La mazzata

Una mazzata, anzi una delusione terrificante. Aspettavo questa partita da settimane, consapevole che ce la saremmo giocata a viso aperto provando a dimostrare la nostra forza, invece per l’ennesima volta ci siamo sciolti e nascosti di fronte all’ostacolo. Certamente l’espulsione di Materazzi ha influito e cambiato la partita, ma nei primi trenta minuti in parità numerica non abbiamo fatto veramente nulla mostrando una mancanza di aggressività e brillantezza allarmante. Materazzi gioca la Champions ormai da sei anni, ha una certa esperienza europea e non può commettere ancora delle ingenuità tali, i due falli non erano da ammonizione, ma le proteste nel secondo episodio erano evitabili. L’amarezza più grande resta il fatto di aver subito due gol negli ultimi cinque minuti quando eravamo riusciti quasi a portarci a casa un prezioso 0-0, la beffa finale è pesante e a mio parere anche ingiusta. Al ritorno servirà una vera impresa, mancheranno i due centrali titolari oltre a Samuel, Cordoba ieri il miglior in campo si è fatto male ed è uscito in barella, a Milano i ragazzi dovranno giocare la partita della vita e mi auguro che per una volta possa capitare anche a noi. Ieri sera nel dopo partita mi aggrappavo tristemente a qualche precedente: l’ultimo con il Liverpool nel 65 fu praticamente uguale, disfatta ad Anfield ed impresa a San Siro che ci spianò la strada per la vittoria finale. Nel 91 con l’Aston Villa crollammo 2-0 in Inghilterra e poi riuscimmo nell’impresa al ritorno vincendo la coppa; così come negli ottavi del 98 quando ribaltammo in casa il 2-0 rimediato a Strasburgo e poi anche in questa circostanza alzammo il trofeo. Qualche precedente c’è, ma non sono molto fiducioso, la verità è che anche stavolta il campionato passerà in secondo piano e a nessuno importerà più nulla fino all’undici marzo quando ci sarà il ritorno. L’eliminazione dell’anno passato a Valencia l’ ho vissuta meglio, oggi sto a pezzi e so che mi ci vorrà parecchio tempo per riprendermi da questa botta. Ci credevo anche perchè continuo a reputare questa squadra superiore a tutti e quindi candidata numero uno alla vittoria finale, ma probabilmente per il quarantatreesimo anno consecutivo, anche stavolta, abbandoneremo i sogni di gloria anzitempo.   

Delegittimati

Un’altra domenica di errori arbitrali ha rialzato un’infinità di polemiche su questo campionato e sul primato dell’Inter, favorita anche a Catania nell’azione del gol di Cambiasso; da tifoso provo fastidio perché c’è una corrente di pensiero che sta in qualche modo provando a delegittimare la nostra marcia, e questo lo trovo profondamente ingiusto. Nelle ultime giornate siamo stati agevolati e questo è palese, ma rimango dell’idea che i rigori contro Torino, Lazio e Parma  fossero tutti sacrosanti, mentre a Siena non era da assegnare il penalty su Cruz così come quello contro l’Empoli per il presunto fallo di mano. Ad Udine siamo stati penalizzati fortemente e non abbiamo vinto, abbiamo giocato tre partite con un uomo in meno e nessuno se ne è accorto, non perdiamo in trasferta da 32 partite, in Europa non ci sono squadre che hanno una media punti a partita come la nostra ma questi dati non bastano più a nessuno, stiamo rubando, anzi come titola il Corriere dello Sport questo campionato fa ridere. Non capisco perchè quando in mezzo a certe polemiche finisce l’Inter succede la fine del mondo, nel 2002-2003 il Milan ebbe 12 rigori a favore e solo uno contro ma non ricordo tale caos, forse solo perchè la squadra di Ancelotti non era in testa. L’anno scorso hanno minimizzato il nostro scudetto perchè alcune squadre erano giustamente penalizzate o in serie B, questa volta hanno cominciato a buttare ombre sul campionato praticamente da subito. Alcune cose però continuo a non comprenderle del tutto, perché ad Ibrahimovic è puntualmente vietato saltare in contrasto aereo con l’avversario, mentre a Totti è permesso rifilare quattro pugni a Manninger ed essere solo ammonito, quando avrebbe meritato 2 giornate minimo  e saltato così la sfida con la Juve ? Credo che l’intento di destabilizzare il nostro ambiente sia evidente e ciò che è chiaro è che il mondo Inter stia reagendo male abboccando alle varie provocazioni, non dobbiamo cadere in queste trappole perché abbiamo tutto da perdere, ci sono persone che non aspettano altro che vederci fuori dall’Europa per rinfacciarci poi il nostro relativo dominio italiano e la mancanza di una dimensione internazionale. La realtà secondo me è che stiamo giocando una grande stagione finora, tra continui infortuni e qualche squalifica di troppo, siamo in testa meritatamente in Italia, abbiamo giocato un ottimo girone di Champions e ci siamo qualificati per il quinto anno consecutivo per le semifinali di coppa Italia, di più non potevamo fare. L’ultima considerazione la voglio fare sul titolo d’apertura de “Il Romanista” di ieri, quando a caratteri cubitali è stato titolato “No siete peggio della Juve”. Questo titolo mi indigna moltissimo perchè essere paragonato a chi è stato retrocesso per aver rubato è inaccettabile, i nostri dirigenti non possono essere messi sullo stesso piano di una banda di truffatori, questo è assolutamente inammissibile, ma certa stampa ormai mi fa sorgere sempre di più il dubbio se in alcuni redazioni ci siano giornalisti o giornalai.

Mario come Oba

La macchina del tempo ieri sera mi ha portato al 19.3.2003 quando nell’ultima partita del secondo girone di Champions, l’Inter affrontò a Leverkusen il Bayer per la qualificazione, e senza Vieri, Crespo, Recoba, Batistuta e Kallon scoprì un funambolico diciottenne di nome Martins che segno al 36’ spianandoci la strada verso i quarti. Ieri era semplicemente Coppa Italia, davanti c’era la juve ma dovevamo vincere uguale e abbiamo scoperto un altro negretto straordinario: Mario Balotelli. Cosa c’è di più interista e quindi soavemente folle andare a Torino sfavoriti, senza mezza squadra e passare in rimonta con due gol firmati dal ragazzo in questione?. Il parallelo con Oba mi è venuto in mente subito ed anche stavolta abbiamo assaporato l’emozione di ritrovarci in casa un semi sconosciuto in grado di farci sognare per una sera. Parlando della partita posso dire che alla fine la qualificazione è meritata, i neopromossi pensavano di averla chiusa dopo trentuno minuti con Iaquinta, che detesto sempre di più, ed invece al primo verdetto dell’anno li abbiamo mandati a casa con immensa soddisfazione. La realtà è che potevamo chiudere il discorso all’andata, ma un paio di assurde scelte del mister hanno vanificato la mezza impresa dei ragazzi in dieci praticamente dall’inizio. Non pensavo onestamente che avremmo raggiunto la semifinale perchè temevo la grinta dei ladroni e la poca voglia dei nostri, invece ci siamo riusciti. Ora l’appuntamento è per il sabato di Pasqua quando arriveranno a Milano e cercheranno di toglierci punti scudetto, ma d’altra parte questo è l’unico obbiettivo che gli è rimasto. Chiudo dicendo vai Inter e grazie SuperMario, prima però voglio mandare un saluto speciale ai 26.000 dell’Olimpico di Torino che aspettavano questa partita come fosse la finale del Mondiale per Club ma alla fine…sono tornati TUTTI A CASA IN SILENZIO.

Derby!

E’ la partita più importante, una sensazione da vivere nell’interminabile istante di novanta minuti. L’ineffabile, un qualcosa a cui le semplici parole non riescono a rendere omaggio. Gettiamoci in quello che in assoluto è l’emozione più profonda in un’intera stagione, il derby, la padronanza di una città che deve restare in tutti i sensi nerazzurra. In campo, sugli spalti e per le vie di casa nostra, ora si decide il domani. Gettiamoci con tutta le sete di rivincita che abbiamo in cuore e corpo e facciamo si che i lustri sorridano al nostro destino. Perché così deve essere!, E così sarà! Che il fato baci i nostri volti rivolti verso il cielo. Il campionato ci vede al momento in testa con un buon margine sulla inseguitrici, ma oggi non conta, è derby. I nostri avversari si sono appena laureati campioni del mondo per club, cos’altro aggiungere, questo solamente vale da stimolo più di mille parole di circostanza. Per non rimanere eterni incompiuti, per far sì che la storia parli di un’Inter trionfante e di una squadra superba. Perché questi ragazzi lotteranno, perché l’Inter finché tiene levato il suo vessillo nerazzurro combatte. Perché siamo tanti, una vita differente in molte sfaccettature, ma un unico e comune destino, un oceano di guerrieri alla volta dell’ideale terra primordiale; che il Graal rimanga in mano nostra e Montsalvat terra d’immortalità e al tempo stesso nebulosa dimora sovra terrena, ci apra le sue porte. E’ ora che l’età oscura lasci il passo agli allori. E’ tempo di vincere ancora. Troppe volte cara Inter è capitato un mancamento nell’ora decisiva. Non basta dare tutto, serve qualcosa di più. L’esito viene sancito solo al triplice fischio. Per il resto, prima e durante sarà battaglia. Aspra, leale e corretta, ma senza esclusione di colpi. Non ci si faccia prendere da parziali paure, non ci si nasconda a fronte delle probabili avversità. Nel derby, come nell’assalto tanto caro ai nostri avi si vince o si muore! E vincere è il nostro imperativo categorico. Una bolgia ininterrotta: il nostro compito e il nostro dovere. Perché gli astri sollecitati in adeguata maniera e con benevolenza sorridano al nostro orgoglio; all’inesauribile sete di rivalsa che ci portiamo dentro. Siamo interisti, uomini miranti l’assoluto. Disorganici, magari con mille pecche, ma pur sempre individui differenziati che in mezzo ad un mondo di rovine hanno sempre il coraggio d’alzare la testa, di sorridere e ripartire. Non è una semplice partita di calcio, ma è qualcosa di più, e non può certo esser spiegato ciò a chi non lo vive in prima persona. In una parola alquanto ricorrente in questa righe:derby.

Giornata di passione per noi, e per voi indomabili cavalieri nerazzurri dal profondo orgoglio. All’assalto!!!