Lucignolo “Bella Vita”

 

Sicuramente questo non è un post che possono scrivere tutti, ma non lo dico proprio gonfiando il petto. In realtà, non volevo nemmeno scriverlo, però avrei buttato un lavoro precedente ed un po’ mi dispiaceva. Questo post lo poteva scrivere di fondo solo una persona come me, quindi uno con fortissimi disturbi mentali, cioè uno che potrebbe sembrare un pazzo maniaco, esaltato e tutte quelle cose là. Premetto che questa cosa l’ho fatta soltanto quest’anno, e così posso giustificarmi dicendo che è stato un esperimento.

 

(A questo punto, la pazienza del lettore inizia ad alterarsi perché legge e non capisce, magari si incuriosisce ma non sa dove sto andando a parare e così arrivo al punto).

 

Nel 2012 ho segnato sul calendario che ho sopra la scrivania tutte le volte che sono uscito e con chi. Vicino ad ogni data che mi ha visto protagonista della vita mondana c’è un cerchio con il nome. Può sembrare una cosa folle, forse lo è, però è un mega promemoria che ti ricorda tutto. Intanto hai la percezione di quanto esci e un’indicazione di quanto spendi, ma soprattutto serve a rammendarti da quanto tempo è che magari non vedi qualcuno. Ecco, a me dispiace sempre tanto quando non riesco a incontrare una persona per un sacco di tempo a causa di milioni di motivi. Il calendario e i miei appunti su di esso mi spingono a darmi da fare per uscire.

Passiamo ora ai dati che evidenziano la mia modesta propensione a trasformarmi in re del sabato sera e a “scolarmi” le notti romane. Sono uscito 37 volte complessivamente, pochissime, una volta ogni 9 giorni virgola 89 che non significa nulla (mi riferisco al virgola 89) e penso che già questi numeri raccontino abbastanza.

Gennaio 2012 è stato il mese in cui sono uscito di più, 5 volte, contro settembre che non mi ha visto mai uscire anche se sono stato più all’estero che a Roma considerando i due viaggi.

Daniele è il leader della lista, con lui ci siamo visti 10 volte, con o senza Simone, è lui il capoclassifica, seguono David a 8 e Alfredo 6.

In queste uscite c’è dentro di tutto: la festa di laurea, le partite della Nazionale, i compleanni, ma sono tutti appuntamenti serali, non ci sono aperitivi o cose precedenti all’ora di cena diciamo.

Per quanto riguarda i giorni, il calcolo afferma che il mercoledì è il giorno in cui sono uscito di più, 9 volte, ma si sa, sono uno da notti europee, subito dopo c’è il giovedì a quota 8. Ultimo è il lunedì con 2 uscite, emblematico il dato sul week end: in dodici mesi sono uscito tre volte di sabato sera, ma questo si spiega con il fatto che quasi sempre mi tocca seguire l’anticipo delle 20.45 per il sito, la domenica invece mi ha visto 5 volte protagonista.

Infine, la prima persona con cui sono uscito lo scorso anno è stato Vincenzo l’11 gennaio in occasione del suo compleanno, l’ultima invece è stata Gabriele il 27 dicembre, ed è sempre lui che ha inaugurato il 2013 dato che ci siamo incontrati sia il primo che il tre.

Probabilmente vi ho sconvolto, forse no, certo che è un post molto originale, i festaioli diranno che è molto triste, gli statistici apprezzeranno l’acume, qualcuno si sarà fatto una risata. Comunque sia, vi prometto che tra i buoni propositi del 2013 c’è anche quello di diventare il principe della Movida romana.

 

2012, uscite, amici

 

Dialogo della settimana

 

Matteo: “Ma se il 29 febbraio scorso, mentre uscivamo da qui, dall’enoteca, dopo aver festeggiato la mia laurea e con una notte di brividi ancora davanti, ti avessi detto che undici mesi dopo mi toccava leggere certe cose, e mi sarei ritrovato in queste condizioni, tu c’avresti creduto?”.

David: “Be, no Mattè, ma chissà tra altri undici mesi a’do cazzo stamo”.

Matteo: “Speriamo bene, speriamo di stare bene…”.

David: “Magari manco ci arriviamo, che ne sai…”.

Matteo: “Magari”.

Un anno dai due volti (Parte seconda)

 

Il proverbio dice “Anno bisesto, anno funesto”, e discutere una tesi nel giorno bisestile, ossia il 29 febbraio, è una curiosa coincidenza. Con tutta la mia sfrontatezza ho ridicolizzato il detto e ho preso la lode smontando l’assioma: anno bisestile, anno difficile. In realtà è stato proprio così, un’annata molto complicata e negli ultimi mesi sono passato alla cassa a pagare il conto.

Il primo momento veramente complesso è arrivato a ridosso della discussione di laurea, quando ho capito che si stava chiudendo un periodo meraviglioso della mia vita, lì ho realizzato che stavo uscendo da un universo tanto incantato quanto di fondo ovattato. Una persona mi ha visto piangere prima di andare alla festa di laurea e sa i motivi, il distacco con la mia facoltà non è stato facile, un cordone che forse non è stato ancora del tutto tagliato, ma quando stai divinamente in un posto è dura accettare che sia finita. Fortunatamente ho avuto lo stage in tv due mesi dopo che mi ha riacceso, ma la separazione da Tor Vergata rimane per me un momento carico di significato e non del tutto indolore.

Riavvolgendo il nastro torno come anticipato a fine settembre, alla beffa del colloquio al Ministero, sembrava fatta e poi è sfumato clamorosamente. Da lì in poi mio cugino, compagno di giochi estivi d’infanzia, è rimasto su una sedia a rotelle dopo essere caduto a lavoro. Questa notizia mi ha sconvolto nel profondo dell’anima perché pensi immediatamente “Potevo esserci io” e dopo ti immagini cosa significhi ritrovarsi a 27 anni su una carrozzella. Poco dopo ho dovuto ingoiare un altro boccone amaro e questo è stato il secondo distacco dell’anno in seguito a quello dell’Università.

Sbalordito, stravolto e addolorato mi sono ritrovato ad affrontare i tre ricoveri e l’operazione di mio padre, uno stage interessante come occasione ma insostenibile in quel momento dell’anno per milioni di motivi e anche l’intervento chirurgico di mia madre. A tutto questo va aggiunta la morte di mia zia a metà novembre, in seguito ad una lunga malattia.

Termina l’anno funesto, e posso dire che sulla mia pelle ho provato la crudeltà di certe cose, mi sono sentito dopo tanto tempo vulnerabile, piccolo ed incapace. Non ricorderò questo 2012 con particolare piacere, mi porto dietro le cose migliori e le emozioni, quelle che non ti toglie nessuno, quelle che non sbiadisce nemmeno il tempo che vola. Mi porto dietro i momenti duri e gli insegnamenti che inevitabilmente vengono generati da tali situazioni. Mi affaccio al 2013 con meno entusiasmo degli ultimi 5-6 anni ma è una logica conseguenza anche se so perfettamente da dove ripartire, so quale è la mia priorità ed il mio obiettivo principale.

Combatterò sempre e comunque per quello, ovunque, a modo mio.

Buon anno a tutti voi.                       

 

 

FOTO DELL’ANNO

 

2012, anno, bilancio, resoconto

 

(20/07/2012)

 

 

 

CANZONE DELL’ANNO

 

 

“…Come un fesso vorrei farti innamorare,

no ti prego non andare,

se puoi rimani

fino a domani..

 

qui, vestita da bambina,

prigioniera, vuoi scappare

da una perfida regina,

col tuo principe immortale.

 

E l’occhio ride ma ti piange il cuore,

sei così bella ma vorresti morire…”

 

Un anno dai due volti (Parte prima)

 

È arrivato il momento di fare il classico resoconto di fine anno e come sempre, l’avvinarsi della notte di San Silvestro, diventa l’occasione per tirare una linea, guardarsi indietro, stilare un bilancio, vedere quello che si è fatto, dove si sono commessi degli errori e scrutare le esperienze.

Parlare di questo 2012 per me in realtà è molto facile, paradossalmente è l’anno più semplice da ripercorrere, basta dividerlo in due parti nette: da gennaio al 21 settembre e da lì fino alla fine.

Due tronconi, il primo bello, intenso, ricco di emozioni e formativo; il secondo triste, doloroso, vuoto di sorrisi, appeso ad un perenne stato di angoscia.

È stato l’anno della laurea magistrale, il 29 febbraio ho chiuso la mia fantastica avventura all’università dopo 5 anni e mezzo, discutendo la tesi che sognavo, quella in cui mi sono immerso e che mi ha fatto sentire veramente orgoglioso di ciò che stavo facendo. Sono arrivato al traguardo come volevo, il voto, la lode, sono state cose secondarie. Per me, quella tesi aveva un valore talmente profondo che nient’altro poteva avere un significato maggiore.

È stato l’anno del tirocinio in tv, un’esperienza unica, meravigliosa, in cui ho imparato decine di cose nuove ogni giorno. Mi sono ritrovato improvvisamente nel veicolo d’informazione per antonomasia, sono stato catapultato nella dimensione che ho sempre desiderato. È stato tutto bello, ma molto naturale, ritrovarmi in onda, con il mio volto a riempire la tv è stata un’emozione che mi porterò dietro a lungo. È stato uno stage che mi ha fatto capire tanto, soprattutto dove mi piacerebbe arrivare e cosa vorrei fare di mestiere.

Calcisticamente, c’è poco da ricordare se non i tre derby vinti nell’anno solare, una soddisfazione che ha mitigato una stagione avara di successi, e che ha toccato in questo finale di 2012 il suo apice nel successo a inizio novembre a Torino contro la Juventus.

Dopo il tirocinio e l’estate è stato il turno dei due viaggi europei con mio padre a settembre: Parigi e Budapest. Queste due città rimarranno nel mio cuore per tante ragioni e non solo per la loro indubbia bellezza. Tornato da Budapest mio padre ha iniziato ad avere tutti quei problemi che ancora oggi si porta dietro e che sembra non riuscire a superare definitivamente. Parigi e Budapest sono le ultime due cartoline di un certo periodo caratterizzato da sorrisi e spensieratezza, tornato dall’Ungheria è cambiato tutto e nel giro di 10 giorni sono iniziate ad arrivare le brutte notizie, è cominciata la seconda parte dell’anno quella tetra, quella delle lacrime, quella di cui parlerò nel prossimo post, l’ultimo di questo 2012 dal doppio volto…(continua).

 

 

FRASE DELL’ANNO

 

Gabriele: “Il fomento tornerà, la tua forza è il tuo cuore e quello viaggia sempre con te, non te lo ha dato nessun posto…”.

(3/03/2012)

 

 

 

 

Un anno in un video

 

 

Un 2012 rosso

 

Se c’è un colore in grado di riassumere o identificare questo mio 2012 è certamente il rosso. Devo dire che negli ultimi anni questa tonalità mi piace sempre di più, un colore che per tante ragioni ha macchiato i miei ultimi 12 mesi, nel bene e nel male.

Rosso laurea: è il colore della discussione di una tesi, la laurea è rossa. Lo era nel 2009 quando Francesca preparò per tutti dei fiori rossi di cartapesta da attaccarsi prima della festa, lo è stato anche nel 2012. Rosso come la copertina che ho scelto per il mio lavoro, rosso passione come quella che senti dentro quanto ti svegli la mattina e sai di dover vivere un momento comunque indimenticabile, rosso cravatta come quella che ho indossato il 29 febbraio.

Rosso Liverpool: la mia tesi verteva sulla Tragedia di Hillsborough e quindi, inevitabilmente, sul Liverpool e sulla città del Merseyside. Il rosso è da sempre il colore che contraddistingue questa squadra, e nel mio 2012 ha avuto un peso notevole.

Rosso sangue: se parli di Hillsborough ti viene in mente il dolore ed il sangue, quello ritrovato sui gradoni della Leppings Lane dopo quel maledetto Liverpool-Nottingham Forest in cui persero la vita 96 persone. La morte non sempre si può identificare con il sangue o con una perdita di quest’ultimo, nel caso che io ho raccontato c’è anche questo.

Rosso TV: terminata la laurea mi sono ritrovato a fare uno stage in una televisione privata di Roma che ha come simbolo un piccolo Colosseo completamente rosso.

Rosso cuore: il cuore è convenzionalmente identificato con le tonalità del rosso. Il mio ultimamente ha sanguinato parecchio. Un cuore che perde sangue è rosso su rosso, un cuore straziato dal dolore e dalla fine di qualcosa è ancor più rosso. Non batte come prima, ma arde sempre, potrebbe essere rosso di rabbia ma non lo è, al massimo è rosso di sentimento, un concetto astratto che non può essere di colore diverso dal rosso.