Un po’ di sana promozione

Ma io lo so che volete sapere un po’ di più del viaggio in Egitto del Papa, lo so bene su. Così come vorreste capire perché i lacci delle scarpe nuove comprate da Aldo a fine marzo stanno sempre un po’ su. O magari penserete che uso sempre gli stessi pantaloni neri e invece sono due, uno di H&M e gli altri comprati a Torre Gaia da Amabel quando si chiamava ancora così. Oppure potreste dire se è giusto usare la camicia bacchettata (con le righine) in tv (no, non si dovrebbe fare), o asserire che mi sono tagliato i capelli fra i due episodi, e infine che ero un po’ “attappato”, sì ho il raffreddore ma qui d’altra parte sembra Natale.

Tutto questo, nel meraviglioso episodio di Pagine Vaticane che trovate qui sotto. E che dovete vedere per capire quanto scritto sopra.

Vai.

Tre notizie

Non ho vissuto la stessa delusione che provai nell’estate del 1997 quando Atene venne preferita a Roma per ospitare le Olimpiadi del 2004, ma se devo essere onesto, ieri pomeriggio, quando ho appreso la notizia del No di Monti ci sono rimasto comunque molto male. Roma perde così una grandissima occasione, il governo ha deciso di non approvare la candidatura della Capitale facendo svanire l’ennesimo grande appuntamento in Italia. Cerco di capire le motivazioni del capo del governo ma so anche che questo treno non passerà più, almeno fino all’edizione del 2028, non proprio domani. Peccato veramente, è un periodo difficilissimo per l’Italia, 5 miliardi di euro di spesa pubblica non sarebbero stati pochi ma credo che i giochi olimpici avrebbero potuto dare finalmente a Roma quella chance per mettersi davvero al livello delle altri grandi capitali europee. Perdere una rassegna del genere è triste, eravamo in pole position davanti a Tokyo, potevamo vivere un sogno, una città moderna con grandi miglioramenti per infrastrutture e spazi, un’idea magica che si sarebbe potuta realizzare grazie ad un evento unico, ma Monti ha detto no. Berlusconi, conoscendo il personaggio e i suoi modi, avrebbe firmato i documenti con l’uniposca color oro. Sicuro.

La Cassazione ha deciso che Luigi Spaccarotella dovrà scontare 9 anni e 4 mesi di galera per l’omicidio volontario di Gabriele Sandri. Non so se si possa dire che giustizia è fatta, di fondo nessuna sentenza potrà far tornare in vita un ragazzo morto mentre dormiva in macchina a causa di uno sceriffo sgangherato che per qualche secondo si è voluto tramutare in un cow boy del Far West. Non parlo da tifoso o da assetato di giustizialismi vari, continuo a considerare questo tragico evento come qualcosa di veramente assurdo, folle come il gesto dell’agente che ieri recriminava perché a suo modo di vedere il processo è stato fatto dai mass media e non in aula. Secondo Spaccarotella la sentenza era già scritta. Non condivido questo sfogo insensato, deve pagare perché ha ammazzato una persona, c’è poco da commentare, chi vuole strumentalizzare il fatto lo faccia pure, lui ha sbagliato è giusto che se ne vada in galera. Punto.

Ho seguito la prima serata del festival di Sanremo ad intermittenza. Mi è piaciuto il pezzo di Luca e Paolo, sempre bravi e simpatici anche se per me hanno esagerato con le parolacce. Alle 20.50, all’apertura di Sanremo, secondo me sono andati un po’ oltre. Nella serata dei colpi scena penso che Belen abbia dato un’altra lezione alla Canalis, esteticamente ma non solo, mentre Papaleo si è guadagnato meritatamente il suo spazio e qualche risata convinta. Lo show tanto annunciato di Celentano non l’ho potuto seguire tutto, con grande rispetto ritengo che sia stata esagerata la pubblicità ed il tira e molla sulla sua presenza ed il conseguente compenso. L’attacco a Famiglia Cristiana e Avvenire l’ho visto come uno sfogo, come un volersi togliere dei sassolini della scarpa, per me ha utilizzato il suo spazio per se stesso. Attendiamo la seconda serata, con la speranza di scoprire la bellona dell’est malaticcia e con l’augurio che non ci siano altri guasti tecnici al televoto.

Sfogliando il giornale

Sfogliando l’edizione domenicale de Il Messaggero sono stato colpito da un paio di notizie legate alla città, una in particolare relativa alla viabilità e l’altra al mondo dell’università. In prima pagina c’era infatti un articolo sulla nuova metropolitana, la B1 che congiungerà P.za Bologna alla Conca d’ora ed un altro sui fondi destinati alle università italiane. Per Roma la terza linea metro è qualcosa di epocale: un nuovo passaggio sotterraneo di 5 km che collegherà la zona della Nomentana con una punto piuttosto centrale della città. A marzo partiranno i collaudi dei treni che trasporteranno migliaia di cittadini quotidianamente e subito dopo la linea sarà attiva, con la speranza di poter decongestionare il traffico su strada e il caos che regna sovrano durante le ore di punta. Per quanto riguarda l’altra linea in costruzione, ossia la C, c’è ancora bisogna di tempo e a breve saranno aperti i cantieri fra San Giovanni e Colosseo. Quest’altro tratto assume un’importanza se vogliamo ancora più decisiva poiché collegherebbe la periferia, anche quella più lontana, con i punti nevralgici di Roma sostituendo il già dismesso trenino Pantano-Termini Laziali. Dopo anni di lavori, scavi, cantieri e rallentamenti pare che qualcosa stia finalmente venendo a galla e sarebbe fondamentale per una città che ambisce ad essere una capitale europea ma che è tuttora una metropoli arretrata e incapace di assicurare una qualità decente nei trasporti, sia ai i cittadini sia ai milioni di turisti che giungono ogni anno. Andando avanti nella mia lettura mattutina mi sono imbattuto in un altro interessante articolo ad opera di Alessandra Migliozzi a pagina 19, sui fondi del 2011 destinati alle varie università in base ai loro meriti riguardo la ricerca e la didattica. Nella classifica nessun ateneo del centro-sud si attesta fra le prime 10 posizioni: all’undicesimo posto c’è Tor Vergata, staccatissima La Sapienza (34esima) e ancor più lontana Roma Tre (50esima). Considerando la situazione che vivo da anni ormai a Tor Vergata sono basito da tutto ciò. La domanda che mi sono immediatamente posto è stata la seguente: ”Se noi siamo undicesimi e viviamo una condizione drammatica, un declino evidente negli ultimi 4 anni, ma dalle altre parti come sono messi?”. Non ho una risposta al mio quesito e non potrò averla calcolando che non posso avere un punto di osservazione corretto per le altre realtà, di certo stiamo tutt’altro che bene. La più grande speranza dopo questa amara conclusione è che questi fondi (sempre meno consistenti e sempre più in ritardo) possano essere impiegati nel modo migliore e per il bene dei ragazzi che studiano in queste facoltà.