I Negrita in una loro celebre canzone affermavano che il ritorno porta addosso mal di testa e mal d’anima, dopo 14 giorni passati dall’altra parte del mondo non posso fare altro che condividere questi versi del gruppo italiano. Sono tornato a Roma e come all’andata il viaggio è stato ottimo, fortunatamente stavolta la valigia si è presentata all’appuntamento con il sottoscritto al ritiro bagagli rendendo il mio arrivo in Italia ancor più sereno. Un grande viaggio è sempre difficile da raccontare, l’ho scritto nell’ultimo post ed è un’idea che si è rafforzata in questi giorni quando alle domande che ho ricevuto sulla mia esperienza, ho sempre avuto l’impressione di non essere riuscito a trasmettere quello che volevo rispondendo. Un brivido come questo è ricco di spunti, di racconti ed aneddoti, sono riuscito a scrivere 4 volte dalla lontana Cina e in qualche modo ho raccontato nel frattempo cosa stavo facendo. È pur vero però che ci sono poi tanti momenti, tante battute e molti sorrisi che non si possono riportare, soprattutto se vengono estrapolati dal loro contesto ed incollati su un foglio word. Le due settimane di Pechino hanno regalato a me e anche a Gabriele un infinito divertimento grazie anche a personaggi come Marc il Filippino che dice di fare il miglior Mojito di Pechino, a Darren che pesa 130 kg e mangia solo pasta e pizza ma poi beve la Coca-Cola Light, a Christina l’uzbeka che ha mangiato una volta a pranzo ma non abbiamo ancora capito cosa. Impossibile dimenticare Fukushima e Alessandro Haber oppure i racconti su Pier che si è scoperto gay dopo essere ingrassato 10 kg. Rimarrà dentro di noi il momento di maggior fomento, ossia il martedì della muraglia e della cena al ristorante cinese, così come le trattative estenuanti al mercato della seta. Sono state le due settimane di personaggi come Simone (new entry vittoriosa) del Catto e di Fermata, di Effetto Serra e del suo discutibile partner, della Matricola, di Davide, Giacomo, Francesca e del Patata, così come del duello folle fra Gasperinho e Luis Enrique, i nostri due allenatori sprofondati in psicodrammi sportivi. C’è stato spazio per le partite di GoalUnited e le fantasie sul fisioterapista Merico Capannolo, ma anche per la donna delle pulizie che continuava a chiedere a Gabriele se io parlavo cinese e che lavoro facessi. C’è stata la prima settimana caratterizzata dal magnetico Antonio Coppola, idolo delle folla e beniamino assoluto per Gabriele così come Ciro Pomodoro e il suo essere indiano. Non dimenticheremo mai le chiacchierate notturne fino all’alba, l’opener tanto caro al mio amico, l’Inter-Roma visto insieme alle 2.45, l’aperitivo con salame, patatine e Caffè Borghetti fatto alle 19 prima di uscire nuovamente il Martedì del Grande Entusiasmo. Non potrò scordare le mie spese al Carrefour, il profumo di arrosticini di pecora lungo le strade, la partita a basket alle 4 del pomeriggio, l’amore-odio di Gabriele verso il profumo che emanava il mio deodorante che gli faceva ricordare qualcuno. Terrò a mente i molteplici incidenti evitati con il taxi, l’acquazzone preso sul motorino e il raffreddore che mi è venuto e poi passato miracolosamente in due giorni, o Gabriele che si scorda i soldi a casa e non può pagare il tassinaro al quale ordina di riportarci indietro. È stato il viaggio in cui la colonna sonora se la sono divisa “Danza Kuduro” e “La gente vuole il goal” di Elio e le storie tese, il viaggio in cui ho visto la splendida casa di Piero e Carlotta e per un attimo mi sono sentito a New York da Tania e Pierluigi. Un viaggio sono i monumenti, i volti diversi delle persone, l’aria differente e le esperienze uniche che vivi, ma un viaggio è fatto anche di questi momenti, di nomi, parole, sogni e discorsi, un viaggio è un grande viaggio se c’è tutto questo.