La mia “Hall of Fame” (Parte VI)

 

Simone. Un mio fratello per undici anni, quelli che abbiamo vissuto al banco insieme dall’asilo agli esami delle medie. La differenza di un giorno nel celebrare i rispettivi compleanni è un dettaglio al quale noi però abbiamo sempre voluto dare un peso in più. Quando mi chiedevano da piccolo chi era il mio amico del cuore io rispondevo Simone. Il rapporto oggi non è più come anni fa anche perché da oltre 10 anni non vive più a Roma, ma per lui vale lo stesso discorso fatto per Andrea: la storia, comunque sia, non si cancella.

 

Veronica. La mia ragazza delle medie, la persona per cui è nata la leggenda (Vincenzo ne è il massimo esponente) che a me piacciono solo quelle bionde con gli occhi azzurri, bizzarro pensare che dopo di lei, in realtà, sono stato attratto da ragazze completamente diverse. Per anni è stato il mio termine di paragone assoluto, un giudizio su un’altra veniva parametrato con lei che di fondo è diventata un’icona idealizzata all’inverosimile. Secondo l’arguto giudizio di Andrea, Fermata mi piaceva perché in realtà per me era una reincarnazione di Veronica, tesi discutibile ma che mi ha sempre affascinato. Personaggio cardine della mia adolescenza, un posto tra più grandi spetta di diritto anche lei. Senza dubbio.

                                                                   

Vincenzo. Altro amico delle medie e del liceo, ma soprattutto il compagno di banco con il quale ho condiviso 5 anni insieme coabitando su quel metro di legno verde. Deve ringraziare Dio che il quinquennio che abbiamo vissuto insieme è stato il 2001-2006 e non il 2006-2011, altrimenti la sua vita sarebbe stata un incubo, avrebbe dovuto cambiare sezione per non sentirmi. Rivalità accesissima dal nostro derby: Io Inter, lui milan, un confronto-scontro che ravvivava quella classe. Siamo cresciuti insieme, vivendo la quotidianità, i problemi della scuola e quelli dell’adolescenza. Tanto tempo e tante cose che ci legano ma fondamentalmente resiste un affetto mai sopito.

T’ha detto bene Vincè, lo sai…

 

Venti personaggi storici ed inarrivabili, 6 post e tanti grandi ricordi. Le mie storie siete voi.

 

FINE

La mia “Hall of Fame” (Parte V)

 

Maria Grazia (Fermata). Eh, be brivido! Che dico? Che scrivo? Leopardianamente parlando posso dire “quanta piaga m’apristi in mezzo al petto”, è uno dei personaggi della mia università anche solo per quante volte è stata citata e nominata. Rimane un “idolo”, dopo tanti anni di vuoto mi ha scatenato dentro un sacco di cose, mi ha portato oltre. Mi ha scosso, questo è un merito che per me ha avuto un valore straordinario. Il rapporto ha vissuto mille alti e bassi, ma il destino spesso ci ha messo la zampino per non farci allontanare del tutto. Quell’aprile del 2008, così come il giorno dell’esame del Modulo A di Storia dell’Arte, rimarranno a lungo nella mia mente. Fermata ha significato tanto pur rimanendo una delle persone più lontane da me per mille motivi e molto poco compatibile al sottoscritto. Poi però, c’è sempre quella famosa scommessa fatta da Gabriele a New York nel 2008…

 

Paolo. Il fratello di Federico, un mio amico storico e un compagno di scuola perenne malgrado i due anni di differenza. Abbiamo condiviso asilo, elementari, superiori e liceo, una vita insieme seppur in classi separate. Compagni di giochi, avversario di mille sfide a “Tedesca” o alla Playstation, amico del mare a giugno a Torvajanica. Insieme al fratello ha creato una coppia mitica in tutti i sensi, un rapporto di amore-odio paragonabile solo a quello fra Noel e Liam Gallagher degli Oasis. Gli voglio bene e l’abbraccio con tanto di commozione e frasi profonde, potenti ed inattese di un mese fa al suo matrimonio, non le dimenticherò mai. Indiscutibile.

 

Silvia (Teoria). Be, di sicuro, sul podio dei miei personaggi preferiti dell’università insieme a Bartali e Cannone c’è lei. La notai durante una lezione di Teoria della Letteratura, da qui il soprannome ormai marchiato su di lei a fuoco. Ha avuto un merito strepitoso: è riuscita a non deludere delle aspettative mostruose che ci eravamo fatti su di lei senza motivo. Teoria è spaziale, talento sopraffino, ha tutte le potenzialità per ambire alla Casa Bianca. Ogni volta che passiamo una giornata insieme, o ricevo un suo sms, per non parlare di quando andiamo da lei, mi dico sempre: “Aho, ma stai andando a casa di Teoria! Ma te ne rendi conto? Ci avresti mai creduto?” Per me non può essere vero. Il famoso poster in cameretta non sarà mai staccato. Unica via.

 

Coming up, l’ultimo post: Simone, Veronica e Vincenzo.

La mia “Hall of Fame” (Parte IV)

 

Gabriele (Il Tattico, Kimi, Falco, L’Eroe del Destino). Lui è Lui: lo stratega, il mio Capitano, il mio confessore, il mio uomo di fiducia, la spalla del dopo-Liceo, quello che penso mi conosca meglio o comunque sotto una chiave diversa da tutti, di certo più psicologica e approfondita. Uno che mi critica ma allo stesso tempo è in grado di stimolarmi, quello che sa sempre quale corda esatta deve toccare in un preciso momento.

Se devo scegliere uno che mi racconti a qualcun altro, presumo che lui potrebbe farlo in una maniera pregevole. Quando morirò, lui sarà l’indiziato numero uno per parlare di me dall’altare.

Ho detto tutto.

 

Ilaria (La Bionda). Parliamo di grandi personaggi e non ci metto La Bionda? Non esiste. Era la velina bionda che componeva l’accoppiata con Teoria, dopo è diventata la ragazza di Antonio ed in seguito è divenuta parte integrante di tutto. Negli ultimi due anni in particolare è una mia amica senza troppi giri di parole. Certamente la persona di sesso opposto con cui ho maggiori confronti e scambi di opinione. La Bionda vale sempre il prezzo del biglietto, se ripenso all’estate del 2011 e agli ultimi mesi, ossia quei momenti grigi e ricchi di problemi, il suo apporto è stato provvidenziale. Merita di essere nell’Olimpo dei personaggi più grandi anche perché io voglio trovarle un difetto o una cosa che non sa. La mia sfida è questa.

God bless you.

 

Marco: Anche lui rientra nella “Stirpe d’Oro”, nei compagni di infanzia con cui giocavo a pallone sotto casa di mia nonna. La simpatia al potere, un senso innato di comicità, il suo taglio con la riga in mezzo e gli occhiali. La maglia scura della Nike di Michael Jordan e i pantaloni con i bottoni della Champion, il colpo di tacco come tratto distintivo, il computer e le sfide alle versioni precedenti a PC Calcio. Il suo cane odioso (Minù), il suono inspiegabile del suo campanello di casa (tipo una frenata di una macchina), le sue battute sul sesso. Marco per me è tutto ciò, ma anche molto ma molto di più. Fenomenale.

La mia “Hall of Fame” (Parte III)

 

David (Mr. Ghibellino, Brivido, Cattocomunista, Catto, Gatto, Gallo, Galluccio, Carlo, Davide di Tivoli). E che vuoi dire di questo personaggio giunto dalla Ciociaria? Un pezzo della mia università è lui. Amico a tutto tondo, confessore, custode di dichiarazioni e riflessioni private, compagno di viaggio insostituibile, un semi fratello che però parla con un accento lievemente diverso. David è molto più di tutto ciò, per lui mi risulta davvero difficile contenermi in poche righe. Potrei pubblicare la lettera che gli ho scritto prima della sua tesi magistrale ma è troppo lunga, di certo, io, per il Catto, “sarei disposto a prendermi anche una zaccagnata”. Ueeeeeeeeeeeee!!!

 

Davide. La più grande sorpresa degli anni delle superiori, un altro per cui tornerei a quei tempi. Una fucina di divertimento, leader incontrastato, genio di fantasia per battute e frasi. Insieme avremo parlato di qualunque giocatore del mondo e di ogni partita giocata negli ultimi 100 anni, non penso che non sia stato citato qualcosa del genere con lui. E poi, le bandiere, i cori, gli striscioni, le esultanze, quanto fomento si racchiude in questo essere umano. Un episodio che lo identifica a pieno è il video alla mia festa a sorpresa dei 19 anni quando con il megafono in mano lanciò a gran voce il classico “Tanti auguri a te, tanti auguri a te…”. Altro livello.

 

Federico (Chicco). Tutti vorremmo essere un giorno nella vita lui. Io sicuramente. Più piccolo di suo fratello Paolo, diversissimo e scapestrato come tutti i secondi figli. Due anni in meno di me, siamo cresciuti sotto quel cortile giocando a pallone, a nascondino e con le sfide alle Playstation. Un personaggio leggendario a mio avviso. Se devo scegliere un aneddoto, il mio preferito rimane quello di quando uscì all’improvviso dal portone correndo, iniziò a giocare con noi calciando il pallone a caso come se fosse impazzito completamente. Aveva nove anni e dopo questi 5 minuti di euforia mista ad esaltazione lo guardai in faccia e notai una cosa blu sul lobo del suo orecchio destro e gli domandai: “A Federì, ma che è sta cosa che te sei messo?” e lui: “E’ il mio orecchino, bello eh? Non te piace?”. Si era attaccato sull’orecchio l’adesivo blu della Melinda…

 

Francesca (Special One). Non poteva mancare. Non poteva essere assente anche solo per un fatto: il peso che ha avuto per me soprattutto nel biennio 2008-2010. Bastava una sua frase, una sua frecciata, o uno sguardo, per farmi sentire inadeguato, per mettermi a nudo. Ha avuto un influsso su di me diverso da tutti gli altri, ma per me ha significato un sacco di cose. Ci siamo voluti bene fino a guardarci con indifferenza, ci siamo avvicinati tanto da doverci allontanare drasticamente e all’improvviso. La mia tesi triennale l’ho dedicata a lei, un gesto che rifarei altre cento volte.

Uno dei simboli della mia università. Malgrado tutto.