a nuovi investitori: americani, indonesiani, cinesi, che non sembrano però avere la stessa capacità di Barca o Real per non parlare dei petrodollari degli sceicchi.

Rimane il ricordo, quello sì, di un’era già lontana ma che non può essere sperduta nella memoria. Gli Anni 90 sono stati il punto massimo del nostro movimento, e questi dati finali lo sintetizzano in modo chiaro:

In 11 stagioni, con 33 finali da disputare, le italiane sono presenti in 24 occasioni. Sono 14 i trofei vinti, 4 invece le finali tutte italiane e sempre in Coppa Uefa. Il 1990 è l’anno in cui tutte e tre le competizioni vengono vinte da una squadra italiana, mentre sono quattro le stagioni in cui portiamo almeno un club in finale di ogni coppa (1989, 1990, 1993, 1994).

Le italiane giocano 7 finali di Champions consecutive fra il 1992 ed il 1998, e altrettante di Coppa Uefa fra il 1989 ed il 1995. Per 4 anni di fila riusciamo addirittura a portare sistematicamente una italiana sia in finale di Champions League che in Coppa Uefa (1992-1995) ma soprattutto in 11 anni ben 10 diverse squadre italiane vanno in finale, ed altre 4 raggiungono una semifinale (Bologna, Cagliari, Genoa e Vicenza).

Non bisogna aggiungere altro, è il decennio dell’Italia, la decade dello strapotere del pallone tricolore sui campi di tutta Europa. 

Cose gestite male

Abbiamo perso meritatamente. Usciamo sconfitti dalla finale di supercoppa perché abbiamo gestito male e preparato in modo sbagliato questo appuntamento ed il risultato è la logica conseguenza di alcune scelte palesemente errate.

I sudamericani: Quando ho saputo che noi avremmo tenuto a riposo i 6 reduci dalla Copa America ed il milan avrebbe richiamato invece i suoi tre giocatori ho capito che sarebbe finita male. Il caso, o meglio una sfiga tramutata in fortuna, ha fatto si che Julio Cesar e Zanetti venissero richiamati di corsa per sopperire ad alcuni infortunati e così la rinuncia si è ridotta “solo” a: Cambiasso, Milito, Lucio e Maicon, quattro titolari che avrebbero avuto un peso notevole oggi. Noi li abbiamo tenuti a casa, anzi li abbiamo tenuti freschi per gli altri dato che il 10 agosto, fra 4 giorni, giocheranno con le loro nazionali mentre il milan ha fatto scendere in campo tranquillamente Thiago Silvia, Robinho e Pato. Loro hanno puntato su questo trofeo, noi no, abbiamo fatto delle rinunce e le abbiamo pagate a caro prezzo preservando certi uomini per la stagione, ho la forte sensazione che questa sfida sia stata un po’ sottovalutata e per questo avverto una profondo fastidio che può definirsi tranquillamente incazzatura, regalare partite e coppe al milan non mi piace.

Preparazione: Allegri ieri pomeriggio ha detto in conferenza stampa che questa partita bisognava vincerla con la testa e così è stato. Il milan ha gestito le forze nel primo tempo per concentrare lo sforzo massimo nel momento cruciale della partita, ossia a metà del secondo tempo. Pur sotto di un gol sono riusciti a portare a termine il loro piano di gioco, hanno vinto gestendo le forze senza rischiare nulla soprattutto nella ripresa. L’Inter ha giocato una discreta prima mezz’ora, dopo il gol siamo spariti come gioco, come spirito ed in particolare eravamo a corto di fiato troppo presto. L’impressione è che abbiamo centellinato male le energie che erano comunque troppo poche, meno del milan certamente. Poca corsa, squadra che si è disunita, alla fine non siamo nemmeno riusciti a creare una mezza reazione per pareggiare, qualcosa a livello di preparazione non ha funzionato.

Formazione: Non mi è dispiaciuto l’11 iniziale di Gasperini, più copertura in mezzo al campo era fondamentale ma ciò ha generato pochissima incisività davanti, troppo solo Eto’o che è stato mal supportato. Non siamo mai riusciti a creare pericoli, soprattutto nel secondo tempo, la mossa di Faraoni non l’ho condivisa, così come l’ingresso di Pazzini a meno di 20 minuti dalla fine quando eravamo già sulle gambe e la partita aveva preso una certa direzione. Pensare di vincere un derby con una punizione prima del trentesimo non mi è sembrata una grande idea, anzi un pensiero molto da provinciale.

Sneijder: La telenovela sull’olandese pare essere giunta alla conclusione, andrà al City per 36 mln d’euro. Questa è la notizia rimbalzata poche ore prima della finale, è evidente come questa vicenda sia adoperata per disturbare l’ambiente, ma la dirigenza Inter oltre che smentire sempre molto debolmente la voce potrebbe chiudere veramente ogni discorso azzerando ogni chiacchiera. Questo non succede e non va bene, resta il fatto che oggi Wes ha fatto parecchio, è chiaro quanto sia un giocatore fondamentale per la squadra, io sono convinto che andrà via, ne sono sicuro da tempo e la cose mi addolora. Le grandi squadre non cedono i campioni, li comprano, se vendono qualcuno ne arriva un altro di pari forza, qui il discorso è diverso, mandare via Sneijder per prendere Casemiro, Palacio, Kucka o altra robaccia del genere è brutto segno. Dopo Madrid è andato via un allenatore che faceva la differenza, è stata ceduta una “mela marcia” che però aveva delle doti uniche e non è stato sostituito, vendere Sneijder è pure follia. Stiamo smantellando? Perfetto, è un errore che ci costerà tantissimo perche eravamo arrivati al top e potevamo rimanerci senza cose clamorose, bastava non cedere nessuno e qualche piccolo ritocco, invece no, ci stiamo ridimensionando ma nessuno dai piani altri vuole dirlo, la chiarezza soprattutto verso i tifosi non è mai uno sbaglio.

Milan: Abbiamo perso il terzo derby di fila e come nei due precedenti usciamo sconfitti senza aver giocato. Loro continuano a vincere facendo il minimo sindacale anche perché per battere una squadra che non fa nulla non servono grandissime prestazioni. Lo scorso anno sbagliammo del tutto il derby d’andata, non riuscimmo a tirare in porta mezza volta. Al derby di ritorno abbiamo regalato un gol dopo nemmeno 2 minuti, un’espulsione nella ripresa e la nostra reazione si è concentrata in 3 palle gol nella mezz’ora finale del primo tempo, stop. Oggi abbiamo fatto poco per tanti motivi (tutte cose di cui siamo responsabili, aspetti che ho elencato all’inizio) però è arrivato il momento di invertire rotta, perdere 3 derby praticamente allo stesso modo diventa pesante, io non lo accetto. Sembrano lontanissimi i tempi in cui vincevamo annientando il milan completamente, quando qualcuno diceva giustamente che avremmo potuto vincere anche 7 contro 11. Ormai ci limitiamo a scendere in campo e niente più e la sfida con il milan non può essere affrontata così. Il buon Gasp ha pagato dazio, come era successo a Mourinho, Benitez e Leonardo, anche per il lui il primo derby è stato sinonimo di sconfitta.

Pechino: porta male, due finale giocate lì 2 sconfitte rimediate, lasciamo stare l’oriente che è terra di disfatte.

 

Detto ciò, il pomeriggio di oggi è l’ennesimo punto in comune con l’estate del 2009, sembra che stia andando in onda un remake nella mia vita e onestamente non è proprio il massimo.

Uno scudetto meritato

Il milan ha vinto meritatamente il suo diciottesimo scudetto coronando una stagione che l’ha visto praticamente sempre in testa, con un primato messo in discussione soltanto in un paio di circostanze nelle quali i rossoneri sono stati in grado di vincere e mantenere il comando della classifica. Allegri può quindi affiancarsi a Capello e Zaccheroni, gli altri due in grado di vincere il tricolore al primo tentativo sulla panchina milanista, un dato certamente rilevante che sottolinea i meriti dell’allenatore toscano, brave a gestire la squadra in tutti i sensi. Dopo 4 anni di dominio interista può festeggiare l’altra metà di Milano che attendeva questo momento da ben 7 stagioni, un traguardo che permette al milan di agguantare a 18 titoli i rivali nerazzurri. Se nella prima parte della stagione molte volte la squadra è stata accusata di essere Ibrahimovic-dipendente, negli ultimi mesi ha dimostrato di poter sopperire all’assenza dello svedese che è svanito fra prestazioni incolori e squalifiche per comportamenti discutibili. Il milan ha quindi vinto anche di squadra ma con l’apporto decisivo di alcuni uomini: la corsa di Boateng, la grinta ritrovata di Gattuso, le parate di Abbiati, i guizzi di Pato e le prestazioni di grandissimo livello firmate dalla coppia Nesta-Thiago Silva. Sono mancati Pirlo e Ambrosini per infortunio, ma non va dimenticato Cassano che pur essendo arrivato a gennaio non ha mai saputo essere quel valore aggiunto. Rimane la macchia di una Champions giocata sottotono, 2 vittorie in 8 partite ottenute tra l’altro contro la squadra nettamente più debole fra quelle incontrate. Il milan è uscito giustamente contro un Tottenham che ha avuto la capacità di segnare un gol all’andata e controllare il match di ritorno. I rossoneri non hanno ancora una squadra per competere in Europa ma la forza sufficiente per vincere in Italia, dove abbiamo assistito forse ad uno dei campionati di più basso livello degli ultimi anni. Se il napoli è stato per lunghi tratti l’avversario diretto è facile dedurre che tipo di stagione sia stata. La roma e la juventus non sono pervenute, a febbraio erano fuori dai giochi, l’Inter ha avuto una stagione travagliata per mille motivi, dall’appagamento al non mercato estivo, dall’esonero di Benitez sino ad una semi rimonta che alla fine si è rivelata sterile e non ha permesso nessun sorpasso. Il milan è stato bravo a sfruttare le difficoltà avversarie e a sbagliare poco, non ha avuto una marcia record o una media punti strabiliante ma ad esempio ha vinto i 4 scontri diretti con Inter e napoli, giocando meglio e meritando il risultato finale. Martedì i neo campioni d’Italia scenderanno in campo a Palermo per centrare anche la finale di coppa, l’occasione per una memorabile doppietta, un’accoppiata mai riuscita al milan. Non sarà facile al Barbera, il Palermo vuole fortemente la finale dell’Olimpico che è diventato il vero obiettivo stagionale, un risultato che permetterebbe ai rosanero di entrare in Europa League. La stagione si avvia al termine ed il primo verdetto è già arrivato con due giornate di anticipo, il milan ha vinto lo scudetto, l’attenzione ora si riversa verso la lotta Champions e quella per non retrocedere, il 22 maggio sapremo tutto, prima di tuffarci verso la finale di Wembley e quella di Coppa Italia.

Come ha detto Settore: “Cinque a me, uno a te”. Congratulazioni al milan, da ieri sera lo scudetto conterà più della Champions, è ufficiale.

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(Loro sanno sempre quello che è più giusto fare…)