Il ragazzo della Via Gluck

In modo piuttosto casuale questo mio ritorno alle origini, a vivere nel complesso in cui sono di fondo nato e soprattutto cresciuto fino a 19 anni, è stato accompagnato da una canzone: il ragazzo della Via Gluck.

Venuta fuori per caso in quarantena, mi è rimasta in testa per un verso: “Ma verrà un giorno che ritornerò ancora qui”, una frase che è diventata slogan, mentre il trasloco si avvicinava e poi nuovamente allontanava a causa di ritardi dovuti alla situazione di emergenza.

Tornare e non avere mia nonna perché ricoverata poche ore prima, durante la notte, è stata la beffa più grande che potesse riservarmi il destino. Per questo, in modo molto intimo, non mi sono sentito “tornato” fin quando anche lei non è rientrata dall’ospedale, dopo due settimane di ricovero.

Non ero perfettamente in sintonia poi per via della casa in sostanza vuota e in attesa dei mobili, ma a consegna effettuata, lunedì pomeriggio, mi sono finalmente sentito a casa.

Ci sarebbe molto da dire su un mix di sensazioni davvero particolari, mi limito a dire che nella vita in fondo è tutto un fatto di prospettive. La mia ora è dalla scala B e posso vedere le finestre di casa di mia nonna, controllo e vedo se le serrande sono su oppure giù.

Mai avevo visto questo spazio da certi angoli, e ogni piccolo dettaglio è un ricordo, e in fondo un sorriso.

Un capitolo nuovo è veramente iniziato e non è forse un caso che sia cominciato il 18 maggio, con la ripartenza del dopo lockdown. Speriamo di avere miglior sorte di quei malcapitati di ristoratori e commercianti, a loro va tutta la mia solidarietà in un momento così.

Il ragazzo della Via Gluckultima modifica: 2020-05-20T12:25:33+02:00da matteociofi
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