Differenze

Dai su, lasciatemelo scrivere un post così, uno di quelli fastidiosi, o meglio infastiditi, di condanna, di disapprovazione, quei post normalizzatori che richiamano un po’ tutti all’ordine e alla calma, ma soprattutto al non esagerare, al non parlare sempre con superlativi e a non lamentarsi in continuazione.

Dai dai, ormai ho cominciato e lo scrivo, sì dai, perché ci tengo subito a spiegare una cosa, magari banale, forse per me, ma non per tutti, o comunque per tanti. Studiare all’estero è una cosa, fare uno stage è un’altra, lavorare un altro livello ancora. Personalmente ho avuto la fortuna, il privilegio e il merito di poter sperimentare tutti e tre questi step e di conseguenza posso parlare con piena consapevolezza delle esperienze, ma ancor di più mi rendo conto di quanto siano lontane fra loro.

Studiare, amici miei, è uno spettacolo. Una passeggiata di salute, un piacere, un divertimento. Se poi è all’interno di un contesto Erasmus, be, allora è la fine dei giochi. Anzi, è un parco giochi. Tuttavia, lo studio e il suo contesto permettono una vita magnifica, conoscenze illimitate, spasso, pause, giri e spensieratezza. Se poi non si ha un minimo di buon senso e si sperperano tutti i denari di mamma e papà, diventa festa grande. Delirio. Per quanto difficile e impegnativo, stiamo pur sempre parlando di libri, magari di voti e di esercizi. Insomma, ci siamo capiti. Diverso ovviamente è quando lasci l’aspetto didattico e sali al livello successivo, in quel limbo in cui non sei un lavoratore ma nemmeno uno studente, sei un apprendista, un pendolo che oscilla in cerca di stabilità.

Uno stage è un altro discorso, non si avranno decine di responsabilità, ma si sta in un ufficio, in un posto di lavoro. Si sta nel mondo degli adulti, non in una scuola e nemmeno in una facoltà. Cambiano gli orari, le mansioni, magari cominciano a esserci obblighi veri e soldi in ballo. La fatica è diversa, l’impegno aumenta. Quando tornai a Dublino per la seconda volta fu la prima cosa che capii, e l’effetto fu maggiore perché nello stesso posto pochi mesi prima avevo vissuto il magnifico status di studente. Cambiando quell’etichetta anche il modo di vivere la città si diversificò, meno Gardaland e più luogo di vita reale. Mentre lo capivo e cercavo di spiegarlo, oltre a non essere compreso del tutto, speravo di poter vivere presto il terzo e ultimo step, quello di lavoratore, di dipendente, pagato e autosufficiente.

Tredici mesi dopo sono stato accontentato, ho cambiato città e ho iniziato questa attuale avventura. Ho cercato di trovare dei punti di contatto con esperienze di altri conoscenti ma non le ho trovate. Nemmeno Gabriele che va in Cina nel marzo del 2011 è paragonabile, anche perché ad attenderlo c’erano due amici non qualunque, come se qui a Toronto avessi ritrovato Antonio e Ilaria. Insomma essere dall’altra parte del mondo, da solo, e per solo dico veramente da solo, a lavorare in un clima atmosferico tutt’altro che amichevole non è una passeggiata di salute.

Eppure, malgrado tutto, mi sto calando sempre più in questa storia. E più lo faccio e meno noto problemi, più tutto mi sembra ormai abbastanza normale e più mi dico che oggettivamente non lo è. Poi penso a quelli che si lamentano per il “troppo lavoro”, che fanno tutto loro, che sono iper-stressati, che sembra lavorino in miniera, sì quelli là insomma, quelli che però la sera tornano a casa e trovano tutto pronto. Spesa, cucinare, lavare, pulire, lavatrici, stirare, no-problem, ci pensa qualcun altro, loro devono solo lavorare per dire poi che sono indaffarati.

Quelli mi stanno sui coglioni. Non sono bravo io, sono una persona normale che si rimbocca le maniche ed è felice di farlo perché sa il valore di tutto questo, sono ridicoli loro, quelli che ingigantiscono tutto, quelli che quando escono dall’ufficio possono staccare completamente mentre per altri finita la giornata lavorativa inizia quella domestica con le numerose cose da fare, a meno che non si voglia campare nello sporco, comprarsi le magliette piuttosto che lavare quelle usate e mangiare panini.

Ecco allora, venite qui, uscite la mattina con -19 e la neve ovunque per andare a lavoro e trovate il tempo per far tutto uguale, invece che esagerare sempre e comunque per essere compatiti o per beccarvi qualche complimento gratuito.

Siate cortesi, fate i bravi su.