Come ho vinto la tripletta

Nel mio libro preferito, Febbre a 90° di Nick Hornby, ci sono dei capitoli che considero eccezionali. Alcuni racconti hanno il potere di coinvolgerti e di rivelarsi talvolta esileranti, l’importante è essere ossessionati per una squadra di calcio, come lo scrittore stesso. In questo libro, negli anni, ho trovato un’infinita di corrispondenze, ci sono dei punti in comune a volte incredibili, fra questi, il racconto Come ho vinto la Doppietta. Hornby parla del 1971, l’anno in cui l’Arsenal vinse scudetto e coppa d’Inghilterra, allora 14enne, racconta la gioia e allo stesso tempo la frustrazione per non aver assistito a nessuna delle due partite decisive. Anche io non sono andato a Roma-Inter in coppa Italia e non ero nemmeno a Siena per l’ultima di campionato, malgrado il doppio successo, la mia assenza ha annacquato in qualche modo la grande felicità. Questo parallelismo, in realtà, si è però concluso il 16 maggio, perché evidentemente, il destino, è stato tanto magnanimo da concedermi un’altra chance, non Madrid, ma almeno P.za Duomo, l’epicentro della festa nerazzurra per la finale di CoppaCampioni. La mia tripletta l’ho vinta così, assente nei luoghi topici ma felice di averla vissuta, è stata una stagione irripetibile e rileggendo le pagine del libro di Hornby, mi sono tornati in mente, gli istanti decisivi, quelli in cui ho vinto questa tripletta. L’ho vinta seduto sulla mia seggioletta a casa; perdendomi l’ottavo di finale di coppa Italia perché era la sera della mia festa di laurea; non vedendo il primo tempo di juve-Inter, perché Mediaset Premium era in tilt. L’ho vinta ascoltando le telecronache di Scarpini e Recalcati; l’ho  vinta di sabato, di domenica, a mezzogiorno e il venerdì sera; l’ho vinta in silenzio in MonteMario; e litigando con quella testa di cazzo da Friends a P.za Trilussa. L’ho vinta a San Siro, in P.za Duomo, in una sala TV in un ristorante di Veroli; l’ho vinta con i miei genitori; con Alfredo, Simone e zio Aldo; per merito di Pazzini e Milito. L’ho vinta così, fra emozioni e sogni, paure e scaramanzie, con l’occhio destro che mi batteva per l’ansia e l’angoscia che regnava sovrana. L’ho vinta, ed è stato meravigliosamente bello.

Andando avanti nel libro, verso la fine, c’è un pezzo intitolato La Quintessenza dell’Arsenal, che parla della vittoria del campionato del 1991, ed anche in questo caso, penso che ci siano numerosi spunti interessanti, che possono ricollegarsi alla nostra fantastica stagione. Anche l’Inter, un giorno, potrà dire di aver vinto nonostante antagonismi e avversità quasi comiche. Le polemiche e le squalifiche di Mourinho, Inter-Sampdoria, gli spostamenti delle partite del milan, il coinvolgimento perfettamente orchestrato per tirare in mezzo la società e Facchetti in Calciopoli nel momento clou della stagione, gli infortuni, la finale in casa della roma, gli arbitraggi talvolta sconsiderati soprattutto a inizio 2010, il caos biglietti per i tifosi. Malgrado questo, l’annata si è trasformata in leggenda, gratificante e molto più rappresentativa della natura stessa dell’Inter. Per questo motivo, un giorno, fra qualche anno, potrò raccontare che: “Il club e i tifosi serrarono le fila, superando con determinazione e con un accanimento splendido, difficoltà quasi insormontabili, molte di loro produzione. Fu un trionfo, non solo per la squadra, ma per quello che la squadra era arrivata a rappresentare, e in senso lato, per tutto quello che i tifosi dell’Inter sono diventati. Il 22 maggio fu la nostra serata, e tutti gli altri potevano andare a farsi fottere”  

 

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