Il mio “Addio ai monti”

Nel capitolo VIII de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, si trova l’”Addio ai monti”, celebre brano nel quale l’autore riporta i pensieri di Lucia che fanno riferimento ai luoghi che la giovane donna teme di non poter più rivedere.

Nei giorni scorsi ho pensato al mio personale “Addio ai monti” riflettendo su questa casa che sto per lasciare. Abitazione mai particolarmente amata, perfetta a livello logistico e come posizione, piuttosto scomoda per tutto il resto.

La differenza sostanziale rimane una però: Lucia è addolorata, io un po’ meno nel salutare la mia prima casa in cui ho vissuto da solo a Roma.

Addio rumori.

Rumori di ogni tipo.

Addio rumore delle porte dell’ascensore sbattute senza pietà da inquilini, turisti e passanti maleducati. Addio rumore del portone chiuso con poco riguardo.

Addio motorini parcheggiati ingiustamente sotto la finestra della camera, con la sensazioni di averli sul comodino. Addio sgassate mattutine di motorini infreddoliti dalla gelata notturna invernale.

Addio rumori dal piano di sopra.

Addio a oggetti che cadono come se gli inquilini fossero tutti presi da improvviso morbo di Parkinson e non più in grado di mantenere nessun oggetto fra le mani. Addio a turisti della casa vacanza di sopra: ubriaconi, strilloni, bambini dal pianto facile, giovani rientrati da allegre notti trasteverine.

Addio a turisti che cercano di entrare in casa per sbaglio, che chiedono informazioni come se fosse una reception, che cercano wi-fi e cortesie varie.

Addio postino, amante del nostro pulsante sul citofono al quale mai abbiamo risposto. Volutamente, come reazione.

Addio pensiero del parcheggio.

Addio odore dal bagno proveniente dallo scarico della doccia. Addio scaldabagno da attaccare la sera prima di andare a letto e dopo due anni e mezzo ancora gesto non automatico.

Addio macchia sul muro della cucina.

Addio spazi stretti, e stendino messo in mezzo. Troppo in mezzo.

Addio termosifone del bagno non funzionante e quello della cucina gocciolante. Addio persiane autobilancianti, dure da tirare su e giù.

Addio pavimento dal colore che confonde: se cade qualcosa non lo si trova più a meno che non sia verde fosforescente o blu elettrico.

Addio contatore dell’elettricità che non funziona. Addio ai discorsi e rumori che si sentono dai muri circostanti come se si vivesse tutti nella stessa casa.

Addio spazi microscopici. Addio litigate dei vicini e sfuriate varie.

Addio muro davanti la finestra e poca luce. Addio ai passanti in grado di vederci dentro casa alzando un po’ la testa.

Addio alla signora delle pulizie condominiali, sveglia umana dei lunedì mattina.

Addio odori di cucinato, in particolare il riso bollito.

Addio cigolio del letto e materasso non particolarmente confortevole.

Addio cucina. Cucina ma anche ufficio.

Addio Pianista, Faciolone, Baffetto, Canterina, Madre della Canterina, “Luca, Luca Luca”, Coarizzo, Vecchietta.

Addio a tutte queste cose: è stato un piacere fino a un punto, dopo non più.

È stata la mia prima casa qui come detto, ma è stata anche la nostra prima casa. E questo forse è ciò che conta di più, motivo per cui, al netto di tutto e di addii vari, reali e ironici, resterà inevitabilmente nel nostro cuore.

Addio.

Il mio “Addio ai monti”ultima modifica: 2020-04-29T12:21:20+02:00da matteociofi
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