Prima di rincontrarci

Vedo l’ultimo sole che tramonta dalla finestra laterale della mia veranda. Indosso una t-shirt a maniche corte, forse per l’ultima volta, le previsioni infatti ci anticipano che da domani arriverà una perturbazione forte, previsti almeno 3 giorni di pioggia. È l’ultimo saluto alla bella stagione, e allora, lo voglio fare in bello stile.

L’estate è alle spalle da un pezzo, ma settembre e ottobre hanno regalato fin troppo caldo, quello più bello, quello che non ti dà fastidio, perché se cammini per strada cerchi il marciapiede al sole. Ventotto gradi, questa è la temperatura che registrava il mio termometro all’ora di pranzo, il termometro posto sopra la mensola del camino. Mi piace questa contrapposizione, uno sopra l’altro, fra un po’ però l’ordine si rovescerà e la legna inizierà ad ardere, il camino a fumare e del termometro non ce cureremo più, fino a maggio almeno. Le prime piogge, l’ora solare che incombe nel week end, il cambio degli armadi, le giacche messe nuovamente a portata di mano, tutte queste azioni cicliche ritornano, sistematiche, come sempre.

Il caldo lascia il passo al fresco, fra un po’ sarà freddo senza mezzi termini. Sarà novembre, ci sarà il ponte dei Santi, torneremo a mangiare castagne, mandarini, a respirare l’aria gelida, in particolare quella del mattino, quando si esce da casa.

Amo il caldo, anche quello torrido, non mi lamento mai del calore, per me è come sputare su un piatto di pasta, non esiste. Mi piace l’estate ma di fondo so che ho bisogno dell’inverno, del giaccone, del buio alle 16.30, fantastico sempre sul fatto di vivere un anno in pantaloncini, ma credo che mi annoierei. Mi affascina l’idea di tornare a mettermi un maglione, o la sciarpa, fa parte della natura. Allo stesso modo, impaziente proverò sollievo verso fine marzo, quando il peggio sarà passato ed i primi caldi faranno capolino, quando la primavera ci risveglierà.

Se ne va la bella stagione, ci ha accompagnati meravigliosamente, ci ha dato più del solito, ci lascia a Halloween, al vento, alle luci sempre accese nelle case, a quell’aria che fra un mese si colorerà di rosso, di Natale.

Forse è proprio quell’appuntamento che mi fa accettare il passaggio con serenità, perché è tempo di voltare pagina, chiudere lo scatolone con le polo a manica corta e dargli l’arrivederci, un rapido saluto, prima di ricontrarci.

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I am dreaming of a white…february!

Tanto tuonò che…nevicò!. Vista la situazione ed il meteo, per una volta si può apportare una minima modifica al detto e sostituire in maniera assolutamente pertinente la neve alla pioggia. L’avevano annunciato, tra venerdì e sabato avrebbe nevicato anche a Roma e alla fine così è stato. Questa città completamente imbiancata fa notizia, che ci sia un metro di neve in qualunque posto d’Italia in fondo è poca roba, ma la Città Eterna di bianco vestita è qualcosa di veramente assurdo. Considerando che qui non nevica mai e l’ultima attestazione di neve è del 1985, il fenomeno che si è abbattuto stanotte è certamente un qualcosa di paranormale. La mia sveglia mattutina è stata inevitabilmente caratterizzata dal colore bianco che aveva invaso il balcone difronte la mia finestra, regalandomi un fotografia mai vista ed impossibile da immaginare. Terminato il momento di clamore e di lieve entusiasmo, sono dovuto salire sul terrazzo per spalare neve come mai in vita mia. Mi sono cimentato in questa nuova attività che ha preso il posto della palestra di sabato, dopo 3 ore ero praticamente morto. Mentre di sotto vedevo gente di ogni età giocare e lanciarsi le palle, io mi adoperavo nel togliere la neve da sopra il tetto della veranda, il punto più a rischio di tutto lo stabile. Il timore che domani si possa replicare il tutto mi addolora già da adesso. Nel frattempo è saltato l’evento a cui avrei dovuto lavorare e la partita è stata rinviata anche se ho forti dubbi che si possa disputare domenica. Un nostro vicino di casa ha affermato: “La neve è bella in montagna, in città no, a Roma ancor meno…”con una semplice frase ha espresso tutto, questa città non può sopportare una nevicata del genere, se i Romani duemila anni fa decisero di stabilire la sede del loro impero da queste parti, dove non nevica, non piove, non c’è il terremoto ed il clima è ottimo, proprio stupidi non erano…

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