Riflessioni febbrarine (Parte II)

“Romagna mia…”

Ieri mattina sotto la doccia cantavo “Romagna mia”, e dopo un po’ mi è venuta in mente la versione dei bolognesi – o degli emiliani in generale – che cambia alcune parole rendendo la canzone profondamente di scherno verso i vicini di casa romagnoli.

A me fa ridere questa cosa, così come mi hanno sempre affascinato e divertito le rivalità territoriali italiane. Poco dopo mi sono domandato se qui hanno qualcosa di vagamente simile e ovviamente mi sono risposto dicendo che per mille motivi non è proprio possibile e ho anche aggiunto: “Beh, che si perdono…”

Bevi un altro po’

La scorsa settimana riflettevo ancora una volta sulla stupidità di chi ad una certa età beve e non conosce i propri limiti. Perché ubriacarsi, spendere un sacco di soldi, andare oltre, infastidire la gente e non ricordarsi nulla inoltre il giorno dopo? Non si spiega. Non lo so. Capisco il ragazzino, il teenager, il 20enne, posso dare loro più giustificazioni, ma a una certa età, intorno la trentina, ecco, lì dovresti cominciare a conoscere i tuoi limiti e farla finita, o almeno metterti dei paletti. Per il bene tuo e la pace degli altri.

Scheletri negli armadi

Al giorno d’oggi rischiamo sempre di essere vivisezionati dai social. Ciascuno di noi ha qualcosa da nascondere, e tutti noi, in particolare coloro che hanno ruoli importanti o personaggi popolari, ogni giorno rischiamo di vedere la nostra immagine e non solo, disintegrata. Credo che paradossalmente la cosa migliore sia l’opposto, giocare d’anticipo e partire dal presupposto che nessuno di noi è perfetto e tutti siamo attaccabili. Pertanto conviene confessare le nostre magagne e raccontarci per quelli che siamo; è l’unico modo per essere sereni e dormire in pace senza il timore di questo genere di sorprese. Magari un giorno, quando condurrò Sanremo, andranno a spulciare nel mio passato e scopriranno non so che. Sì, che io sto dalla parte degli ultrà e ancora oggi è l’unico movimento in cui eventualmente mi riconosco. E che tutte le mie antipatie verso persone, cose, idee e altro, non le ho mai nascoste e sono quasi contento di ostentarle e ripeterle.

Polemiche da bar

A me questa settimana di polemiche ha irritato molto, soprattutto perché l’Inter ne esce non benissimo. Polemiche sterili, discussioni ridicole, su episodi dubbi sui quali io non mi sono nemmeno innervosito. Abbiamo perso una partita per una giocata fenomenale e fortunata di un avversario, teniamoci una buona prestazione e tante indicazioni incoraggianti. Il futuro ci appartiene ragazzi, non ci sono discorsi.

Abbiamo perso, capita. La Juve è più forte di noi e di tutti, ma non è detto che lo sarà ancora per molto tempo, anzi, dovessi scommettere, direi che manca poco.

Basta lamentele, pensiamo a giocare e a vincere, il resto sono chiacchiere da bar, quelle che a me non piacciono troppo.

Vabbè già che ci sto ecco il secondo episodio. Daje.

Riflessioni febbrarine (Parte I)

Febbraio è iniziato e a breve farà anche il suo giro di boa, ma negli ultimi giorni mi è capitato di soffermarmi su alcune considerazioni, intelligenti e non, ma visto che nessuna valeva un post anche per scarsa lunghezza, ho deciso di metterle tutte insieme.

Criterio di giudizio

Quali sono i principi per dire se un posto va bene per viverci? Ce ne sono tanti indubbiamente, ma tralascio quelli essenziali e classici, per addentrarmi in un principio che ho sviluppato giorni fa sull’autobus.

Un buon posto per vivere è tale se ti dà modo di spendere i soldi che guadagni e toglierti qualche piacere. Spesso mi è capitato di dire che anche se qui guadagnassi 5000 dollari al mese, in fondo, poi non saprei come spenderli, ed è proprio così. Considerando che il modo in cui ciascuno spende i soldi è personalissimo ed insindacabile, io espongo il mio per chiarire cosa intendo.

Con questi soldi ad esempio non posso uscire la sera per andare al ristorante o mangiarmici una buona pizza. Non ne vale assolutamente la pena per la pessima qualità del cibo e il prezzo del tutto inadatto per ciò che viene offerto. Perché quindi devo spendere 15 dollari per una pizza cattiva, essere insoddisfatto e infastidito dall’aver buttato letteralmente i soldi? È sciocco. Fine dei giochi.

Stesso discorso vale per la pasta ad esempio: se vado al supermercato “Rabba”, compro un barattolo di pelati Mutti a 2.29 dollari ed una scatola di pasta Barilla mangerò qualcosa di nettamente superiore allo stesso piatto in un ristorante semi-italiano.

A Roma, in Italia, invece, andrei fuori almeno ogni sabato per ingozzarmi di supplì e pizza e tornerei a casa felice.

Potrei comprarmi dei vestiti però, no? Peccato che qui ad esempio ti vesti in base al tempo. Vuoi un bel paio di scarpe? Non ha senso comprarle perché per mesi dovrai indossare solo scarponi e calzature adatte a freddo, ghiaccio e neve. Uguale per altri capi, per cui, non ti compri nulla perché non ne vale la pena, e poi, la qualità e lo stile nord-americano è decente? No. In Italia, mi comprerei qualcosa ogni settimana.

Parliamo di tecnologia? Che me ne faccio di una TV enorme da 80 pollici? A casa tua è un conto, quando sei in affitto dall’altra parte del mondo è un altro. Soprattutto spendere così tanto vale la pena se poi un giorno – non lontano – te ne vai? No.

Che altro allora? Beh, I soldi li spendiamo per un weekend? Peccato che qui un fine settimana non basta per andare in un’altra città per le enormi distanze. Fossi a Roma, andrei una volta a Napoli, una a Firenze, una in Umbria, una al mare, ci siamo capiti.

Una passione? In Italia andrei a vedere l’Inter frequentemente, qui che vedi? I Raptors qualche volta quando oltretutto non conta, ma insomma il concetto è chiaro.

Ecco, raramente la gente pensa a questo aspetto. Io credo però che sia opportuno prestarci attenzione un attimo. Un posto che non ti permette di spendere i soldi che guadagni e di goderti piccoli momenti non è un buon posto per vivere.

 

Il caffè

Ogni mattina quando cammino per andare a prendere la metro vedo nutrite file di persone in attesa di prendere il loro caffè da Tim Hortons, una via di mezzo fra McDonald’s e Starbuck’s, ma adatto soprattutto per la colazione. Ogni mattina mi domando che brutta vita debbano avere queste persone. Non sono un gran bevitore di caffe, ma aspettare e non poco per un bicchierone di carta di “acqua sporca” deve essere una brutta condanna. Chissà che devono aver fatto di tanto malvagio nelle vite precedenti per meritarsi tutto ciò. Me lo domando ogni mattina, fra le 8.40 e le 8.50

CONTINUA…

E pure febbraio…

Hai capito il Catto…e insomma Davidì, la settimana l’abbiamo archiviata ma soprattutto anche febbraio ce lo siamo tolti dalle scatole per parafrasare in maniera più educata Garrone in Vacanze di Natale.

Certo Gallo, la domanda del giorno è la seguente: ma se tre anni fa, mentre mi accingevo ad assaporare l’ultima ondata di brividi universitari con la laurea magistrale, m’avessero detto che tre anni dopo sarei andato tagliere i capelli da una parrucchiera nella Chinatown di Toronto, ma io c’avrei creduto? Beh, penso proprio di no.

Alla fine da oggi posso dire di vivere qui, o meglio di abitare in questa città seguendo la mia bizzarra teoria secondo la quale per dire che hai vissuto in un posto devi aver avuto la necessità di tagliarti i capelli lì. Elaborai questa opinione quando ero a Dublino, e dopo un mese dal mio arrivo andai a Balally dal barbiere del Manchester United che con 10 euro faceva il dry-cut. La seconda volta, a dicembre, invece andai da un mezzo indiano che aveva un buco davanti Deals affianco la fermata della Luas di Dundrum. E quindi, da stasera sono uno di loro, certo, se mi avesse sfumato un po’ dietro la mia acconciatura sarebbe migliore, ma nel giro di dieci giorni il problema sarà del tutto risolto.

Domani è marzo quindi, martedì abbiamo la cena tutti insieme al ristorante messicano per il compleanno del nostro CEO, venerdì svolto a 28 e mi intristirò un po’ forse per la prima volta, non tanto per il compleanno ma quanto per il fatto di non poterlo festeggiare con la mia famiglia o miei amici, insomma, con qualche caro. Il prossimo week-end invece ci sarà il passaggio all’ora legale e quindi guadagniamo questa ora di sole che può far solo comodo e poi accorciamo a meno 5 su di voi, magari vinciamo pure lo scontro diretto e vi abbiamo ripreso. Sta frase mi sembra molto familiare, peccato che non succeda mai, o almeno nemmeno quest’anno mi sa che avrà senso. Strano.

Poi Galluccio che altro? Sì, il sabato Pasqua tutti all’Air Canada Centre per vedere il basket vero, quello della NBA, il top del mondo, per Toronto Raptors-Boston Celtics, con un entusiasmo personale già a livelli sensazionali dopo aver comprato il biglietto ieri sera. Per il resto ti saluto calorosamente con le tre dita alzate, ci sentiamo presto Gaucho, stammi bene e riguardati.

P.S. Ah dimenticavo, ma è vera la storia che per mangiarti un pacchetto di Pavesini hai perso la paperella al lago di Canterno mandando all’aria la tua giornata di pesca?