Le mirabolanti avventure estive di un Azzurro e una Rossocrociata (Parte 3)

 

“Ehm…ciao mamma, sono partito poco fa da Milano, tutto bene, sono in orario. Senti, volevo dirti una cosa…ehm, non sono da solo, Giorgia sta venendo a Roma con me”.

Con queste parole l’Azzurro metteva la madre al corrente della novità imprevista, del brivido inatteso e per questo ancor più profondo. Il viaggiò scivolò serenamente, tra l’incredulità dei due e l’entusiasmo di un’avventura assurda, già bella ma con tutte le potenzialità per diventare indimenticabile.

Giunti nella Città Eterna andarono a casa dell’Italiano: un po’ di imbarazzo inevitabile, qualche battuta e sorrisi accennati. La serata trascorse tra la vittoria dell’Inter a Catania, l’articolo redatto dall’Azzurro ed un giro rapido a Frascati prima che l’Italico tornasse davanti al pc per scrivere un altro pezzo alle tre di notte ligio al dovere. Appunto, la notte, quella che faceva saltare il banco rimescolando tutto nuovamente, o meglio, dando una nuova direzione alla vicenda. Parlarono fino alle 6, raccontandosi tutto, ma stavolta davvero e senza filtri, ripercorrendo i giorni svizzeri che assumevano tutto un altro valore, ripensando a quella frase non detta, al gesto auspicato ma mai arrivato e ai timori delle reazioni dell’altro. Fu tutto più semplice dal lunedì mattina, più comodo, piacevole e chiaro. Il cimitero acattolico, i Fori, Fontana di Trevi, il Pincio e Villa Borghese prima della cena ad Ariccia per una mangiata tipica. La prima giornata tutta romana passò così, la seconda invece fu caratterizzata dal museo ebraico, Trastevere e il Lungotevere, la pizza “Ai Marmi” e quel sapore diverso, quel profumo unico delle notti di settembre a Roma, quando il caldo non molla la presa e ti senti esattamente nel posto giusto al momento giusto. Padrone del tempo, con un regalo in tasca e la sensazione che le ore siano sempre troppo brevi, perché volano, divorate dal gusto e dalla voglia di fare. Succede così quando finalmente scatta il semaforo verde e hai la strada davanti libera, quando avresti voglia di correre con la smania di sapere sempre qualcosa di più dell’altro, quando 8 giorni vissuti insieme in ogni minuto non sono un peso e non hai mai sperato di essere altrove, magari solo per isolarti un attimo. Quelle prime giornate erano state così, un crescendo, un escalation di brividi, con le emozioni vive di due debuttanti al Gran Ballo, con la certezza che il destino aveva avuto molta più fantasia di loro.

 

“La vita è una traiettoria imprevedibile, casuale. Tutto sembra andare storto e finisci dritto nel posto giusto. Basta una buca, un sussulto, una svista improvvisa che sposta l’asse e rompe la geometria del destino”.

(Matteo Maffucci)

 

 

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TO BE CONTINUED…

(Fine terza parte)

Le mirabolanti avventure estive di un Azzurro e una Rossocrociata (Parte 2)

 

Lucerna o Sankt Moritz? Questo era l’amletico dubbio dei due protagonisti mentre si giravano nell’Infinity Bed con il computer davanti e Google Maps aperto. Dopo un breve conciliabolo la località sciistica per antonomasia veniva scelta, con soddisfazione, sicuri che avrebbe regalato emozioni. Con Iris dei Goo Goo Dolls a fare da canzone apripista della giornata come consuetudine, iniziava il viaggio verso la montagna, passando per l’Italia, un qualcosa che aveva messo di ottimo umore l’Azzurro incupendo inevitabilmente la Rossocrociata. Proprio lei aveva indicato al suo passeggero dove lo avrebbe portato, e lui, incredulo, aveva glissato. Dopo due teleferiche e 50 franchi di biglietto a testa erano davvero lassù fra i ghiacciai, in mezzo la neve al 30 di agosto a tirarsi palle bianche addosso. Vista mozzafiato, spettacolo unico, così come il pranzo con le cime davanti e un signore del Laos con cui parlare. Soddisfatti e sazi del pasto eccellente, i due decidevano senza un valido motivo di non prendere la seconda teleferica per scendere preferendo la camminata, la scarpinata montana seguendo il sentiero di 2 ore e mezza. E mentre lei offriva idealmente 5 franchi per sapere i pensieri che attraversavano la testa dell’Italiano sempre avanti a tirare la volata, lui pensava che tutto era tranne che uno sciacallo.

Sankt Moritz, il suo silenzio, la sua ricchezza e la Margherita a 20 euro chiudevano un giro dall’alto tasso adrenalinico prima di tornare indietro e fermarsi in Italia a mangiare, in riva al lago di Como, dove una Margherita costa invece 5 euro. In silenzio tornavano a casa. Contenti ma desiderosi di pensare e riflettere con la musica in sottofondo tra cui anche un pezzo di Kim Lucas che fu riconosciuto subito dall’Italico.

La sera a casa decisero di andare in Valle Verzasca il giorno successivo, prima però si sarebbero recati alla diga di James Bond dove pazzi scatenati facevano Bungee Jumping e si tuffavano con una corda da 220 metri pagando oltre 200 euro. Mentre questi arditi si gettavano, loro due mangiavano panini al salame con il fresco ed il vento che tagliava i loro volti. Fresco, non freddo, quest’ultimo sarebbe arrivato più tardi immergendo i piedi nel fiume, quei piedi (in particolare quelli dell’Azzurro) che ripresero un colore umano ore dopo. I colombiani, l’italiano con il costume orange che capitolava nel fiume buttandosi già da un ponte, il coscio-la coscia di pollo rimasta, Franca e poi la serata delle costine mangiate con le mani e accompagnate da Gazzosa al Mandarino. Tutto ciò in attesa del concerto a Ponte Tresa prima del gran finale, dietro casa a 25 franchi per stare in mezzo ai teenagers, in un tendone-discoteca con “Toppino” e con un abbraccio che veniva meno. La serata finiva così, il giorno dopo lui sarebbe ripartito. Felice dell’avventura, invaso da brividi e consapevole del fatto che per essere contenti non deve mica sempre succedere qualcosa di particolare. Le cose belle vanno apprezzate a prescindere e così si addormentava con la valigia ancora da fare.

L’Italiano però ebbe un lampo la mattina dopo, il giovanotto fiero e intrepido come un frontaliere di Usmate Carate alla dogana, chiedeva improvvisamente alla Rossocrociata di seguirlo a Roma prima di andare un attimo al bagno. Al suo ritorno la ragazza elvetica stava già preparando la valigia e alle 11.48 erano alla stazione di Lugano per dirigersi a Milano, con tappa finale Roma.

Clamorosamente insieme.

 

 

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TO BE CONTINUED…

(Fine seconda parte)

Le mirabolanti avventure estive di un Azzurro e una Rossocrociata (Parte 1)

 

Dove eravamo rimasti? Più o meno al sottoscritto che in fretta e in furia preparava la valigia e si imbarcava verso la Svizzera direzione Lugano, nel viaggio meno organizzato e pianificato di tutti i tempi.

Eravamo rimasti lì, la storia di un giovane ed intrepido Azzurro che varcava la frontiera dopo essere stato accolto a Como da una Rossocrociata. Le avventure di questi due personaggi partivano proprio da qui, dalla città lariana, cornice magica e suggestiva per dare il via a 5 giorni di scoperte, sorrisi e divertimento oltre ad una cascata di brividi mai vista in precedenza per portata e durata.

Chiasso, l’Ikea, il cartellone con il prezzo scritto 1.-, l’asciugacapelli che deve essere necessariamente nero, l’arrivo a casa e la scoperta che la Rossocrociata aveva un letto enorme, lungo come un transatlantico, insomma l’Infinity Bed.

Il giorno dopo, i due audaci giovani lasciavano la Svizzera italiana per raggiungere Berna, la capitale, la città degli orsi, oltre al posto in cui studiò e visse Einstein. Giro al Parlamento, foto, passeggiate, il beach volley con tanto di vuvuzela svizzera (diventato in pochi secondi ovviamente l’oggetto preferito da parte di quel bontempone dell’italiano…) e ritorno a casa.

L’Azzurro nel frattempo prendeva appunti sul mondo elvetico: carissimo, complicato, lots of rules e dove ognuno parla una lingua diversa, la sua fortuna però era quella che la sua compagna d’avventura sapeva tutti gli idiomi che Dio aveva inventato. Ammaliato da tanta conoscenza e versatilità, l’italiota si sentiva piccolo piccolo, un nanerottolo insignificante.

Salutata la graziosa cittadina svizzera, elegante, pulita e piena di portici tipo Bologna, l’indomani il giro riguardava Lugano, la dimora della Rossocrociata. Il lago, la chiesa, lo Spritz davanti al Monte San Salvatore, gli incontri inattesi prima di arrivare in un luogo pieno di gente bella, davanti al Casinò, dove c’era un buffet quasi del tutto ripulito prima che i camerieri portassero una teglia di penne al pomodoro un po’ piccanti, ma soltanto un po’, così poco che l’Italiano rischiò di morire e sentì le fiamme dell’inferno ardere nella sua gola.

Soltanto alcune ore dopo, davanti ad un Martini Bianco, mentre scriveva al suo connazionale in Irlanda, al secolo “Il Catto”, riprendeva l’uso parziale delle sue papille gustative. Seduto sulla terrazza del Casinò di Lugano, scrutando l’orizzonte fiero, pensava alle similitudini fra la cittadina ticinese e Montecarlo. Era la fine del terzo giorno, in quello successivo, i due, armati di un fomento che saliva ora dopo ogni ora, sarebbero andati a Sankt Moritz, sul Corvatsch, a 3303 metri, lassù dove osano le aquile e la gente che va a caccia di brividi.

 

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TO BE CONTINUED….

(Fine prima parte)

Telegramma

Sono tornato dalla Svizzera.

Tutto bene.

Ho un sacco di cose da raccontare ma non avrò tempo per farlo per un altro po’ di giorni.

Ho scritto un tweet, i più scaltri capiranno.

Vado a letto.

Gabrié , so che ti starai arrovellando il cervello perché non stai dietro al discorso, ti manca qualche pezzo.

 

Buona notte.

 

Fomento.