Emirati: Più e Meno (parte seconda)

MENO

La viabilità: non è per niente facile muoversi ad Abu Dhabi e a Dubai, soprattutto se dopo un po’ si è stanchi del taxi. I mezzi pubblici sono molto poco utilizzati anche dalla gente del posto, quando si domanda il modo migliore per raggiungere una destinazione a chiunque, la risposta sarà sempre la stessa: Taxi!. Per chi invece non disdegna l’autobus o la metropolitana come il sottoscritto, questa dimensione non è cosi immediata e facile da comprendere. I taxi non costano troppo ma nemmeno sono gratis, nella settimana trascorsa negli Emirati avrò speso almeno 100 euro rendendo felici diversi tassinari. Gli arabi di fondo ragionano male, come tutti gli arricchiti che da poveracci diventano miliardari, si trovano grandi edifici, monumenti e palazzoni ma zero intelligenza, in particolare a livello stradale. Le strade di entrambe le città sono enormi, caotiche e con un traffico che spaventa anche chi vive a Roma come me. Scavano sottoterra per mettere i piloni dei grattacieli alti 543 piani ma non per costruire mezza metropolitana, Dubai ne ha una ma non se la fila nessuno. I mezzi non piacciono, meglio i macchinoni, tanto la benzina costa una sciocchezza e poi non esistono regole stradali, nessuno sa guidare e se in questa nazione esiste il più alto tasso di mortalità per gli incidenti in auto un motivo ci sarà. A tutto questo devo aggiungere una cosa di cui ho parlato in uno dei primi post, ad Abu Dhabi è impossibile attraversare la strada. I semafori con le strisce pedonali si incontrano ogni 300 km anche in centro ed i passaggi pedonali si contano sulle dita di una mano, per andare dall’altro lato della strada alcune volte bisogna fare una bella camminata e poi attraversare, a patto che non si voglia sfidare la follia degli automobilisti arabi.

L’aria condizionata: io detesto con tutto me stesso questo rimedio al caldo. Odio l’aria condizionata perché fa malissimo in generale, e a me uccide completamente. In questa settimana ho scoperto che gli arabi sono peggio degli americani e la sparano a 20° anche a dicembre quando per loro è il periodo meno caldo e la temperatura è assolutamente sopportabile. Nei centri commerciali, negli alberghi, nei taxi, ovunque, i condizionatori sono i protagonisti, questo mi ha costretto a coprirmi in diversi luoghi per il freddo come sul pullman di ritorno da Dubai, un viaggio fatto praticamente nel congelatore ad una temperatura polare.

Il cibo: per quanto riguarda il mangiare non mi sono trovato per niente bene. È vero che io ho i miei problemi con delle allergie e quindi non posso rischiare, però è altrettanto vero che o si vive nei fast food oppure è dura. KFC, Burger King e simili mi hanno dato una mano, ma alla fine non ne potevo più di hamburger, pollo fritto e patatine. Di ristoranti in giro non ce ne sono troppi, a Deira (un quartiere di Dubai) non ne ho trovato nemmeno uno e per poco stavo svenendo per la fame. L’ultimo giorno mi ha regalato un po’ di soddisfazione alimentare grazie a Mamma Rossella dentro il Ferrari World e Captain’s Arm un pub inglese dentro un hotel al Tourist Club di Abu Dhabi. In questi due posti ho mangiato bene, ho mangiato all’italiana e all’europea e sono tornato in hotel decisamente soddisfatto.

 

Tralasciando i più o meno, si è rivelato un viaggio magnifico, sono stato benissimo e ho vissuto ogni ora con l’emozione di chi era nel posto che desiderava da una vita, considerando il motivo per cui mi ritrovavo negli Emirati. Come Liverpool e Manchester nel 2008, è stato un altro viaggio solitario che mi ha insegnato qualcosa, perché questo modo di viaggiare ha un valore speciale ed un gusto molto più profondo, sostanzialmente ti mette alla prova con te stesso. L’avventura è terminata, tutto è stato meraviglioso, la missione è ufficialmente conclusa:

 

DA ABU DHABI, L’ABBIAMO RIPORTATA A CASA !

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Frase della settimana e quindi del viaggio

Tifoso interista rivolgendosi al conducente dell’autobus:”Ueee Alì Babà! Apri sta cazzo di porta che dobbiamo scendere!”.

Emirati: Più e Meno (parte prima)

Sono tornato a Roma dopo un ottimo viaggio con l’Etihad e sono riuscito a ripartire da Francoforte senza troppi problemi (2 ore di ritardo) considerando il caos negli aeroporti tedeschi causato dal maltempo dei giorni scorsi. Giunto a Fiumicino, a me e ai miei amici napoletani interisti, non è stato recapitato il bagaglio e ormai sono tre giorni che sto incollato al telefono per avere notizie sulla mia valigia, calcolando che all’interno di questa ho una serie di cose a cui sono estremamente legato affettivamente. A distanza di alcuni giorni, dopo essermi immerso nuovamente nella quotidianità italiana, posso tracciare un resoconto finale di questo bellissimo viaggio, un’esperienza ed un’emozione che ricorderò per sempre.

In questo post e nel prossimo, parlerò dei più e dei meno che hanno caratterizzato l’avventura negli Emirati.

PIU’

Il clima: La temperatura è stata fantastica. Caldo di giorno e tiepido la sera, 26° di media durante la mattinata ed un vento che permetteva di non soffrire troppo l’umidità. La settimana vissuta si può paragonare come clima a quella di inizio giugno qui in Italia. Nei giorni in cui la nostra penisola si è piegata nella morsa del gelo, io me ne stavo in pantaloni corti imprecando contro l’aria condizionata a palla. Sensazione unica.

Cordialità e sicurezza: sapevo che in questi posti tutto era tranquillo ed infatti così è stato. Viaggiando da solo non ho avuto nessun tipo di problema, la popolazione è serena e per nulla fastidiosa, cordiale e premurosa nell’aiuto per qualsiasi problema. Il senso di sicurezza che ho provato, l’ho avvertito solo da un’altra parte, nella famosa nottata monegasca a fine agosto.

Edifici: Abu Dhabi sembra New York, mentre la New Dubai una città del futuro. Cinque anni dopo il viaggio negli States, ho vissuto una sensazione molto simile: camminare con il naso all’insù rapito dai grattacieli infiniti ed il rischio costante di inciampare o andare lungo dato che gli occhi  non erano mai rivolti in avanti. Ho visto delle costruzioni splendide, sono due città che evolvono continuamente e fra 5 anni saranno completamente diverse da quelle che ho ammirato ora. Mi piacciono luoghi del genere forse perché fondamentalmente sono molto occidentali, quanto meno nel loro aspetto.  

Mare: Azzurro, celeste, blu, verde, a volte trasparente, l’acqua del Golfo Persico è un arcobaleno marino. Un mare caldo e praticamente mai mosso è la cornice o lo sfondo più bello per dei posti del genere. Incantevole.

Ferrari World: un ferrarista in un luogo del genere potrebbe morire. Questo parco divertimenti tematico è qualcosa di inimmaginabile, bellissimo, divertente ed emozionante. Ho speso 45 euro ma a fine giornata, dopo 5 ore trascorse in questo paradiso, ero felice di averli tirati fuori. Attrazioni mozzafiato nel vero senso del termine: il Formula Rossa non si può spiegare perché quello che si prova è folle. In meno di 5 secondi ti ritrovi a 240 km/h e a 52 metri da terra, l’accelerazione è semplicemente mostruosa, una fitta allo stomaco e via. Speed of magic ma anche Driving with the champion mi hanno regalato brividi a non finire, simulazioni di guida ultra realistiche e una varietà di effetti scenici che rendono il Ferrari World una meta assolutamente obbligatoria.

Continua…

5.5.2002 – 18.12.2010: Il cerchio si è chiuso

Siamo campioni del mondo. In questa frase, in queste quattro parole, c’è tanto, forse tutto, di certo una vita. Trovare i termini adeguati per spiegare una stagione del genere a mio parere non è possibile, io credo di non esserne in grado, forse dovrei trovare dei neologismi, ma raccontare cosa è stato questo 2010 non è cosa semplice. Il 5 maggio del 2002 perdevamo all’ultima giornata lo scudetto contro la Lazio, ieri sera, a distanza di 8 anni, siamo diventati campioni del Mondo, il mio personalissimo cerchio si è definitivamente chiuso. Ero allo stadio con mio padre quella domenica, ero con lui quando abbiamo festeggiato il primo scudetto di Mancini nel 2007 e francamente sarei stato felicissimo di poter condividere quest’altro momento insieme, ma non è stato possibile. In una calda ed umida notte araba ho assistito ad un momento epocale: l’Inter che ritorna sul tetto del mondo e così anche la mia famosa “sfrenata ambizione” si è consumata. Detto questo, so perfettamente che non me ne rendo ancora conto. Abbiamo vinto perché siamo stati più forti degli altri, questi cinque successi in un anno sono figli della perseveranza e della determinazione di un gruppo che ha conquistato questo pianeta vittoria dopo vittoria. Sono veramente orgoglioso di “appartenere” a questa squadra, mi sono emozionato nel vedere i tanti interisti giunti fin qui a caccia di un sogno che da troppi anni ormai sembrava irraggiungibile. Mi sono commosso mentre ammiravo questo amore che ci ha portati fin qua, ad oltre 4000 km dall’Italia, a testimonianza di un legame di sangue e passione strepitoso. Si chiude un’annata irripetibile, ed è giusto ringraziare tutti coloro i quali hanno contributo a costruire questa squadra e a chi ogni giorno lavora per rendere l’Inter sempre più grande. Questo 2010 ha ripagato tutti, anni di sofferenze ricompensate da un qualcosa che in pochi ad inizio marzo avrebbero potuto immaginare. Anche stavolta è doveroso rivolgere un pensiero a chi non c’è più ma che avrà certamente tifato dall’alto: Giacinto e l’avvocato Prisco ieri sera sono stati invocati a gran voce a fine partita anche perché in qualche modo hanno contributo a plasmare questa squadra. E’ stata una notte di festeggiamenti iniziati vicino allo stadio in un KFC messo a soqquadro da cori e sfottò, fino all’autoironico “non vinciamo mai!” cantato da tutti a squarciagola. Tornato in hotel ho salutato i tifosi del Mazembe lì presenti che poco dopo mi hanno presentato un ragazzo italiano di Savona che era al seguito degli africani, dato che suo padre è stato il direttore sportivo anni fa del team congolese. Dopo le presentazioni di rito e qualche battuta sulla partita, siamo andati a fare una passeggiata insieme accompagnati da altri 3 tifosi del Mazembe e la serata si è chiusa quando l’orologio segnava le 3.30. Ho faticato a prendere sonno per le mille emozioni che avevo dentro, è stato strano addormentarmi per la prima volta in vita mia senza questo sogno nella testa, ma stamattina, al risveglio, continuavo a non credere che potesse essere successo veramente. Desidero chiudere questo post ringraziando i miei genitori per tanti motivi e volevo dedicare questo ennesimo trofeo ad una persona che non conosco, una ragazza juventina che in un famoso speciale trasmesso su Italia 1 “Tutto in giorno” incentrato sul 5 maggio 2002 chiudeva con una frase urlata verso le telecamera: “Interisti di merda, non vincerete mai un cXXXo”. Erano anni che aspettavo di dedicarle questo trofeo: è per te, tacci tua.

Siamo campioni del mondo, siamo campioni di tutto.

Grazie Inter.

P.S. Domani si torna in Italia, sbarcare a Fiumicino da campione del mondo, con il bandierone nerazzurro sulle spalle sarà qualcosa di impagabile.

Live from Abu Dhabi/3

Sono tornato in mattinata qui Ad Abu Dhabi dopo un viaggio in pullman di due ore che mi ha dato una certezza: un bel Natale sotto antibiotico non me lo toglie nessuno. L’aria condizionata mi sta lentamente uccidendo, l’alternanza freddo-caldo torrido è un mix letale, un mostro che ti condanna senza pietà. Ho riposato un paio di ore in camera e nel pomeriggio sono andato a fare merenda da Burger King. Ora è il momento della doccia e poi mi preparerò per la partita, non voglio arrivare troppo presto altrimenti l’ansia mi ucciderà. Sono a poche ore dal poter realizzare la mia più grande e sfrenata ambizione, ma c’è l’ultimo avversario da battere gli africani del Mazembe, che stanno partendo proprio ora dal mio hotel verso lo stadio. La mia salute è un po’ balbettante, come detto in precedenza, l’aria condizionata a palla, la stanchezza dei giorni precedenti, il fatto che di notte non riesco a dormire come vorrei, tutte queste cose mi stanno un po’ affaticando, ma la carica per questa partita continua ad aumentare.

Entrerò nello stadio, aprirò gli occhi e guarderò dove mi hanno portato i Ragazzi, a 90 minuti dal sogno, a 90 minuti dal Mondo. È passato troppo tempo oramai, dobbiamo vincere, dobbiamo riportarla a casa.

FORZA INTER

Intorno a loro territori ostili. Fieri nella piana del Campo Nuovo attendono. Gli sguardi scrutano la conquista. Il rumore dei nemici ha annunciato il loro arrivo. Salde le gambe sostengono il coraggio. Oggi è il giorno segnato nel destino delle loro vite. Quella che volge al crepuscolo, deve essere la sera della gloria. (Fabio Caressa) [Barcellona-Inter, semifinale di ritorno, stagione 2009/2010]