Questi qua

Tra le tante chiacchiere che ho sentito dopo l’eliminazione di martedì sera, non ho sentito nessun riferimento a due aspetti, evidentemente sono sfuggiti alla maggior parte della critica sportiva ma non a me. Lo scorso anno sempre nell’andata degli ottavi di finale perdemmo 1-0 subendo gol all’ultimo minuto (come quest’anno) su una papera di Julio Cesar ma ribaltammo clamorosamente il risultato a Monaco per 3-2, con un gol sempre allo scadere firmato da Pandev. Stavolta la zona Cesarini ci ha puniti in entrambi i casi, andata e ritorno, chiudendo anzitempo la nostra misera avventura europea, ma dell’Inter che riuscì nel miracolo bavarese oggi c’è bene poco. Non c’è Eto’o e praticamente Sneijder, non c’è sicuramente quella versione dell’olandese, ma soprattutto manca quel pizzico di fame e la benzina che iniziò a sparire clamorosamente al turno successivo,  nel crollo contro lo Schalke. I minuti finali sono stati determinanti, il Marsiglia invece stabilisce un record nella storia della Champions: nelle ultime tre partite ha segnato sempre dopo il novantesimo. In molti non ricordano il modo rocambolesco con cui i francesi hanno acciuffato la qualificazione ribaltando a Dortmund un parziale di 0-2 e vincendo proprio allo scadere. La fortuna marsigliese pare non essersi esaurita considerando che agli ottavi, nei due match, hanno ottenuto risultato e qualificazione in maniera casuale alla fine. Tre partite di fila sistemate ad un passo dal gong, qualcuno dall’alto li sta scortando senza dubbio, il Bayern è avvertito anche se il triplo bonus francese temo che non sia prolungabile essendo già andato oltre il paranormale. Per quanto ci riguarda, abbandoniamo una Champions in cui siamo stati sempre di troppo, fin dall’esordio era evidente che sarebbe stata una stagione ricca di problemi e l’Europa avrebbe soltanto amplificato i nostri limiti. Ieri, mentre guardavo il sorteggio, un po’ mi sono intristito, certi momenti li rivivremo ad agosto 2013 se tutto andrà bene, fra molto tempo, fra una vita. Essere fuori da ogni cosa a metà marzo è brutto, non ci capitava da troppo tempo e questo ritorno all’orrore mi ha spiazzato. Credo di avere una buona dose di amarezza dentro di me proprio per questo, vivere la stagione senza obiettivi, senza traguardi, con due mesi da giocare è tristissimo e mi sto lentamente riempiendo di malinconia. Erano un paio di anni che in tanti desideravano dirci “Zeru Tituli” mercoledì mattina ci ha pensato subito la Gazzetta. Questa frenesia, seguita da una prontezza invidiabile evidenzia una cosa: se c’era qualcuno che non aspettava altro vuol dire che in questi anni, in questi 7 anni conditi da 15 trofei, abbiamo regalato dispiaceri a tanti e questo è un buon segno. Rifondare, ricostruire, ristrutturare, ho sentito queste parole d’ordine, le colpe di una stagione deludente sono di tutti, in particolare del Presidente e subito dopo dei dirigenti. Moratti ha chiuso i rubinetti, pochi soldi da spendere e diverse cessioni importanti, Branca si è macchiato di qualche errore grossolano, ha comprato qualche giocatore discutibile e questi sono i risultati. Riguardo agli errori commessi su allenatori e giocatori già mi sono espresso, ciò che mi preoccupa e aumenta il mio disappunto è l’indefinito nel quale continuiamo a nuotare, le dichiarazioni di Moratti degli ultimi giorni mi preoccupano non poco. Il FPF non deve più essere una maschera dietro alla quale nascondersi anche perché lo stiamo attuando solo noi e la scusa non regge più. Fra qualche anno capiremo se siamo stati lungimiranti o dei poveri creduloni mentre gli altri si rinforzavano e spendevano. Non la vedo bene, il futuro è un mega punto interrogativo, attendo con ansia la scelta del futuro allenatore, in base al nome del nuovo tecnico si capirà tutto, sapremo le intenzioni e cosa ci aspetta a partire dal mercato. Gente come Mazzarri, Blanc, Spalletti, non mi convince, serve un uomo forte alla Mourinho, un Capello, meno Guardiola. Servono certezze non più scommesse, dopo due anni di caos abbiamo bisogno di chiarezza e di gente da Inter, di campioni e non di giovani sconosciuti. Il problema grande sarà convincere queste persone senza l’Europa che conta e senza i denari di Moratti. Ricostruire una squadra competitiva con questi presupposti è impossibile. Mi sono intristito in questi giorni perché sono tornato indietro nel tempo e perché il futuro per forza di cose non potrà essere ricco di gloria. Oggi ci attende una partita inutile contro una squadra di metà classifica, con giocatori che non hanno più nulla da dare essendo stanchi, svuotati e già nella leggenda, calciatori che non vogliono centrare la qualificazione Uefa perché vedono questo impegno futuro come un peso e basta.

Oggi, domenica 18 marzo 2012, siamo questi qua.

All’ultimen minuten

Un’altra serata sull’ottovolante nerazzurro, una serata interista e quindi soavemente folle che ci conduce ai quarti di coppa in modo meritato, meritato perché in fondo questa squadra ha sempre creduto nell’impresa. Nella settimana dei 150 anni dell’Unita d’Italia, l’Inter salva l’onore nazionale in campo europeo e ancora una volta avanza come unica superstite di un calcio italiano sempre più mal ridotto. Avanti quindi, i campioni d’Europa in carica non abdicano e si rilanciano nella competizione dopo un inizio non molto incoraggiante. Siamo passati giocando gli ottavi senza portiere, il nostro Julione ha regalato due gol clamorosi anche se si è poi in parte riscattato, ma i due errori fra andata e ritorno rimangono, anche perché il Bayern avrà creato molto ma ha segnato solo su tre regali da parte dell’Inter. Ero sicuro che saremmo passati, lo avevo detto in mattinata ad Antonio confidandogli un 3-1 secco, ho tremato a fine primo tempo quando eravamo sotto e ho ripreso convinzione dopo il 2-2. Siamo partiti bene, anzi benissimo, poi l’erroraccio di J.Cesar ha riaperto tutto, loro sono cresciuti e noi abbiamo rischiato di crollare anche se siamo stati bravi e fortunati a rimanere attaccati alla partita. Nel secondo tempo i tedeschi hanno voluto controllare troppo il ritmo della partita e noi siamo usciti fuori lentamente, soprattutto dopo il gol di Sneijder che cha ha riaperto la sfida. Il peggiore in campo fin a quel momento, ovvero Goran Pandev, ha salvato la sua partita con un bel gol che ci spedisce ai quarti, proprio lui, fino a quel momento inutile e protagonista in negativo, in due secondi ha cambiato tutto. Era da inizio anno che dicevo sempre la solita cosa: “Ma possibile che noi non facciamo mai risultato all’ultimo minuto? Perché non vinciamo mai alla fine? Tutti sì, noi no”, ed invece nella serata più importante abbiamo pescato il jolly sulla sirena. Sono stato veramente felice, sono impazzito alla fine e credo di aver iniziato un sequenza di insulti e volgarità storica verso Van Gaal, quello che il giorno prima faceva il fenomeno in conferenza stampa, mischiandosi con i giornalisti in platea e chiedendo a Mario Gomez il minuto in cui avrebbe segnato. Ogni volta quest’uomo parla a sproposito, noi siamo i catenacciari e intanto gliene abbiamo fatti tre in casa sua e soprattutto alla fine noi festeggiamo e lui no. Con la sua faccia da Igor dei Ghostbusters e il doppio mento alla Costanzo il caro olandesone si è preso un’altra lezioncina e per un po’ la smetterà di blaterare a sproposito. Ora ci saranno i sorteggi, a sensazione dico che ci capiterà il Tottenham, bisognerebbe evitare il Barça ma lo scorso anno ci ricordiamo tutti come finì, quindi una vale l’altra, per vincere bisogna sconfiggere tutti prima o poi. E così, mentre noi godevamo ancora una volta, milanisti e juventini piegavano la loro sciarpetta del Bayern comprata al Oktoberfest qualche anno fa che avevano tirato fuori per l’occasione. Tristi e sconsolati hanno vissuto l’ennesima serataccia per colpa nostra, ma state tranquilli, ad aprile potrete cimentarvi nuovamente nel vostro sport preferito: guardarci in tv. Mentre qualcuno è uscito a “testa alta” pur avendo il dna europeo, noi proseguiamo a testa bassa in coppa, mentre Ibrahimovic rischiava l’ennesima crisi di nervi noi inneggiavamo Eto’o.

Teniamo la carta d’identità a portata di mano perché ci aspetta almeno un altro giro, l’avventura prosegue, il sogno anche.

Frase della serata:

Matteo: “Non vincete le guerre, non vincete le partite, non vincete mai un cazzo, tedeschi!”.

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(Attaccatevela in fronte)

 

Sì, siamo in finale!

Siamo a Madrid. Sabato 22 maggio, al Bernabeu, affronteremo il Bayern Monaco, per conquistare la Coppa dei Campioni, dopo aver eliminato meritatamente un Barcellona, tanto presuntuoso quanto impaurito dalla nostra forza. Si va in Spagna con la voglia di sognare, consapevoli di poterlo fare, perché ora siamo ad un passo dal paradiso. Comincia più di due anni fa il mio avvicinamento verso la capitale spagnola, inizia sabato 29 marzo 2008 in trasferta a Rieti. In viaggio per seguire la Virtus, contro la Solsonica, arrivo con largo anticipo davanti al palasport, in attesa che arrivino i ragazzi da Bologna, mi siedo su un muretto per pranzare e per leggere la Gazzetta, cercando di ingannare il tempo. All’interno del quotidiano, mi soffermo su un articolo che cita i luoghi in cui si disputeranno le prossime finali: Madrid 2010 e Wembley 2011. La mia mente parte per il primo viaggio immaginario, sogno ancora di vincerla a Roma l’anno dopo, e poi la fantasia mi spinge verso Madrid, il fascino del Santiago Bernabeu, un tempio sacro e l’irraggiungibile casa del Real. Da quel giorno, questa destinazione non mi ha più lasciato, e ritrovare l’Inter lì è emozionante ed anche piuttosto strano. Continuo a non rendermene conto, vivo da ieri come anestetizzato, non ci sto capendo nulla, forse perché non mi pare vero o troppo bello. La mia squadra è a 90 minuti dal tetto d’Europa, e penso che meriti di avere l’opportunità per vincere tutto, perché questo gruppo sta andando oltre ogni cosa, e non perde occasione per farci sentire sempre più orgogliosi. Ho voluto Simone come ospite a casa, perché sapevo che la serata avrebbe potuto regalarmi una delle più grandi emozioni sportive della mia esistenza, pertanto, volevo condividerla e immortalarla con una delle persone più importanti della mia vita. Alla fine ha portato pure bene, quindi tutto è andato come preventivato e auspicato. Parlando nella partita, il Barça ha subito due lezioni: ritmo e gioco all’andata, difesa e organizzazione al ritorno. Con un uomo in più per oltre un’ora, hanno combinato poco, Messi è stato imbavagliato straordinariamente, mentre Ibra, non ha perso occasione per mostrare la sua pochezza quando le partite contano veramente in Europa. In qualche modo, si è avverato un mio desiderio, quello di cui avevo parlato in un post (28/07/2009) quest’estate dopo lo scambio con Eto’o. Se ne è andato per vincere la coppa, è stato punito da i suoi ex compagni, ma come dissi a suo tempo, nel calcio come nella vita, a volte, è bene saper aspettare. Sono contento, ma ancor di più, fiero di un gruppo magnifico, guidato da un condottiero unico. Ieri mi ha emozionato la corsa di Mourinho sotto il settore nerazzurro, vedere questa empatia fra squadra, allenatore, società e tifosi è fantastico. C’è una generazione, quella a cui appartengo io, che è cresciuta con i successi di Milan e Juve negli anni 90. C’è una generazione, che ha visto solo un Inter superba in coppa Uefa e comprimaria in Italia per tutto quel decennio. Ci sono generazioni di interisti che hanno subito Calciopoli e hanno capito che tante cose andavano male anche per altro. Ci sono tre generazioni che hanno vissuto il 5 maggio, Villareal, gli euroderby, e le tre eliminazioni di fila agli ottavi. Queste generazioni, hanno riscoperto il gusto di vincere, di sorridere e festeggiare negli ultimi anni, ed ora corrono dietro ad una squadra che sta trascinando la sua gente. Ci sono tre generazioni che sognano di rivedere certe immagini trionfali, di nuovo a colori.

 

 

L’avventura continua, il sogno prosegue.

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(Sì Josè, sì!)