Comunicato ufficiale

I prossimi cinque mesi saranno i miei ultimi qui in Canada. Non è ovviamente una decisione presa oggi, e nemmeno ieri, ma da diverso tempo, da qualche mese, anche se la comunicherò ufficialmente fra un po’, quando sarà opportuno, diciamo all’inizio dell’estate.

Mercoledì sera, mentre tornavo a casa, pensavo a quanto sia miserabile la mia vita qui. A quanto faccia schifo e sia enormemente triste e vuota. L’aver trascorso alcune ore con colleghi e altre persone dopo il lavoro in un locale, mi ha evidenziato ulteriormente alcuni aspetti. Tutti più contenti, tutti con più soldi in tasca, tutti più belli e ottimisti, tutti migliori insomma. Migliori di me. Ovviamente. Lo pensavo e mi sentivo un pezzente, un morto di fame, il figlio di nessuno, che non c’entra nulla come concetto ma mi è venuto in mente uguale. Come uno studente al tavolo con manager e grandi capoccioni, o come quando al casinò sai che non puoi rilanciare e te ne devi andare perché non fa per te, così sposti la sedia e a testa bassa saluti ed esci.

Vivere in un posto del genere, in una nazione terribile, in una città sporca, piena di disadattati, senza nulla di interessante, fredda e nevosa, per nulla funzionale, dove ogni cosa è un problema, dove è una impresa improbabile trovare un modem in un negozio nemmeno cercassi una tigra del Bengala, ecco, vivere qui è veramente difficile.

È davvero complicato stare qui senza nessuno, fuori dal mondo, in balia di te stesso, senza un tessuto sociale, senza la possibilità di fare amicizie e conoscere considerando che per farlo ci vogliono soldi, e anche tanti, quelli che non hai visto che lavori come uno schiavo e con notevoli responsabilità ma sei pagato meno di tutti. Questo è quanto, questa è la mia vita qui. Dove tutto si riduce al lavoro, all’ufficio, luogo in cui il tuo capo, il tuo primo riporto ti detesta per una serie di ragioni, anche per via della tua provenienza, e ti umilia davanti a tutti dicendo che quello che fai non giustifica il tuo salario, stipendio che lei oltretutto sa bene così come è consapevole di quello che faccio come mansioni, ad esempio portare sulle spalle un dipartimento intero, dalla A alla Z.

Insomma, questo è il quadro riassuntivo. Breve, senza tanti altri dettagli ma che rende l’idea o almeno delinea lo scenario in maniera chiara. Che altro posso aggiungere? Ah le donne, sì, dimenticavo, ci provi con tre e ovviamente è no, difficile pensare il contrario, sarebbe quasi un affronto alla propria storia personale. Le cose nella vita non possono cambiare, per cui è bene alzare le mani, e rassegnarsi, o dimettersi da una serie di ruoli.

Questi 14 mesi mi hanno indubbiamente rovinato, mi hanno generato dentro un malessere indecifrabile, una rabbia di dimensioni enormi, ma essendo una persona ancora rispettosa non la scaglio contro gli altri, non sono mica quella specie del mio pseudo capo.

Credo che l’unico elemento positivo sia stato la possibilità di vivere da solo, una scelta che ha comportato duemila problemi ma che almeno mi ha dato una valida ragione dal punto di vista dell’esperienza personale per stare qui, ossia sperimentare una condizione del tutto nuova. Uno status che ovviamente incide sulle spese e sui soldi a disposizione, e quindi mi ricollego al punto già detto sopra, ma in fondo so che questa è una buona cosa. L’unica senza dubbio. Il resto no, assolutamente no. C’è poco da salvare, credo solo la grande possibilità di visitare luoghi meritevoli come quelli della Terra Santa.

Il 2016 sta facendo tutto il possibile per essere un degno erede del 2015 e ci sta riuscendo molto bene, lo ammetto, e mi congratulo già da ora per l’impegno e i primi risultati. Io e il Canada non ci amiamo, e la cosa è reciproca, io ho fatto qualche sforzo in più per farmi accettare, ma non ha funzionato. Il problema è che io vengo da un paese fantastico, e molto meglio del Canada sotto ogni, e sottolineo ogni aspetto, e quindi non riesco a creare questo legame di empatia con questa nazione che è orribile a tutto tondo.

Me ne andrò e sarà giusto così, semplicemente perché non ci sono e non ci saranno più i presupposti minimi per restare più a lungo. Penso di aver fatto già molto e di aver resistito in maniera più che dignitosa, a livello lavorativo so che non posso chiedere di più, non posso più migliorare, sto esaurendo i margini a disposizione e quindi non c’è alcun motivo per una permanenza. Dovrebbero cambiare troppe cose, troppe davvero e in un periodo di tempo ristrettissimo, ma forse, anche se dovesse succedere, mentalmente non credo che sarei più in grado di restare. Di certo so che me ne andrò via lasciando qualcosa di avviato e ben fatto, qualcosa che non c’era e ho costruito da zero, chi prenderà in mano la baracca dovrà faticare molto meno del sottoscritto. Ho fatto tanto, mi prendo i meriti e posso andarmene sereno e consapevole di aver fatto almeno un buon lavoro.

Tornerò da dove sono venuto, poi vedremo. Magari ripartirò, magari andrò finalmente a Malta, oppure la suggestione di lavorare a Gerusalemme che accarezzavo mentre giravo per Israele potrebbe realizzarsi. Sarebbe troppo però e a me queste cose non succedono, per cui, vedo più facile un lavoretto da poco conto altrove, o magari proprio a Roma e fine delle storia, anzi, delle trasmissioni e vaffanculo.

Questo non sarà il mio mestiere e per quanto sia l’unico che io possa fare bene e quello per cui sono nato, il mio Lavoro insomma, so che non sarà il mio mestiere per la vita. Lo sto capendo piano piano e me ne sto facendo una ragione.

Spero vivamente di non avere sorprese, mi stanno sul cazzo. Chiedo al Padreterno di non mettersi in mezzo, quando lo fa, fa solo danni, per cui mi auguro si occupi di altro.

Vabé, volevo dire un po’ di cose. Queste qui.