Un blog di servizio

L’ultimo post di aprile sarà un po’ insolito, nel senso che lo scrivo per domandarvi una cosa ben precisa, una richiesta di aiuto considerando che non riesco a risolvere il problema di cui vi parlerò qui di seguito. Ho un i-pod touch e ho caricato nel dispositivo musica presa da Lime Wire software di condivisione di file, ed ultimamente ho preso qualche brano da youtube grazie ad un programma che converte il video in file mp3 pronto per essere ascoltato. Il punto che però continua a sfuggirmi è un altro ed è qui che scatta la mia richiesta di assistenza a voi internauti/lettori che magari avrete qualche conoscenza di più in materia. Non capisco perché le canzoni che carico sull’i-pod mi vengono catalogate male, ovvero nella lista brani spesso non mi ritrovo il nome del brano sotto la rispettiva lettera ma quello dell’autore con vicino il titolo della canzone. Per essere più chiaro mi capita che “Un colpo all’anima” di Ligabue me la ritrovo sotto la L (iniziale del cantante) e non sotto la U (iniziale del titolo) e tutto ciò nella sezione brani in cui ci sono tutte le canzoni dell’i-pod. Questo disguido è piuttosto fastidioso perché sta creando un certo stato di confusione nell’apparecchio al quale non trovo rimedio. Ho provato a salvare le canzoni con un ordine ben preciso Titolo-Autore rinominando il file, ma non sono riuscito a risolvere nulla. La schermata di i-tunes in cui si può gestire il contenuto del proprio dispositivo non mi dice nulla, ho cercato un po’ sul manuale d’uso ma non ho trovato ciò che mi serviva esattamente. Considerando tutto questo, chiedo umilmente a voi lettori del blog o semplici passanti un suggerimento o una spiegazione per risolvere questo problema, poiché credo che ci sia un modo per avere un i-pod ordinato in cui le iniziali corrispondano effettivamente alle categorie. Se qualcuno di buon cuore o esperto in materia è tanto gentile da farmi sapere qualcosa, lo ringrazio già da ora.

Il secondo punto che rende il post di oggi un articolo di servizio è una mia indicazione riguardo ebay. Ogni tanto acquisto qualcosa su questo sito e per la prima volta sono incappato in una fregatura, anzi in una vera e propria sola. Il 17 febbraio avevo acquistato una maglia dell’Inter a 40 euro e ho pagato subito, ma dopo oltre due mesi e mezzo non ho ricevuto ne la maglia e nemmeno un risarcimento che diverse volte era stato citato dal pessimo venditore. Dopo scambi di mail a cui il venditore rispondeva sempre con lentezza e poca trasparenza (mi ha detto il nome del corriere espresso che doveva mandarmi sta cosa solo 2 giorni fa) si è giunti ad una certezza: non avrò la mia maglia e nemmeno i 40 euro. Io gli ho lasciato un feedback negativo a fine marzo dopo che era praticamente sparito e la vicenda si è chiusa giovedì, quando il personaggio in questione ha avuto la buona idea di raccontarmi come erano andate le cose in modo un po’ più approfondito dopo quasi 3 mesi. Detto ciò, la sola l’ho presa e il venditore in questione si è dimostrato pessimo: appo91x…fate attenzione.

Una partita “logica”

Il calcio è uno sport molto semplice, è facile da praticare e ancor più da commentare. Ieri sera, nella seconda semifinale di Champions League, il Barcellona ha espugnato meritatamente Madrid compiendo un passo determinante verso la finale del 28 maggio. È facile quindi capire come una squadra che provi a giocare a calcio alla fine possa vincere mentre un’altra che rinuncia al proprio gioco alla lunga possa essere sconfitta. Il calcio non è molto logico a volte, ma diventa scontato quando si assiste a partite come quella di ieri sera. Mourinho voleva vincere difendendosi, ma la sua squadra alla fine non ha mai creato nulla di pericoloso, vincere senza giocare è difficile, riuscirci senza tirare mai in porta è impossibile. E’ su questo concetto che si basa la logica della partita di ieri, il Real non ci ha mai provato, il Barça malgrado qualche difficoltà di troppo ha sempre tentato di sviluppare il proprio gioco ed alla fine è stato premiato, anche grazie ad un’espulsione generosa ma che ci poteva comunque stare. Per la terza volta in 10 giorni abbiamo visto un primo tempo bloccato, teso e con mosse strategiche da partita di scacchi, nel secondo tempo è uscito fuori il Barcellona che con un infinito possesso palla ha sfiancato il Real prima di colpirlo al momento giusto. Mercoledì scorso, in Coppa di Spagna, Mourinho aveva impostato un partita identica a quella di ieri e dopo 102 minuti era passato in vantaggio grazie ad un contropiede micidiale, ha voluto giocare nuovamente in questo modo ma è stato evidente come una tattica del genere possa premiarti raramente e condurti molto più spesso ad una sconfitta, soprattutto quando affronti una squadra superiore. Il Real non poteva affrontate il Barcellona come ha fatto lo scorso anno l’Inter perché è inferiore a quella squadra per uomini e determinazione e così ha dovuto ripiegare su una tattica difensiva e di contenimento che ha concesso agli avversari il 72% di possesso palla, un dato indicativo che alla fine ha punito i blancos. Nella serata del Bernabeu oltre alle difficoltà madridiste si è visto un giocatore fenomenale come Leo Messi che è tornato ad essere decisivo nelle gare fondamentali di Champions, un arbitraggio discreto e un aspetto ormai noto dei giocatori del Barça: la tendenza alla sceneggiata in seguito a certi falli. Dani Alves ha esagerato sull’intervento di Pepe così come Busquets fece dopo la psuedo-manata di Thiago Motta, evidentemente questo comportamento è una costante da parte dei catalani, maestri nella simulazione e nell’accentuare ogni contatto. L’Uefa dovrebbe prendere provvedimenti perché la ripetitività di tali gesti significa di certo qualcosa, se dobbiamo vedere queste sceneggiate quanto meno sarebbe opportuno togliere quella ridicola toppa sul braccio sinistro di tutte le squadre voluta dall’Uefa con scritto Respect. Questo termine invocato continua ad essere assente ed il Barcellona ne è il capofila, una squadra così forte potrebbe fare a meno di espedienti del genere. Per la prima volta si sono giocate due semifinali che hanno dato lo stesso risultato, una vittoria secca da parte della squadra in trasferta, due successi che chiudono il discorso e fanno partire già il count-down verso la sfida di Wembley. A Londra andrà in scena la rivincita del 2009 e per il Barcellona c’è il cliente più difficile per la finale più giusta ovvero il Manchester United che potrà mettere in seria difficoltà gli spagnoli per la forza e l’immensa personalità e mentalità che hanno gli uomini di Sir Alex. Fra un mese sapremo se sarà rivincita o ancora dominio catalano.  

messi.jpg

 

 

Buona Pasqua

Buona Pasqua a chi ci crede e a chi se ne frega considerandola una domenica come tutte le altre.

Buona Pasqua a chi aspetta questo momento.

Buona Pasqua a chi parte per tornare a casa sfruttando questa festività e a chi la snobba un po’.

Buona Pasqua a chi sta a Pechino e trascorrerà per il quarto anno di fila questa festa lontano dalla propria famiglia, buona Pasqua a chi sta in Svezia e a chi sta a Seattle.

Buona Pasqua a chi non vede l’ora di aprire l’uovo per scoprire la sorpresa e a chi non si può mangiare la cioccolata.

Buona Pasqua a chi si farà qualche ora di traffico pur di raggiungere la località prescelta, a chi non parte e a quelli che avrebbero voluto ma non possono.

Buona Pasqua a mia nonna che mi diceva sempre il Venerdì santo di andare in chiesa a vedere i sepolcri che “erano tanto belli”.

Buona Pasqua agli studenti che aspettavano questa settimana di vacanza e torneranno sui banchi martedì per lo sprint finale.

Buona Pasqua a chi lavorerà questa domenica e non si potrà mangiare l’abbacchio al forno, la frittata con gli asparagi, le uova, la corallina e la coratella.

Buona Pasqua a quelli che domenica ricorderanno in che anno sono andati in un certo posto ed in quale ristorante hanno mangiato meglio.

Buona Pasqua a chi organizza e prepara il pranzo di domenica da almeno una settimana e a quelli che mangiano una volta alla settimana.

Buona Pasqua a tutte le persone che andranno rigorosamente a messa domenica perché “almeno il giorno di Pasqua bisogna andarci”.

Buona Pasqua a chi pensa alla gita fuori porta del giorno dopo.

Buona Pasqua a chi considera questa festa importante tanto quanto il Natale.

Buona Pasqua a chi rientra nelle categorie che ho elencato e a quelle persone che ne sono rimaste fuori, buona Pasqua a tutti voi.

 

Matteo.

Uno stadio, quattro storie

In fin dei conti, la partita di ieri sera è stata solo un pretesto per una serie di situazioni e personaggi che io ed Alfredo abbiamo avuto la fortuna di incontrare e che hanno reso un martedì di metà aprile, una serata degna di nota. È stata una partita di calcio ma in realtà c’è ben altro da raccontare.

La bambina pacata. Sono arrivato allo stadio con leggero anticipo rispetto ad Alfredo e ho deciso di aspettarlo su ponte Duca d’Aosta, dove ci siamo fermati a mangiare presso uno di quei tipici baracchini mobili che vendono pizzette e panini alla salsiccia. Colpiti dalla nazionalità dei gestori, ovvero italiana, siamo stati serviti da una bambina che non avrà avuto più di 10 anni, figlia molto probabilmente della donna che dirigeva le operazioni dietro al bancone. Inizialmente Alfredo è rimasto colpito da tale sfruttamento minorile ma poco dopo, è rimasto impressionato dalla gentilezza mista all’educazione e alla compostezza della bambina in questione. Sembrava una cameriera navigata caratterizzata da una pacatezza fuori luogo considerando l’età e la mansione che stava svolgendo, è stata la prima nota positiva della serata, alla faccia di chi dice che i bambini del giorno d’oggi non vogliono fare nulla e sono volgari e maleducati.

Il classico carabiniere deficiente. Non ho nulla nei confronti dei carabinieri, della polizia e di tutte le forze dell’ordine, li rispetto in qualità di esseri umani e non certo per gli abiti che indossano, resta il fatto che ogni volta che incappo in un carabiniere capisco il perché da secoli sono i protagonisti principali delle barzellette. Dopo essere stato perquisito il carabiniere mi ha domandato perché avevo uno zainetto praticamente vuoto, mi ha chiesto che senso aveva non avendo nulla al suo interno. Stupito dalla inutilità di tale domanda, gli ho mostrato che dentro c’erano: la custodia degli occhiali; un pacchetto di fazzoletti; la sciarpa dell’Inter dato che a Roma il pubblico è cosi sportivo e tollerante da non permettere a nessuno di girare con cose che non abbiano il giallo e il rosso abbinato, e le chiavi di casa. Dopo che gli ho mostrato tutto ciò, gli ho spiegato anche che avevo la bottiglia dell’acqua ma che avevo dovuto gettarla via poco prima al pre-filtraggio iniziale. Una volta ti svitavano il tappo, ora ti obbligano a buttare anche la bottiglia, prima o poi ci toglieranno anche i fazzoletti di carta e dentro ci sistemeremo in rigoroso silenzio stile messa.

Un mondo in una curva. Dentro al settore ospiti abbiamo avuto anche l’occasione per notare un fatto piuttosto chiaro: l’eterogeneità del pubblico interista. Oltre ai classici meridionali che vivono a Roma o che erano giunti in città per la partita, abbiamo contato anche una stramba famiglia albanese, un gruppo di brasiliani e tre ragazze giapponesi con la maglia dell’Inter e la loro bandiera nazionale in onore di Nagatomo. Di milanesi ce ne saranno stati non più di 20, ma d’altronde stiamo pur sempre parlando dell’F.C. Internazionale.

Il post partita e Bisteccone Galeazzi. Il brutto del settore ospiti è l’obbligo di rimanere dentro almeno per un’ora dopo la partita. Questo tempo è stato ingannato nel modo migliore: divertendoci con cori e sfottò prima verso i romanisti ed in seguito nei confronti di Galeazzi che era nella postazione del dopo partita a pochi metri da noi. Cori a favori e un po’ di prese in giro che hanno animato il pubblico nerazzurro scatenando l’ilarità generale, è stata invocata a gran voce anche la giornalista Paola Ferrari, ma Bisteccone ha calamitato l’interesse dei tifosi. Al termine del post-partita i due si sono salutati a telecamere spente con in sottofondo il classico coro: “Bacio bacio!” e poi entrambi ci hanno salutato ricambiando i nostri canti a loro favore. Galeazzi onestamente mi ha fatto pena, un omone di dimensioni spaventose che faceva fatica a camminare mentre abbandonava la stadio fra gli olè dei tifosi che hanno accompagnato la sua passeggiatina a bordo campo verso l’uscita. Bisteccone è un personaggio storico, un grande che ieri è riuscito a regalarci qualche bella risata.

Parlando della partita posso dire che dallo stadio ho notato delle cose veramente preoccupanti, la squadra è stanchissima, poche idee, movimento inesistente, meno male che un colpo da fuoriclasse di Dejan ha sistemato la partita e forse la qualificazione. Considerando il nostro momento è stata una bella vittoria contro un avversario che forse sta peggio di noi.

Comunque sia, anche stavolta nun è successo!

 

 

Frase della serata

“Chi non salta Galeazzi è!”