Anche a te, fidati

Sono contento di stare dall’altra parte della barricata, in quel lato in cui siamo pochi, così oltretutto stiamo anche più larghi. Sì, in quel settore dove ci siamo noi che in fondo, alle critiche, ai giudizi e alle opinioni altrui ci facciamo caso, fino a un certo punto, come è giusto che sia e poi stop. Il resto scivola via. Invece di là, dove siete la maggioranza e vi fate anche un po’ compagnia (chissà che sballo immagino) avete tutti sto senso di ansia e di preoccupazione. Di piacere, di ottenere conferme ripetute, di avere seguito e di sentirvi spalleggiati, fra “I like” e stelline, i voti del giorno di oggi, i feedback esistenziali che per qualcuno cambiano il corso della giornata e l’umore talvolta. Voi che state lì in questo oceano di insicurezze colmate da finti apprezzamenti.

Tutte foto, frasi, tutto questo ostentare per racimolare qualche ideale pacca sulla spalla, per sentirsi accettati. Voi che state lì, non mi siete simpaticissimi. Ovvio.

Sì, perché non mi piace chi vive per il commento, chi campa in attesa della benedizione degli altri, per mettere tutti d’accordo, per piacere necessariamente, quelli che poi alla prima opinione storta, nemmeno giudizio, si sentono feriti nell’animo, non apprezzati, attaccati, delusi. Be, regolatevi, prendete la manopola e abbassate il volume, veramente. Non siate schiavi di questo, ve lo suggerisco in modo quasi paternale.

Sarà che a me non me ne può fregare di meno, sarà che parte del mio lavoro è dare anche giudizi ed esprimere opinioni, sarà che invece l’altra parte del mio lavoro è incassare giudizi, e se vivessi ogni parola come una condanna o con una profondità un tantino esagerata, non potrei sopravvivere o non potrei proprio fare questo lavoro. Credo anzi che metterci la faccia, nel caso specifico non solo a livello ideale ma anche pratico, ossia piazzare il proprio volto davanti una telecamera, aiuti in questo passaggio. Non puoi piacere a tutti, non puoi pensare di essere gradito a tutti. È impossibile, per cui è bene toglierselo dalla testa, e tirare avanti, determinati nel fare il proprio meglio e non cercando il consenso totale, il plebiscito.

L’ho imparato con il tempo, le critiche fanno parte della vita, ancora di più in certi settori, sono regole del gioco. Meno male che con i giudizi ho sempre avuto un rapporto cordiale, incasso, interpreto e smaltisco, dando sempre il giusto peso, l’unica strada in fondo percorribile.

Se volete, posso darvi qualche lezione, veramente. Sacrifico il mio tempo per venirvi in soccorso, sì perché non potete vivere così. Lo so che non la vivete bene questa dimensione di tutto in vetrina, aspettando la notificuccia sui social. No perché poi siete diventati quelli a cui non si può dire nulla, o cose belle e rinfrancanti oppure niente. Allora facciamo niente, non so recitare parti che non mi appartengono, quindi non mi esprimo più e vi lascio sbrodolare fra di voi.

Magari un “I like” tira l’altro, siete felici e tutto va bene. Ah un po’ di coerenza, un po’ di maturità, un po’ di obiettività, un po’ di capacità di sapersi prendere in giro, vi suggerisco questi passi iniziali subito. Per iniziare.

Ecco, un po’ di questa roba qui vi farebbe bene, così come sapere accettare i punti di vista altrui.

Vi servirebbe.

Anche a te, fidati.