Veni Vidi Vici

Avevo concluso l’ultimo post prima della partenza affermando che stavamo per recarci in un luogo di fomento, in una città di simpatici invasati; tornato da Siena posso soltanto ribadire e sottolineare con il pennarello rosso quanto avevo detto venerdì sera. Sabato 2 luglio rimarrà nella mia mente come il giorno del primo Palio, del fomento massimo e di un clima che non ha eguali al mondo per tantissimi motivi. È una città meravigliosa Siena, di questo ne ero già a conoscenza seppur i miei ricordi su questo posto stavano iniziando ad essere un po’ sbiaditi, averla vissuta all’apice del suo entusiasmo mi ha regalato un brivido difficile da poter spiegare. È andato tutto bene, il viaggio, l’hotel, addirittura anche il meteo che per diverse ore, considerando le nuvole e un po’ di pioggia, ci aveva fatto temere una clamorosa beffa. Il tempo fresco è stato alla fine il grande alleato, ci ha permesso di non essere ammazzati dal caldo torrido e ci ha conservato per bene calcolando le 3 ore e mezza trascorse seduti vicino allo steccato su un lato di Piazza del Campo. Abbiamo preso posto praticamente di fronte alla Torre del Mangia all’altezza della tribunetta riservata ai contradaioli e qui abbiamo potuto vivere un dei momenti di maggior fomento, forse quello principale. L’ingresso dei fantini a cavallo che andavano a caricare i proprio contradaioli i quali a loro volta gridavano e aizzavano il fantino in modo clamoroso, con una grinta e una rabbia terrificante. Dei tre giri del Palio non ho quasi memoria, l’atmosfera elettrica a coinvolgente durante la corsa mi ha preso a tal punto che ricordo qualche immagine. Alla fine la vittoria è andata all’Oca e qui devo fare un piccolo passo indietro per spiegare una cosa. La morte del cavallo della Chiocciola durante le prove del giorno prima aveva spinto me e David a parteggiare per questa contrada piuttosto sfigata, quando ho saputo però che non avrebbe preso parte alla sfida in nessun modo ho deciso di scegliere comunque una contrada per vivere il Palio con il gusto della gara e del tifo per qualcuno. Dopo un’indecisione che è durata almeno un’ora, al Duomo, nei pressi di un banchetto che vendeva le bandierine delle varie contrade, ho scelto quello dell’Oca decidendo quindi di tifare per quest’ultima. Al termine del Palio la mia soddisfazione è stata ovviamente doppia anche perché ero in qualche modo vincitore, di certo avevo scelto con lungimiranza e posso dire di aver portato bene: un Palio, una vittoria, il massimo insomma. La serata dopo la corsa è scivolata fra una discreta cena, una passeggiata per le vie della città in festa ed il rimescolamento in mezzo al corteo in delirio dell’Oca prima di raggiungere nuovamente la macchina per tornare a Vescovado di Murlo dove avevamo il nostro l’hotel. Sono stato felicissimo di aver vissuto questa esperienza e di aver assaporato un clima magico e irripetibile, ogni mia attesa è stata ripagata alla grande ed il fatto che io voglia tornare a vedere il Palio quanto prima è la dimostrazione che sono estremamente soddisfatto di questo regalo che ci siamo voluti fare.

Dopo Stoccolma c’è Siena, questo è stato per due mesi lo slogan mio e di David, ora che anche il Palio è andato in archivio bisogna mettersi nuovamente alla ricerca di qualcosa, anche perché lo slogan in realtà aveva una coda abbastanza drammatica che sarebbe opportuno evitare…

DSC00517.JPG