L’Inter non esiste più

Non mi stupisce in fondo. Sì, non mi sorprende il fatto che il 2014 me lo ricorderò anche perché hanno raso al suolo la mia squadra, un club che ormai, evidentemente, non esiste più. Fra poco più di un mese scenderà in campo qualcosa che non è l’Inter, una formazione che non ha nulla in comune con la mia idea di quella squadra per la quale ho sospirato per due decenni.

Per la prima volta ci avviciniamo a un campionato senza il presidente Moratti, senza la famiglia che ha scritto la storia di questo club. Per la prima volta non vedremo in campo il Capitano Zanetti che ha ceduto la sua fascia di capitano ad un mediocre pennellone, per la prima volta non ci sarà più nessun reduce del Triplete, di quella seconda Grande Inter in grado di conquistare tutto il mondo.

In tutto ciò, ovviamente, la squadra continua a  non essere competitiva e non lo sarà per il quarto anno di fila, guidata da un tecnico che non sopporta nessuno e che non dice mai niente di “interista”. Uno che ha convocato una conferenza stampa a fine campionato per snocciolare nuovamente i soliti concetti banali ripetuti per tutto l’anno, uno che ha dichiarato con orgoglio che la sua squadra aveva battuto più corner di tutti gli altri. In panchina abbiamo un soggetto mal voluto e in cui nessun interista crede, nella sala dei comandi un quarantenne indonesiano, sconosciuto a tutti fino a 15 mesi fa, che ripete quasi solo la parola “marketing” e invoca pazienza e tempo.

In questo scenario apocalittico, senza più grandi nomi e vecchi campioni, si è deciso un restyling del logo storico a cui è stata tolta la stella, simbolo di successi e gloria. C’è chi se ne mette più del dovuto (prima di abbassare in maniera ridicola il capo) e chi come noi si limita a metterla solo sulle maglie da gioco, come fosse un peso. Ecco, le maglie da gioco, la divisa che per un tifoso è sacra è stata profanata dalla Nike, uno scempio ingiustificabile, una vergogna senza fine.

Ci hanno tolto anche la maglia nerazzurra, le nostre strisce, un segno di riconoscimento per tutti, un legame di appartenenza per chi ha questa squadra nell’anima. In preda a non so quale raptus, la storia è stata bistratta, giocheremo con un bel gessato che per quanto sia elegante non è rappresentativo. Sarà un bella maglia, ma non è quella dell’Inter e io non riesco a tifare per una cosa che non sia nera e azzurra. Davvero. Sono rimasto molto deluso dalla curva che non ha detto nulla, non si è espressa su questo scandalo, un atteggiamento a mio avviso sorprendente. Chi da anni difende e sostiene l’Inter ha incassato il tutto in silenzio. Se anche la Nord si spegne così, ammainando la volontà di conservare un simbolo come quello della divisa siamo veramente al capolinea di tutto.

Non c’è veramente più nulla in grado di legare questa Inter con la storia di quella società famosa di Milano, esistono evoluzioni e cicli, è la vita, è vero, ma il buon senso e il rispetto verso la tradizione sono valori che sembrano sparire in nome di questa accozzaglia sgangherata, lontanissima parente da quel club fondato al ristorante “L’Orologio” nel marzo del 1908.

Sono riusciti nell’impresa titanica e oggettivamente impossibile di non farmi coinvolgere (attualmente) da quella squadra che fa parte della mia vita, quell’Inter (quella nerazzurra e a strisce), che oggi, non esiste più.

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