Buon distacco…

 

Va sempre così: un abbraccio rapido, una pacca, un saluto e due mezze frasi buttate là tanto per non far trasparire l’emozione. Ci salutiamo in questo modo io e Gabriele, da anni, ogni volta prima di una sua partenza. Ogni volta è un arrivederci, il brutto è che non è mai troppo breve. Anche ieri sera, il copione, è stato rispettato. Lui ha proclamato la sua classica frase per non essere tradito dall’emozione: “Fai il bravo, non fa’ casino…”, io ho risposto e poi, dopo una stretta di mano “molto particolare”, appuntamento a chissà quando. Ecco, la cosa brutta delle ultime volte è proprio questa: quando ci rivedremo? Non si sa. Nei primi viaggi verso la Cina o quando andò in America sei mesi c’era sempre un biglietto per il viaggio di ritorno, ultimamente, questa bella abitudine non viene più contemplata.

Due settimane di Gabriele sono letteralmente volate, complici le feste natalizie e gli impegni obbligatori per entrambi con le rispettive famiglie. Alla fine siamo riusciti a stare un po’ insieme, soprattutto negli ultimi giorni, rivivendo vecchi sensazioni: io vado a casa sua e poi cominciamo a parlare a ruota libera in sala da pranzo. È stato bello, è stato coinvolgente riassaporare certe dinamiche ormai lontane nella nostra memoria. Si è parlato di tutto, anche se poi, alla fine, i discorsi sono sempre quei 2-3 e i personaggi su cui ci si focalizza si contano sulle dita di una mano.

Come è avvenuto prime delle ultime partenze, l’ho salutato a modo mio, scrivendogli qualcosa e prima di lasciare casa sua gli ho consegnato una lettera di due pagine, credo che gli sarà piaciuta e spero che possa essere davvero benaugurante.

 

Sono stato il primo in assoluto a salutarlo in aeroporto all’arrivo e l’ultimo degli amici a dirgli buon viaggio prima della partenza, sarà un caso ma in fondo qualcosa significa. Mentre tornavo a casa, con l’orologio della macchina che segnava l’1.10, mi sono domandato come farò ora, la risposta è stata che farò come tutte le altre volte, ormai ci siamo dannatamente abituati alla sua presenza ad intervalli. Certo che tra avere Gabriele a portata di mano o averlo a 8000 km di distanza c’è tutta la differenza del mondo, soprattutto per me, soprattutto in un periodo come questo.

 

“Mi auguro questo, perché di mezzo ci sei tu, la persona che forse mi conosce meglio di tutti, attraverso delle chiavi diverse ed uniche, insomma, quello che mi guarda dentro e vede tutto senza binocolo pur essendo a 8000 km di distanza, uno che è riuscito a farmi piangere scrivendomi semplicemente due frasi: a marzo e a ottobre.

 

Ti auguro il meglio, davvero, con tutto l’affetto che ho per te.

Buon viaggio, buon ritorno, buon distacco.”

 

Matteo