Antipatici

In fondo ho anche 27 anni e penso quindi di avere ormai un’età tale per essere libero veramente di fare certe scelte. In modo particolare credo di avere quell’esperienza per selezionare e decidere, ma soprattutto per stare con chi voglio, parlare con chi mi fa piacere, confrontarmi con gente che stimo e evitare tutte quelle persone con cui non mi interessa stare, dialogare o chiacchierare anche di cose futili. A un punto arrivi a quello stadio in cui il tempo a disposizione magari è più ridotto del passato, bisogna quindi ottimizzare e io voto apertamente per la qualità. Faccio come mi pare, vado dove voglio, trascorro il tempo che ho con chi desidero e accendo il telefono quando dico io. Magnifico.

Questo processo nel frattempo ha determinato di conseguenza anche tutte quelle categorie che non sopporto davvero, che non tollero e avendo ormai riconosciuto esattamente questi personaggi opto per il resto. Tante sono le categorie che detesto e facendo un rapido excursus posso dire che mi stanno antipatici quelli che non hanno mai tempo per fare niente, quelli che sembra che lavorano solo loro e quelli che hanno sempre lo smartphone fra le mani. Chi parla per sentito dire, chi non sa e parla uguale, chi continua a non sapere e persevera nel non documentarsi. Chi si lamenta, chi insiste, chi mi chiama troppo, chi mi scrive a ripetizione (David è esentato), chi mi contatta per i favori, chi mi ripete le cose 1000 volte come se fossi uno in preda ad un Alzheimer galoppante quando invece mi ricordo tutto. Chi ignora la storia, chi non la studia, chi è nostalgico di epoche in cui stavamo evidentemente e oggettivamente peggio, chi parla troppo e non ascolta mai.

Non sopporto più quelli che commentano gli articoli stupidamente, chi strumentalizza sempre tutto, chi porta avanti considerazioni palesemente fuori luogo e chi non sa fare i paragoni. Chi dorme più di me, chi si addormenta subito, chi potrebbe mangiarsi tutto e invece diventa vegano per essere cool o trendy, ecco andatevene affanculo, dovreste campare come me, ve lo meritereste.

Non tollero chi non tollera nulla a prescindere, chi sbaglia sistematicamente i verbi e la consecutio temporum: si dice: “Se DOVESSI scegliere, FAREI così”…non “Se DOVREI scegliere” porca puttana! Non sopporto chi parla a sproposito, chi polemizza in continuazione, chi non si lava e emana pessimi odori, soprattutto d’estate, soprattutto sotto la metro, magari nell’ora di punta. Basta anche per quelli con cui devo parlare di calcio, a me non piace, lo sapete, non mi diverte. Ne parlo con piacere con 2-3 persone al mondo, non mi fate parlare di pallone, mi annoio veramente, vi sembrerà paradossale ma è dannatamente così. Finiamola con quelli che fischiano l’Inno e tifano per un’altra nazionale ai mondali, non sopporto il populismo, il perbenismo, il qualunquismo e inevitabilmente il Movimento di quel comico lì che sta facendo di tutto ciò un aberrante manifesto. Non sopporto gli integralisti, i dogmatici, gli estremisti, gli anti-democratici, quelli che parlano indottrinati e anche se gli fai una domanda diversa hanno sempre la solita risposta pure se non è inerente. Non tollero quelle che sono lì in attesa plateale che io parli, mentre quella sabato sul treno di ritorno dalla Toscana ha cominciato a parlarmi troppo tardi, a Ostiense. Non sopporto più i ripetitivi, i petulanti, gli ignoranti, chi vuole essere simpatico per forza e non ci riesce mai, chi non parla in inglese (è una cosa stupida ma la volevo dire), chi mi racconta sempre le stesse cose, chi arriva in ritardo, chi non mantiene gli impegni, chi ha sempre una nuova e stupida fissazione, chi va in giro senza orologio al polso, chi ti chiede “E vabbé ma con Lettere che volevi fare scusa…” Fottetevi.

Faccio fatica a rapportarmi con chi vuole convincermi per forza, con chi parla male, con chi sa tutto e non ammette mai di sbagliare, con i moralisti-ipocriti, gli omologati, i lavativi, i superficiali, gli irrispettosi e i prepotenti, con chi non si schiera mai. Mi fanno innervosire i maleducati, quelli che perdono la pazienza per ogni cosa dopo dieci secondi e soprattutto quelli che si rivolgono a chiunque dando del tu: vecchi, sconosciuti, lavoratori, agenti, tutti, per loro sono tutti amici, tutti vicini di casa: terribile. Perfetto, io con tutte queste persone non ci sto bene, peccato che a volte sono obbligato a dividerci l’aria, ma appena sono il padrone plenipotenziario della situazione: scappo e evito loro come la peste del 1630.

 

Il vantaggio di essere onesti è che non hai bisogno di ricordare ciò che hai detto.

Categorie

Dopo una attenta osservazione antropologica, voglio riportare qui di seguito alcune categorie o sottogruppi della specie umana che meritano certamente una descrizione, anche perché hanno avuto il merito e la forza di colpire la mia fantasia.

Quelli che amano prendere il rosso al semaforo: esistono. Non accetto alcun tipo di contestazione, perché Roma è piena di questa razza. Per quanto mi riguarda, posso dire che si scatenano soprattutto in due posti, luoghi che sono divenuti punti della mia osservazione, ovvero alla fine di Via Filippo Meda prima di Monti Tiburtini e su Via Casilina prima dell’ingresso al Consorzio di Torre Gaia, direzione fuori Roma. Questi personaggi per motivi non identificati rallentano con il verde, in attesa che scatti il rosso, hanno macchine talvolta vecchie o comunque datate ed una età che va dai 40 anni in su. Il loro atteggiamento è detestabile, fanno perdere tempo senza motivo e se ne fregano altamente degli insulti che ricevono giustamente, anche perché i semafori in questione, soprattutto quello di Via Meda, dura oltre 50 minuti.

Quelli che giravano con il cellulare attaccato al collo: sono passati di moda e me ne dispiaccio. Si sono attestati fra il 2002 e il 2005, poi hanno subito un drastico calo, non se ne vedono più in giro. I personaggi più belli erano le persone di una certa età che giravano con questo “coso” appeso, al punto che sembravano tutti turisti usciti da un museo con l’audioguida appresso. Le signore over 60 erano fantastiche, con il carrello della spesa e il cellulare al collo, magari un bel nokia 3310 mi regalavano sempre un sorriso. Questa categoria è sparita ed io ne avverto da tempo la mancanza.

Quelli che lasciano i contenitori vuoti del bagnoschiuma in palestra sotto le docce: maleducati. Hanno dai 16 a 99 anni e li considero maschi irrispettosi, persone che non sono in grado di fare due passi con il contenitore vuoto e buttarlo nei 54 cestini sparsi per lo spogliatoio. Mi danno tremendamente fastidio, in particolare quando vado a lavarmi e trovo Badedas finiti per terra, è più forte di me, sono in ogni palestra del pianeta e non li tollero. Zero rispetto, zero civiltà, forse lo faranno pure nel bagno di casa loro.

I ragazzi con la catenina d’oro fuori, sopra la maglia e il lupetto della Roma come ciondolo:  negli anni 90 andavano fortissimo. Erano tantissimi, vestiti in vario modo, con questo tratto distintivo che poi in realtà è diventato esageratamente comune. Il lupetto veniva regalato alla prima comunione, a volte al battesimo, raramente alla cresima; appena consegnato veniva indossato con orgoglio dal bimbo che il lunedì successivo lo ostentava a scuola con fierezza: “Anche io ce l’ho, anche io so’ daa maggica”. Alle elementari ne ricordo tanti, in giro per strada pure, su in chiesa era un must. Ce ne sono meno ora, si tatuano direttamente il Colosseo su una gamba o il gladiatore sulla spalla, ma quelli con la catenina fuori, erano tutta un’altra storia.