Tutta una serie di cose

Volevo scrivere un post intitolato Stessa storia, stesso posto, stesso bar, ma alla fine questo breve testo è diventato una mail che ho inviato a David ieri pomeriggio. Ho desistito dal mio intento perché non volevo nuovamente scrivere qualcosa dal sapore di “Amarcord”. Per la stessa ragione, stamattina, ho deciso di non scriverne uno sulla serata di ieri, un mini raduno con i compagni delle scuole medie tra una caraffa di Mojito e l’altra in quel di San Lorenzo.

Ero quasi sicuro e mi stavo accingendo a buttare giù due righe sugli effetti terapeutici che emana la vittoria di un derby, ma poi ho pensato che due post consecutivi praticamente con lo stesso tema non erano opportuni.

In tutto ciò, martedì ho sostenuto un colloquio importante. Alla fine ho preferito rinunciare, non è scattata la scintilla che immaginavo. Forse è un’occasione persa, uno di quei treni sui quali devi salire a prescindere, correndo il rischio anche che ti rimanga un lembo della giacca fra le porte mentre si chiudono. Sono andato a sensazioni, a istinto, quel sesto senso che mi ha sempre guidato non facendomi sbagliare sulle cose importanti. Spero e credo che possa essere così anche stavolta.

Non sono ancora pronto a scrivere un post sulle sciagure che si stanno abbattendo sulla mia famiglia in senso allargato. L’ultima notizia della scorsa settimana riguardante mio cugino di 2° grado Luca ancora non mi molla. Se penso a cosa dovrà andare incontro in futuro, posso disperarmi e basta.

In compenso ho iniziato a leggere The road to Wigan Pier di Orwell. Nel 2009 conobbi questo straordinario personaggio durante il corso di Storia della Gran Bretagna. Il professore (colui che poi sarebbe diventato il mio relatore nelle 2 lauree) ebbe la capacità di farmi appassionare a questo nazionalista inglese, dall’impronta socialista che combatté nella Guerra Civile di Spagna per il P.O.U.M. 

Nel titolo The road to Wigan Pier si snoda un sottile gioco di parole, un modo di dire che divenne il mio slogan dell’estate 2009, quella della prima stesura della tesi.

Lunedì ho iniziato a leggerlo in inglese. Una sfida in più che mi intriga.

In conclusione, la questione che mi sono posto in settimana è la differenza sottile ma netta che divide l’accontentarsi dal saper apprezzare ciò che si ha e ciò che si è ottenuto.

Forse a qualcuno, a volte, sfugge.