Eterna presenza

Non importa che non ti abbia,
non importa che non ti veda.
Prima ti abbracciavo,
prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell’anima lontana,
eterna presenza.

 

Pedro Salinas

 

Cinquanta sfumature di…

Alla fine non ho resistito alla tentazione. Non volevo scrivere questo post per non alimentare la popolarità di questo libro (sarebbe più corretto dire libri dato che si parla di una trilogia) ma poi mi sono piegato all’attualità. Senza dubbio, uno dei tormentoni di questa estate 2012 oltre a Gusttavo Lima e la sua Balada, è stato il libro Cinquanta sfumature di grigio, un romanzo erotico scritto nel 2011 dalla scrittrice inglese E. L. James.

Questo fenomeno letterario è sbarcato in Italia raccogliendo un successo incredibile: tutti ne parlano, tutti lo hanno letto e soprattutto tutti ne sono rimasti affascinati. In Inghilterra è diventato il libro più venduto di sempre, l’intera serie ha già venduto oltre 31 milioni di copie in tutto il mondo e i diritti sono stati venduti in 37 paesi.

Stiamo parlando quindi di un successo planetario, impossibile da sminuire. Un paio di settimane fa ho dato una sbirciatina a questo libro, lo sta leggendo mia madre in prestito da una sua amica che glielo ha vivamente consigliato. Leggendo qualche passaggio, in particolare le parti relative ai momenti erotici, ho capito il motivo per cui non sono attratto da questo filone.

Penso che il sesso sia un argomento che negli ultimi decenni, dagli anni 80 in poi, abbia iniziato ad assumere sempre più un’importanza rilevante, è entrato nelle nostre vite in maniera stabile e non solo come “pratica”. Tv, giornali, pubblicità, canzoni, qualunque cosa oggi punta dritto alla sessualità, con un’insistenza che personalmente non mi intriga. Come tutte le cose, la sovraesposizione rischia di allontanare la gente da ciò che viene pompato in modo esagerato, a me è successo questo negli ultimi anni. Vedere sesso ovunque, osservare continui riferimenti a questa sfera ad ogni livello, è un espediente che mi ha francamente annoiato, non ci trovo più nulla di interessante.

Leggere un libro che racconta di incontri erotici, giochini e pratiche insolite non mi attira minimamente. Arriverà un giorno, forse, in cui anche gli italiani prenderanno le distanze da questo modo pressante di infilare il sesso dappertutto. Dopo decenni di tabù, probabilmente, alcuni non sono ancora sazi e hanno spazio nel loro serbatoio per appassionarsi a questi discorsi.

A me non piace, non diverte e non affascina, sinceramente anche le battute o le barzellette sul sesso non mi hanno mai fatto ridere, non riesco a trovarci quell’aspetto comico e divertente, ma qui entriamo nel mondo privato dei gusti di ciascuno di noi.

Ho sentito parlare di questo libro in continuazione ultimamente, mi sono fermato all’apparenza e a qualche pagine estrapolata qua e là ma questa rapida lettura ha sollevato dentro di me delle riflessioni: questo genere letterario non mi cattura, forse perché la quotidianità calca troppo la mano su certi temi che alla lunga, anziché coinvolgere, spazientiscono le persone, me compreso.

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Marcovaldo

Da tempo volevo leggere Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città libro scritto da Italo Calvino: venti novelle, una per ogni stagione in un ciclo di cinque anni, una raccolta di storie pubblicate la prima volta nel 1963. Non so esattamente la ragione di questo mio desiderio, il nome del protagonista in realtà mi ha sempre attirato forse per quel suo essere esotico, da attaccante brasiliano ma avevo anche voglia di leggere qualcosa di rilassante e semplice. Pagina dopo pagina mi sono appassionato alle vicende di questo immaginario Every Man italiano, nato fra le due guerre e testimone oculare di un Paese nel pieno del suo boom economico: fra supermarket pieni di gente e insegne luminose che accendono le vie di una città mai citata ma molto simile alla Torino degli anni Sessanta. Marcovaldo è il ritratto di un’Italia pulita e semplice come il suo animo, è padre di una famiglia numerosa e lavora come uomo di fatica in una ditta la Sbav. Ama la natura, molto meno la vita caotica di città con i suoi ritmi isterici, scruta con attenzione il riaffiorare delle stagioni e sogna il ritorno a uno stato di natura andando incontro inevitabilmente ogni volta ad una delusione. Un senso melanconico caratterizza il libro, dal principio alla fine; malgrado tutto Marcovaldo incarna l’ottimista, non si arrende mai ed è sempre pronto a ricominciare. L’atteggiamento che contraddistingue il protagonista è quello dell’ostinazione e della non-rassegnazione. Può sembrare un libro per bambini o per ragazzi ma in realtà Calvino si rivolge anche ai grandi, snocciolando i temi della vita contemporanea trattandoli con spirito pungente, sena indulgenze retoriche e con un invito costante alla riflessione. 

 

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