Saddam e Warren Barton come Gheddafi e Pazzini

È strano festeggiare qualcuno quando a 1000 km da casa tua sta iniziando un’altra guerra, è ancor più strano e in qualche modo paradossale, il giorno dopo, distrarsi durante una partita di calcio mentre bombe e sparatorie impazzano. Questo è quello che è successo nell’ultimo finesettimana, la Libia in guerra attaccata dalle forze alleate ed io che me ne andavo a spasso prima a celebrare un mio amico in partenza e l’indomani davanti alla tv a gridare per le gesta di Pazzini. Il calcio è uno spettacolo, uno show che va in scena a ripetizione e ha quell’effetto ritardante sulle persone come poche altre cose, ti porta inconsapevolmente ad una regressione infantile. È assurdo come lo sport a volte riesca a coinvolgere anche quando a 1000 km più a sud della tua poltrona ci sono persone che vivono il dramma di un conflitto, in questo caso di una guerra civile. Credo che solo un paio di cose al mondo abbiano un tale potere, la forza di estraniarti a prescindere dall’atmosfera e dal contesto che ti circonda. Nel mio libro preferito e tante volte citato anche su questo blog, ovvero Febbre a 90° di Nick Hornby, c’è un pezzo che fa riferimento alla Guerra del Golfo e l’autore intreccia magistralmente questo evento proprio ad una partita dell’Arsenal…

            Come poteva Highbury diventare il centro dell’universo, mentre a mille miglia di distanza un milione di uomini stavano preparando ad ammazzarsi l’un l’altro? Facile. Il gol di Merse all’inizio ripresa ci procurò una vittoria per 1-0, ma quando il calcio di punizione di Warren Barton portò il Wimbledon alla vittoria ad Anfield, e noi arrivammo in testa alla classifica per la prima volta in stagione, l’interesse si ridestò. A dicembre 8 punti di distacco e a gennaio 1 di vantaggio …Alle 5 meno un quarto Saddam era bell’e dimenticato, e Highbury era in fermento.

È evidente come questo pezzo estratto dal libro di Hornby ricalchi le sensazioni e anche le situazioni vissute domenica. La rimonta, il risultato di 1-0, la vittoria legata alla sconfitta di un’altra squadra, sono tutte cose che hanno reso questo parallelismo ancor più forte e mi hanno fatto pensare alla folle potenza estraniante del football.

            A dicembre 13 punti di distacco e a metà marzo soltanto 2, con il derby al prossimo turno di campionato. Alle cinque meno un quarto Gheddafi era bell’e dimenticato e San Siro era in fermento.