Quel venerdì pomeriggio di 45 anni fa

Milano. Venerdì 12 dicembre 1969, ore 16:30. Nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana, sotto il tavolo ottagonale del salone, esplode un ordigno di elevata potenza. L’edificio in quel momento è pieno di gente perché il venerdì, oltre l’orario di apertura, si svolge qui una sorta di mercato informale degli agricoltori. Quattordici morti, poi divenuti diciassette, settantotto i feriti all’interno, sette sul marciapiede esterno e due nel ristorante “L’Angelo” dietro la banca.[…]

Quel 12 dicembre ero appena sceso dal tram alla fermata di via Larga, quando sentii un fragore cupo e prolungato venire dalla direzione del Duomo. Dovevo entrare al palazzo di Giustizia dove lavoravo da quattro anni.[…]

Quel giorno, dunque, udito il botto provenire dalla parte di piazza del Duomo  preso dalla curiosità, andai istintivamente a piedi in quella direzione.[…]

Quando arrivai sulla piazza, notai che dalla porta centrale della banca usciva una colonna di fumo e per terra c’erano detriti provenienti dall’interno. Chiesi ai presenti cosa fosse successo. Si pensava che la forte esplosione fosse stata causata dallo scoppio della caldaia centrale.[…]

Mi feci coraggio e decisi anch’io di entrare. Mostrai la tessera di magistrato ai poliziotti che facevano barriera attorno alla banca. Un brigadiere, un po’ seccato, mi fece passare, chiedendomi di uscire subito per non ostacolare i soccorsi e la polizia. Vidi nella semioscurità una scena apocalittica che nessuna mente sarebbe stata capace di immaginare: sangue dappertutto, arti mozzati, un tremendo odore di carne bruciata. La profonda voragine al centro della spazzò via ogni dubbio su quanto fosse successo: a provocare il massacro era stata una bomba potentissima che aveva scavato una fossa profonda. E non era scoppiata per caso. Voleva uccidere, sterminare il maggior numero di persone. Aveva ridotto a pezzi chi era attorno al tavolo in attesa di uscire.

(Ferdinando Imposimato – magistrato)

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Il ritorno di Dan

In qualche modo è giusto così: il primo post del 2011 con il panorama di Manhattan sullo sfondo del blog, è dedicato all’americano più italiano che ci sia, ad un personaggio inconfondibile per stile, voce e simpatia, un’icona inarrivabile, Dan Peterson. La notizia di oggi è a dir poco clamorosa, dopo 23 anni di inattività tornerà ad allenare proprio l’Olimpia Milano, l’ultima squadra di cui fu Coach nel lontano 1987. La società milanese esonera Piero Bucchi e richiama un mito della pallacanestro italiana e non solo, un personaggio che giunto in Italia nel 1973 ha vinto con la Virtus ed ogni trofeo proprio con l’Olimpia Milano. Peterson può vantare un palmares di altissimo livello, soprattutto con le “Scarpette Rosse”, fra il 1982 ed il 1987 ha conquistato 4 scudetti, 2 coppe Italia 1 Coppa Korac ed una Coppa Campioni proprio nel suo ultimo anno da allenatore, stagione in cui riuscì a trionfare con il Grande Slam: campionato, coppa nazionale e Coppa Campioni. Dan Peterson per quelli della mia età, è la voce dei primi incontri di Wrestling su Italia 1, l’interprete della pubblicità del Té Lipton, spot in cui si esibiva in una delle sue classiche espressioni: “Magico Lipton per me, numero 1”. Per me è anche la voce del basket su Tele+, il commento tecnico al fianco di Flavio Tranquillo, una coppia che considero l’emblema degli anni d’oro della Virtus in Europa. Peterson che torna sul parquet dopo tutto questo tempo, proprio sulla sua ultima panchina, dopo 23 anni passati a fare altro, è una notizia che mi ha sorpreso ma anche affascinato per la sua teatralità. È un po’ come se Moratti dopo aver cacciato Benitez avesse richiamato Trapattoni il quale aveva passato gli ultimi 2 decenni a fare il commentatore, o come se Berlusconi richiamasse Sacchi per rilanciare il suo Milan. Questi due parallelismi anche abbastanza azzeccati mi hanno fatto capire ancor di più quanto questa scelta sia “folle”. Coach Dan è troppo simpatico, magnetico e intelligente per non attirare curiosità, un ritorno del genere scatena interesse e dalla prossima giornata di ci sarà un motivo in più per seguire questo campionato.

Bentornato Coach.

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“La tradizione della Virtus è come ogni altra tradizione: c’è voluto tempo, pagato in cose che non sono tangibili. Questa è la storia di quella conquista, e di altre della squadra che è stata il mio primo amore cestistico. E sarà anche l’ultimo, perché la Virtus è una fede”.

(Dan Peterson) 

Chiudete le valigie, si va a Milano!

Si ricomincia nello stesso modo in cui avevamo finito: con una finale ed una coppa da conquistare, dopo tre mesi esatti, tutti di nuovo in campo. Non sarà Madrid, non affronteremo il Bayern e nessuno di noi starà vivendo l’emozione spasmodica di un’attesa che dura da 45 anni. Si gioca a Milano, l’ultima vittoria in Supercoppa risale ad agosto 2008 e di fronte a noi ci sono i Campioni Morali dello scorso anno. Ricominciare dopo una stagione del genere è difficile e piuttosto strano, ognuno di noi avrebbe pagato qualsiasi cifra per fermare l’orologio del tempo, per arrestare le lancette intorno alle 22.45 di sabato 22 maggio, ma non si può, non ci si deve bloccare e non bisogna guardare solo indietro. Ci sono stati i mondiali vissuti un po’ in sordina anche per il disastro azzurro, ma soprattutto per la consapevolezza e la percezione che non ci fosse più nulla in grado di far suscitare certe emozioni vissute poche settimane prima, nessun evento capace di sprigionare una tale adrenalina. Sono passati tre mesi ormai, ma si ricomincia con una finale e un’altra già ci attende fra sette giorni. Partenza col botto ed entusiasmo che non può mancare, così come la mia presenza domani sera sulle tribune di San Siro. Io e Gabriele siamo in partenza, domattina viaggeremo alla volta di Milano per questa trasferta insolita considerando anche l’interminabile tragitto che ci attende, ma non potevamo essere assenti. Ho fiducia in questa squadra, la ritengo ancora la candidata numero uno in Italia e in grado di regalare altre grandi soddisfazioni: domani sera, Montecarlo venerdì, Abu Dhabi a dicembre… paradossalmente, il meglio deve ancora venire, ma intanto chiudete le valigie, si va a Milano!

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