Università: anno IV

La pistola dello starter, è pronta per sparare il colpo. Domani si apre il quarto anno accademico, ed il primo teatro sarà la T23A, aula in cui seguirò le mie prime ore di lezione della magistrale. Si apre quindi un nuovo ciclo, chiusa la triennale, altri due anni per concludere il discorso. A dire il vero, io ed Antonio, saremo per i primi tre mesi dei personaggi abusivi, non avendo discusso la tesi e soprattutto non avendo sostenuto il fantomatico colloquio per l’accesso alla magistrale, che si terrà a gennaio. Proprio io ed il Drastico, siamo gli unici che si imbarcheranno in questo nuovo percorso, inevitabilmente “La Cerchia” si allenterà, alcuni sono rimasti indietro, altri non hanno corsi da seguire, qualcun altro partirà. Sarà un quarto anno che nasconderà mille insidie, il piano di studi rigido e obbligatorio, lascia poco spazio ad impicci e mosse furbe, ci saranno un paio di mostri sacri da abbattere e la riforma sulle sessioni d’esame, inciderà sul nostro rendimento. Nel frattempo, in questo primo semestre, avrò una tesi da riscrivere, ed è molto probabile che i prossimi 80 giorni si trasformino in un assedio senza pause, visto il mezzo miracolo che dovrò compiere. Onestamente, questo quarto anno e la conseguente quarta serie, non li vedo benissimo, lo dico da tempo e i risultati parziali mi stanno dando più che ragione. Ho sensazioni opposte rispetto allo scorso anno, in primis, non troppo entusiasmo per tanti motivi. Non so quanti brividi regalerà questa nuova edizione, io temo pochi, se qualcuno riuscirà a smentirmi, ne sarò ben felice. Comunque sia, buon anno accademico a tutti veramente, in particolare, ai miei amici più cari.

Some might say, we will find a brighter day

(è la stessa frase dello scorso anno, per scaramanzia, voglio riproporla)

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Frase del giorno

Antonio:”Calcola che da domani Mattè, per te saranno subito brividi, non puoi stare tranquillo, adesso hai sistemato una cosa, ma stai sicuro che tanto qualche altra cosa ti ricapita, è matematico…”

 

Zeno ed Emilio

Ciò che ci lega ai nostri amici, spesso, è qualcosa di insolito e strano. Oltre all’affetto e alla stima, si possono rintracciare altri aspetti, magari più nascosti, ma pur sempre forti. Nel mio caso, sono legato a Gabriele da tante ragioni, fra cui una assurda: anche lui, come me, è fondamentalmente un  personaggio sveviano. Se io sono Emilio Brentani in Senilità, lui è Zeno Cosini, il protagonista del romanzo in cui viene analizzata la coscienza di quest’ultimo. Perché siamo così? Per quanto mi riguarda, come Brentani vivo una senilità interiore e non anagrafica, e sono costretto dal destino ad accettare un ruolo inferiore a quello desiderato. Come lui, l’indolenza, da definire come inettitudine, mi colloca continuamente dalla parte degli sconfitti. A differenza di Emilio, però, io sono almeno conscio dei miei limiti, mentre il personaggio del romanzo, non si rende conto di questo, e li ignora ripetutamente. Di fondo, la mia inettitudine, si concentra su un aspetto che mi spinge a raccontare delle bugie a me stesso anche piuttosto credibili, menzogne che mi danno continuamente tempo per tergiversare. Gabriele invece, è dannatamente Zeno, “cervellotico e riflessivo, uomo occhialuto”. Il problema grande di Zeno, è che si sente “malato” o “inetto” e continua a cercare la guarigione attraverso molteplici tentativi, a volte assurdi o controproducenti. Su quest’ultimo lato, è curioso soffermarsi, perché le azioni autodistruttive sono anche simpaticamente paradossali. La nostra sfortuna è che siamo nati a fine novecento, se fossimo vissuti a fine ottocento, Hector Schmitz, ci avrebbe sicuramente analizzato attentamente, per essere scritturati in qualche sua opera. Siamo legati da questo parallelo letterario, e forse è una delle ragioni per cui ci riusciamo a capire, perché nell’altro è facile rispecchiarsi, e poi, come dico sempre: gli schierati con gli schierati; i belli con i belli; i matti con i matti.

P.S. Domani vado dal “Presidente” a comunicare la mia scelta sulla tesi, mi attenderà un ambiente infernale. Sarà come giocare una semifinale di ritorno, nella bolgia di Celtic Park.

“Io credo che da molti come da me vi sieno dei periodi di tempo in cui certe idee occupino e ingrombrino tutto il cervello chiudendolo a tutte le altre”.

(La coscienza di Zeno)

 

Luca Badoer sul G.R.A.

Considerando la gita a Verona sempre più vicina, da giovedì sera, mi sono trasformato in collaudatore, una specie di Luca Badoer, perché sono proprio io il designato a pilotare la truppa nella città scaligera. Abbiamo deciso di partire in macchina per tanti buoni motivi, e quindi farò l’autista per un viaggio non certamente brevissimo e soprattutto ravvicinato. Andremo con la 307 di mio padre che è almeno due volte più grande e più lunga della mia, ed inevitabilmente molto diversa da guidare. Per queste ragioni, negli ultimi giorni, l’ho presa con maggiore frequenza e l’ho provata un po’, soprattutto su delle strade molti simili a quelli che dovrò percorrere domenica prossima. Giovedì sera 70 km di Raccordo, sabato mattina 30 in mezzo al traffico ed oggi pomeriggio un altro test abbastanza valido. 78 km in 48 minuti, tutto il Grande Raccordo Anulare senza superare mai i 125 km/h, un giretto piacevole ma ancor di più utile. Ci sono due cose a cui devo abituarmi: le misure in primo luogo, e la frizione completamente diversa da quella della mia auto. Quest’ultimo discorso, viene però inevitabilmente minimizzato dal fatto che sarà un viaggio vero e proprio in autostrada, dove si può andare bene, e non in mezzo al traffico, in cui sei sottoposto a sollecitare il pedale sinistro in continuazione. Positivo quindi il mio terzo test qui a Fiorano, buone risposte dalla macchina tanto quanto dal pilota. Da segnalare nella mia prova quotidiana, l’estensione vocale che ho raggiunto nel ritornello di Don’t look back in anger ed in Some might say all’altezza dell’uscita sulla Salaria, un’esibizione da applausi, oggi ero ispirato sia al volante che al microfono.  

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Giusto così

Una scelta ponderata, forse rischiosa, ma anche di cuore. Per la prima volta, molto probabilmente, ho preso una decisione così importante affidandomi al cuore, e meno alla mia parte razionale. Un cambio repentino, ma inevitabile per come si stavano svolgendo le cose, senza certi presupposti non si poteva più continuare e quindi era opportuno tagliare corto. Diverse persone, in questi giorni, mi hanno detto che forse era destino che andasse così, e allora affidiamoci ad un Fato che ultimamente, troppe volte mi ha voltato le spalle. Mercoledì prossimo sistemerò del tutto la questione ed inizierò a gettarmi con tutto me stesso in questa nuova cavalcata. Sarà una corsa contro il tempo tiranno che mi spingerà a dare ogni cosa tutti i giorni, ma il traguardo già è stato posticipato una volta, e direi che può bastare così. Probabilmente ho scoperto un animo più storico che linguistico anche se la storia contemporanea aveva caratterizzato questo mio terzo anno, soprattutto il secondo semestre. Mi metto nelle mani di una persona di cui mi fido ciecamente, mi sono rivolto a colui che già a maggio mi risolse una situazione intricata e per questo gli sono ancora grato. Dall’altro ieri, mi sono sentito in un’insolita posizione, come un presidente, costretto a cambiare il proprio allenatore dopo un inizio di campionato disastroso, con la squadra senza fiducia, senza stimoli ed il morale sotto terra. Per questo, ho deciso di cambiare e chiamare l’unico allenatore in circolazione che potesse dare la scossa, rianimare dei giocatori spenti, in poche parole fomentare nuovamente l’ambiente. Queste sono le ragioni che mi hanno portato a contattare Mr.Romano. Onestamente, ho fatto pure un altro paragone a David, in cui al posto dei professori, mettevo delle ragazze e i rapporti sentimentali con tanto di nomi reali, ma forse, la metafora sportiva è più calzante. Comincia quindi una nuova sfida, servirà una vera e propria impresa, devo solo trovare l’entusiasmo che qualcuno mi stava togliendo, se reperirò in brevissimo tempo il giusto fomento, non mi pongo nessun limite. Ci sarà da sudare, ma l’ho fatto ininterrottamente negli ultimi due mesi, quindi la prospettiva non mi spaventa, io sono pronto. Come dice qualcuno, alla fine, è giusto che gli schierati finiscano insieme; la quarta serie si apre con un grande brivido del 2009, certamente uno dei più inaspettati, per il superbrivido del 2010 c’è tempo, a Fiuggi lo sanno, ed  in questo momento, staranno sorridendo.

Io credo in Mr.Romano, e credo che andremo avanti.

 

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(A proposito di schierati, una foto con una che si schiera decisamente, la dedico a David, lui sa il motivo)