Arrivederci Gabri

A certe cose non ci si abitua mai in realtà, ed infatti, anche stavolta, il saluto finale a Gabriele mi ha lasciato quel velo di amarezza che inevitabilmente ti avvolge quando un amico parte. Ieri sera si è consumato l’ultimo abbraccio con uno dei miei migliori amici in quel di Fiumicino, per il quarto anno consecutivo Gabriele è partito in questo periodo, ma la grande differenza rispetto alle tre precedenti partenze è che stavolta non c’è un biglietto di ritorno nella sua pesante valigia. Il suo terzo viaggio a partire dal 2008 con direzione Pechino è ben diverso, non sarà un periodo delimitato ma una partenza con un ritorno incerto, un ritorno che sarà decretato da come andranno le cose in Oriente, in poche parole dalla vita. C’era la Vecchia Guardia all’aeroporto tranne il mio omonimo che non è potuto venire, siamo arrivati con largo anticipo, abbiamo cenato al McDonald’s fin quando alle 22 gli abbracci finali sono stati il prologo della sua partenza e l’epilogo della nostra serata che ha preso ovviamente quella piega contraddistinta dalla tristezza. Parte un mio amico e parte un pezzettino di me, onestamente non me ne rendo ancora conto per bene, l’abitudine a queste partenze negli ultimi anni è in realtà fuorviante perché stavolta come ho già dettò sarà diverso, a fine maggio non saremo nuovamente a Fiumicino ad accoglierlo calorosamente. So che è partito ma non ho preso ancora contatto con l’idea che non tornerà e che magari per rivederlo dovrò andare da lui in Cina. Mi mancheranno tantissime cose: il piacere di una lunga telefonata, qualche consiglio profondo, una semplice chiacchierata in macchina a tarda notte sotto casa, tutte queste cose comincerò a rimpiangerle fra qualche tempo, quando mi renderò conto di non poterle vivere liberamente. Per Gabriele si è chiuso un ciclo, quello dell’università, dopo cinque anni era giusto partire, rischiare, assumersi certe responsabilità per fare qualcosa di importante. Condivido la sua scelta e gli faccio il più grande in bocca al lupo del mondo, ha scelto di azzardare e spero che la fortuna lo possa assistere così come il coraggio quando sarà estremamente necessario. L’ho salutato con un forte abbraccio e gli ho lasciato un bigliettino bianco in cui avevo annotato un pensiero breve ma molto semplice da dedicargli. È partito anche lui, ed in fondo, da ieri sera, sono un po’ più solo.

 

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(Voglio ricordarlo così, alle 5 di mattina che dorme su un gradone di marmo sotto l’Arco a Milano, dopo la finale di Supercoppa italiana che abbiamo visto insieme questa estate).

Arrivederci Gabriultima modifica: 2011-03-24T22:20:00+01:00da matteociofi
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