Chiudete le valigie, si va a Pechino!

闭您的袋子去北京

 

“Dieci anni fa era il mio primo giorno di liceo. Dieci anni più tardi sono in procinto di partire per Pechino. Il grande interrogativo delle ultime ore è il seguente: ma se durante quel primo giorno di scuola mi avessero detto che un decennio dopo sarei andato a Pechino a trovare uno sconosciuto che avrei incontrato lì a scuola, ma che quel giorno nemmeno c’era essendo a New York dove rimase bloccato per l’attentato alle Torri Gemelle, io ci avrei creduto? La risposta corretta è semplice: no”.

Ancora una volta punto verso est, dopo i Paesi Arabi stavolta raddoppio la tratta e la prolungo di altri 4000 km per raggiungere il vero Oriente, l’Asia più profonda: il più grande viaggio di sempre sta per cominciare. Con il passare delle ore vivo una sensazione particolare, un’emozione caratterizzata dalla curiosità, da quell’ignoto che mi attende, da una realtà che non riesco nemmeno ad immaginare. Alcuni pensieri sono simili al viaggio ad Abu Dhabi ma quella era una situazione insolita per tante ragioni, soprattutto perché viaggiavo in solitaria in un territorio di poveracci diventati ricchi e amanti dello sfarzo, con degli scorci urbani che mi sembrava di essere tornato a New York. Ero lontano ma mi sentivo spesso in Occidente. Stavolta non so nemmeno cosa aspettarmi, di certo sono entusiasta, pronto a ogni cosa, consapevole che sarà un viaggio memorabile a prescindere. Per la prima volta starò all’estero per così tanto tempo, per la prima volta un viaggio durerà due settimane, le mie Olimpiadi a Pechino stanno per accendersi e non vedo l’ora di ritrovarmi là, dall’altra parte del globo. Diversi mesi fa è nata l’idea di questo viaggio, all’inizio dell’estate ha preso sempre più corpo, il 4 agosto era già tutto fatto, ora devo solamente tirare la zip e farla congiungere con la sua corrispettiva dall’altro lato della valigia e partire. Dopo quasi 6 mesi riabbraccerò Gabriele e già questo vale il prezzo del biglietto ed un viaggio di quasi undici ore che spero di poter trascorrere bene, magari dormendo il più possibile considerando che arriverò in Cina alle 8 di mattina e con un’altra giornata da vivere praticamente dall’inizio. Ho visto i volti degli yankees, le facce rosse e i capelli chiari della gente del nord, i tratti simili ai nostri degli altri europei mediterranei, gli sguardi intensi delle donne arabe coperte dal velo, ora è il momento di scrutare i volti con gli occhi a mandorla, è il momento di lanciarsi nell’ennesima avventura da brividi.

Ci siamo, e allora:

CHIUDETE LE VALIGIE SI VA A PECHINO!

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Arrivederci Gabri

A certe cose non ci si abitua mai in realtà, ed infatti, anche stavolta, il saluto finale a Gabriele mi ha lasciato quel velo di amarezza che inevitabilmente ti avvolge quando un amico parte. Ieri sera si è consumato l’ultimo abbraccio con uno dei miei migliori amici in quel di Fiumicino, per il quarto anno consecutivo Gabriele è partito in questo periodo, ma la grande differenza rispetto alle tre precedenti partenze è che stavolta non c’è un biglietto di ritorno nella sua pesante valigia. Il suo terzo viaggio a partire dal 2008 con direzione Pechino è ben diverso, non sarà un periodo delimitato ma una partenza con un ritorno incerto, un ritorno che sarà decretato da come andranno le cose in Oriente, in poche parole dalla vita. C’era la Vecchia Guardia all’aeroporto tranne il mio omonimo che non è potuto venire, siamo arrivati con largo anticipo, abbiamo cenato al McDonald’s fin quando alle 22 gli abbracci finali sono stati il prologo della sua partenza e l’epilogo della nostra serata che ha preso ovviamente quella piega contraddistinta dalla tristezza. Parte un mio amico e parte un pezzettino di me, onestamente non me ne rendo ancora conto per bene, l’abitudine a queste partenze negli ultimi anni è in realtà fuorviante perché stavolta come ho già dettò sarà diverso, a fine maggio non saremo nuovamente a Fiumicino ad accoglierlo calorosamente. So che è partito ma non ho preso ancora contatto con l’idea che non tornerà e che magari per rivederlo dovrò andare da lui in Cina. Mi mancheranno tantissime cose: il piacere di una lunga telefonata, qualche consiglio profondo, una semplice chiacchierata in macchina a tarda notte sotto casa, tutte queste cose comincerò a rimpiangerle fra qualche tempo, quando mi renderò conto di non poterle vivere liberamente. Per Gabriele si è chiuso un ciclo, quello dell’università, dopo cinque anni era giusto partire, rischiare, assumersi certe responsabilità per fare qualcosa di importante. Condivido la sua scelta e gli faccio il più grande in bocca al lupo del mondo, ha scelto di azzardare e spero che la fortuna lo possa assistere così come il coraggio quando sarà estremamente necessario. L’ho salutato con un forte abbraccio e gli ho lasciato un bigliettino bianco in cui avevo annotato un pensiero breve ma molto semplice da dedicargli. È partito anche lui, ed in fondo, da ieri sera, sono un po’ più solo.

 

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(Voglio ricordarlo così, alle 5 di mattina che dorme su un gradone di marmo sotto l’Arco a Milano, dopo la finale di Supercoppa italiana che abbiamo visto insieme questa estate).

La serata del surreale 2…sei anni dopo

Solitamente, il sequel di un film di grande successo, non soddisfa mai più di tanto le aspettative. Ieri sera, sei anni dopo l’assurda serata al teatro, datata aprile 2004, è andato in onda qualcosa di altrettanto incredibile o comunque sia strano. Anni fa, io e Gabriele andammo a vedere l’Othello di Shakespeare al teatro Argentina con le rispettive classi e vivemmo situazioni tanto paradossali quanto impreviste. La più clamorosa, fu la Prof.ssa Crea incrociata in mezzo alla strada dispersa per Roma, che attendeva l’autobus per raggiungere il teatro. Dopo averla notata, salì in macchina con noi, rendendo il viaggio d’andata inimmaginabile. Le sorprese proseguirono con Chris (un professore d’inglese) ubriaco che rideva e sparlava dentro al teatro, i nostri vicini di palchetto che ci cacciarono quando Gabriele iniziò a ridere senza soste per un suo pensiero (l’uomo con i trampoli) e la puzza di spinello che saliva su, tutto questo rese la serata unica. Sei anni dopo, ancora noi due, siamo stati protagonisti di un altro “film” assurdo, la festa di compleanno a casa di Maria Grazia (Fermata). Ciò che ha reso l’evento clamoroso, è stata l’organizzazione: Gabriele invitato dalla festeggiata ed io coinvolto in seguito o comunque indirettamente. La prima cosa surreale è stata l’attesa, eravamo fuori dai cancelli del consorzio, non sapendo il numero civico e tanto meno il cognome sul citofono; questa situazione ha comportato un’attesa di quasi mezz’ora, fuori dalla festa ed in mezzo alla strada. Dopo aver trovato un’entrata secondaria che conosco, ma che solitamente è chiusa, abbiamo incrociato fortuitamente altre due ragazze che vagavano senza bussola come noi. Quando abbiamo incontrato un terzo gruppo, siamo finalmente riusciti a trovare la giusta via. L’accoglienza mi hai visto immediatamente bersaglio di polemiche da parte di Fermata, la quale ha polemizzato sul suo invito a cui non avevo risposto proprio su questo blog, e sulla Fred Perry che indossavo. Questi due attacchi, seguiti dal costante appellativo Ciofi da parte della festeggiata, nemmeno fosse una professoressa delle superiori durante un’interrogazione, hanno comunque sciolto subito l’atmosfera che poteva essere leggermente insolita. Ho potuto vedere la loro nuova casa, migliore rispetto a quella precedente anche perché dispone di tra camere grandi come aeroporti e per il giardinetto che offre una piacevole opzione soprattutto l’estate. Clima festoso e giocoso, anche se dopo un po’ si sono fermati tre gruppetti: I teatranti, il gruppo università capeggiato da Marco&David e il tandem Ciofi-Falcone. La nostra amica ci ha onorato molto spesso delle sue attenzioni e della sua presenza, con Gabriele che è diventato in qualche modo protagonista, soprattutto alla fine, e sempre più beniamino di Maria Grazia stessa. È stata una serata piacevole, mi sono trovato bene e sono stato contento di aver rivisto anche Feliciana, Ines e Silvia. Il regalo con un forte valore simbolico, arricchito da un biglietto simpatico, è stato decisamente apprezzato, e così, poco dopo le due e mezza, in seguito ad una ciambella, abbiamo semplicemente attraversato la Casilina, e siamo ritornati a casa.  

 

 

Dialogo della serata

Gabriele: “Ma se il 15 giugno 2008, quando sono venuto a casa tua dopo che ero tornato dalla Cina, ti avessero detto che oggi, a distanza di 2 anni, IO ti avrei portato alla festa di Maria Grazia, tu ci avresti creduto?”

Matteo: “No”.