Non è un post facile quello che sto scrivendo, ma sento una necessità quasi feroce di buttare fuori una serie di pensieri. Per una volta, non pubblicherò qualcosa per fare felice anche qualcun altro, ma solo per esprimere veramente quello che penso, quello sento. Apro i rubinetti e quel che esce andrà bene sicuro, se qualcuno storcerà il naso, non me ne frega niente.
Giorni fa, la persona che dovrebbe conoscermi meglio al mondo, ovvero mia madre, mi ha detto che ho gli occhi cattivi, equivocando completamente uno sguardo che è tanto spento quanto vuoto e che non nasconde nulla di maligno.
È bene che la maschera di giullare di corte e di amicone, in particolare delle donne, cada, perché mi sta stretta e non è la mia, al massimo, sono il primo dei disillusi ed il capofila delle teste di cazzo, che è ben diverso.
La verità è che ho tirato su il coperchio di una pentola di cui ignoravo l’esistenza, e dentro questa ultima, ho trovato una serie di problemi ammassati, in trepidante attesa. Questi problemi non sono destinati a risolversi, bensì a rimanere tali, e questa è la prospettiva che mi inquieta maggiormente. L’altro ieri, dopo aver quasi ultimato la tesi, ho pensato una cosa fuori dal mondo:”Non ho più voglia di laurearmi”.
Se sono stato in grado di dire una cosa del genere, sto evidentemente alla deriva, sono da buttare.
Se l’unica cosa che mi stimolava non mi accende più, è la fine, sono mesi che parlo solo di quello, sto molto avanti con la stesura e se faccio un pensiero tale, qualcosa non quadra più, è chiaro.
Sono sfiduciato, non tanto verso me stesso, un po’ di convinzione la serbo ancora, ma nei confronti di ciò che mi circonda, cioè non ho il coraggio di dire che dopo le nubi c’è il sole. Sono stanco, sono annoiato, in alcuni momenti quasi schiacciato. Ho finito le energie, il famoso fomento che mi ha accompagnato e salvato per buona parte dell’anno, si è definitivamente esaurito. I binari che mi guidano da sempre, stanno diventando troppo stretti, non sono più binari, ma catene pesantissime legate alle caviglie. Forse starò iniziando a cercare il mio posto nel mondo, ed in realtà, la cosa più preoccupante, è che non so nemmeno da dove iniziare.
È stata finora un’estate inedita, lunga e difficile, il 2 settembre porterò quanto ho fatto fino adesso al “Presidente”, e lui mi dirà se ho buttato due mesi, oppure se il lavoro è già abbastanza soddisfacente.
Ogni tanto, bisogna capire che in certi momenti, è opportuno farsi da parte, aspettare tempi migliori e basta. Quelle persone che non fanno proprio “il tifo” per me, saranno ben felici di leggere tutto questo, magari se lo aspettavano, se lo auguravano, quindi eccovi servite. Il superbo e baldanzoso Matteo Ciofi, all’improvviso messo a nudo, finalmente vulnerabile.
Contenti? Spero di sì.
Ho scritto tanto ultimamente, forse pure troppo, ma aggiornare il blog fra una pagina di tesi e l’altra è stato piuttosto rilassante, adesso però, stop, continuerò a scrivere per me semmai, da queste parti tornerò fra un po’.
Cheers.
Bound with all the weight of all the words he tried to say
Chained to all the places that he never wished to stay