Quelli della redazione

Penso che sia arrivato il momento di parlare delle persone con cui ho vissuto quotidianamente questo percorso lavorativo, quei colleghi che a modo loro mi hanno aiutato e dato qualcosa in questi due mesi. Ho avuto la fortuna ed il piacere di incrociare persone davvero speciali per modi e disponibilità, tutti mi hanno fornito un pezzo del loro tempo e parte delle loro conoscenze per farmi integrare, aiutandomi ogni giorno nella mia avventura. Meritano un post per quello che mi hanno dato e per aver reso questa esperienza speciale.

Mags: per educazione partiamo dalle donne e quindi dalla giornalista d’assalto della redazione. Aspetto platealmente britannico, precisa e sempre disponibile. Si occupa della parte Life Style, attenta nel concedersi, cortese e sempre più alla mano con il passare dei giorni.

Mel: la grafica del giornale, neozelandese e quindi con un inglese difficile da capire per gli irlandesi figuriamoci per il sottoscritto. Poche chiacchiere e tanto lavoro. Un treno inarrestabile, con le sue scarpe verdi, la sua bici e la risata inconfondibile, una garanzia per il giornale soprattutto quando i tempi stringono e bisogna correre.

Paul: storia affascinante e bizzarra quella del rockettaro della redazione. Un passato da poliziotto inglese, da vero bobby a Londra poiché per fare lo stesso mestiere a Dublino era troppo basso. Un pozzo infinito di storie ed aneddoti sulle vicende di microcriminalità nella City, un professionista vero, un uomo della strada che ha imparato il giornalismo alla vecchia maniera. Un grande personaggio con il coltellino a portata di mano, l’anello con il teschio e la cintura di pelle con il muso di un lupo davanti.

Cathal: non lo sa forse, ma sta in pole position come nessun altro. Nemmeno 24 anni, lavora fisso già da un anno in una redazione e fa il mestiere che ha sempre desiderato. A metà ottobre si è recato a San Paolo per un reportage sulle opere dei missionari. Amante della palestra, fidanzato con la citatissima Cristina, rimane il reporter del giornale, il presente e il futuro, un giovane che farà carriera senza dubbio.

Michael: e alla fine, veniamo a lui, l’idolo di Dublino. Il direttore del giornale, colui che mi ha riposto alla mia mail e che mi ha scelto, colui che ha reso il tutto possibile. 36 anni, single, esperienze nel Belpaese e un buonissimo italiano per essere un anglofono. Giornalista vero, ma soprattutto il direttore che tutti vorrebbero avere per simpatia, disponibilità e cordialità. Mi ha preso sotto la sua ala protettiva, ha badato a me in tutto e per tutto, mettendomi a mio agio immediatamente. Infine, mi ha ospitato a casa sua per le ultime due settimane. Un perfetto interlocutore, mi ha raccontato e spiegato tantissime cose, sempre con il sorriso e con il sogno di andare in pensione a 50 anni per ritirarsi ad Amalfi e bere Limoncello. Apprezzato professionista, amante dell’Italia, rimane il personaggio per antonomasia di questa esperienza a Dublino. Inarrivabile.

 

Frase delle frasi

Matteo: “Michael, permettimi di pagare almeno la parte mia oggi a pranzo. Ieri hai pagato tu per me, oggi almeno fammi pagare il mio conto”

Michael: “No Matteo, io ho il dovere di badare a te. Io sono il direttore e tu lo stagista. Vuoi sdebitarti con me? Bene, allora ricorda queste parole…quando tu sarai il direttore di un giornale, tratta il tuo stagista come io sto trattando te, in quel modo io sarò felice e tu ti sarai sdebitato anche con me.

Si torna a Roma

Corre veloce la LUAS, rapidamente mi conduce per l’ultima volta verso Ranelagh. Una fermata dopo l’altra raggiungo la mia destinazione, passo davanti al ristorante Pinocchio dove lavora l’amica di David e svolto verso Chelmsford Road. Tiro dritto su Appian Way che come ogni giorno mi fa venire in mente Appiano Gentile, svolto su Morehampton Road e poi prendo Bloomfield Avenue. Varco il cancello e sono dentro. Inizia il mio ultimo giorno lavorativo a Dublino. Qualche ora in ufficio, in tempo per sbrigare le ultime cose, i saluti e poi via verso la fermata dell’Aircoach che mi condurra’ all’aeroporto.

Mi sono lasciato alle spalle stamattina la porta dell’appartamento di Ballaly, l’interno 115, lo stesso numero della mia casa a Stillorgan quando studiavo qui. E’ l’ennesima riprova di come tutto sia circolare, di come spesso la numerologia faccia strani scherzi. Mi perdo un po’ pensando a domani, al dopo. Ho lo sguardo perso nel vuoto. Si torna a casa, e so benissimo che non riusciro’ mai a raccontare questi 63 giorni vissuti qui. Troppo lunghi, complessi e pieni. Carichi di mille sensazioni, impreziositi dagli ostacoli e dalle difficolta’ grandi e piccole che la vita ci obbliga ad affrontare. Manca una settimana a Natale e sono felice di questa scadenza, mi riporta a Roma con maggior spirito. Prima pero’ ci sara’ da assaporare il gusto del ritorno, poi il derby e a quel punto mi calero’ del tutto nell’atmosfera natalizia.

Tre giorni, non di piu’, poi ci sara’ da chiudere un’altra valigia, stavolta un po’ piu’ leggera e puntare verso la Turchia con Istanbul cerchiata di rosso sulla mia mappa per raggiungere “The Brave Girl”. Si chiude un’avventura, altro ci sara’ da raccontare, chissa’ quante cose ci sono ancora da capire e scoprire. Ma ci penseremo un po’ alla volta, e’ la cosa migliore sicuramente. Perche’ in fondo rimango sempre piu’ convinto che ci sia un tempo per partire e uno per tornare, e allora, adesso, e’ il momento di rientrare a casa.

CHIUDETE LE VALIGIE, SI TORNA A ROMA!

Le emozioni del ritorno

Ancora 24 ore e poi sarò prossimo alla partenza per tornare a Roma salutando nuovamente Dublino. E’ il mio secondo ritorno quest’anno ma posso dire fin da subito che questo che mi appresto a vivere è molto diverso da quello di fine maggio. E’ stato tutto completamente differente, per cui anche il ritorno lo sto vivendo in un altro modo. Sono più trepidante, ho più voglia di tornare, ho un piacere diverso nel riabbracciare casa mia e i miei cari. Credo che il tutto sia direttamente proporzionale alla portata dell’esperienza che sta volgendo al termine, essendo stata tutt’altro che in discesa, vedere il traguardo ed il conseguente rientro a Roma, è un aspetto che mi trasmette felicita’.

Il ritorno appunto, uno di quei temi che a me ha sempre affascianto. Mi piace l’idea del ritorno e il fatto stesso, adoro cio’ che si svela e contiene il ritornare, il riabbracciare il proprio passato. Sarà che sono un malinconico ma e’ un concetto che mi ha sempre esaltato. Mi piacciono tutti i tipi di ritorni: dai viaggi, agli amori passati, dagli amici a quelli dei giocatori come Danilovic nel 1997, o Georgatos nel 2001 passando per Crespo nel 2006, in attesa di quello più grande che profuma di Portogallo.

Mi intristisce la fine di qualcosa ma mi entusiasma l’idea del ritorno in tutte le sue salse. In fondo è un tema letterario antichissimo, quello dei Nostoi (Νόστοι), ossia la denominazione data a quei poemi ellenici che raccontano le gesta epiche dei Greci e del loro ritorno a casa dopo la distruzione di Troia. Il concetto di ritorno è alla base non a caso di una delle opere piu’ grandi e affascinanti di sempre, l’Odissea di Omero in cui si narrano le mille vicende di Ulisse prima di riabbracciare la sua Itaca.

Insomma, tornare a mio avviso è sempre bello e quest’anno mi è capitato in diverse modalità, ad esempio per la prima volta in vita mia sono tornato in una città che avevo già visitato (Liverpool a maggio), prima di dare il via alla mia seconda esperienza dublinese ad ottobre. Un ritorno è sempre un bagno di sensazioni e rimango dell’idea che partire e andare via sia sempre giusto ed utile, e poi, ne vale la pena ad ogni modo, anche solo per poter assaporare l’abbraccio di chi ti vuole bene quando torni a casa.

Frase del week end

Michael: “Matteo you could be in the Army, you are like a soldier.”

Letters from Italy (and China)

Due mesi di Dublino, queste sono un po’ di frasi tratte da mail e messaggi che ho ricevuto. Un affetto costante, un supporto inarrestabile. Il modo per ringraziare queste persone e dare loro spazio direttamente.

“Tuttavia, nonostante la distanza, io ti ho sentito vicino, ti ho sentito coinvolto nella mia vita come sempre. Vuol dire molto.”  

 

“Nonostante le mille difficoltà, io so che non molli e non mollerai, che continuerai a fare il tuo lavoro con passione, professionalità e tenacia. Questo è il tuo sogno, è quello che più ti fa sentire realizzato e hai la fortuna di saperlo, di averne la certezza dentro. Devi combattere, questo lo sai, ma proprio per questo il tuo sogno vale.”

 

“Diciamo, senza retorica, che questo successo lo sento anche mio. Irrazionalmente mio. Hai scelto questo modo per finire sul giornale perché finalmente qualcuno s’è «preso il fastidio» di darti fiducia e farti scrivere. Sostanzialmente ci sei finito perché te lo meriti.”

 

“A Mattè riporta a casa la pelle.”

 

“Io sono felice che tu sia li, in parte sono felice anche delle difficolta’, perche`sono quelle il vero valore della tua esperienza, dovessi dire, a mio parere la piu`significativa che hai fatto da quando ti sei laureato… Continua cosi’, il destino ti ha riportato a Dublino e c`e`un perche`, sono sicuro che c`e`tanto che ti aspetta, non dimenticarti mai perche`ti piace fare quello che fai e non permettere mai a nessuno di disperdere l`entusiasmo, sono entusiasta io per quello che stai facendo non vedo perche` tu non debba esserlo dieci volte piu’ di me.”

 

“Domani sera se non devi andare a ballare zumba ci possiamo sentire su skype.”

 

“Mattè se dobbiamo crepare facciamolo insieme. Almeno spariamo le ultime due cazzate prima di esalare.”

 

“So stati momenti e fasi storiche della nostra adolescenza, un tesoro inestimabile da conservare gelosamente.”

 

“Credimi. Sembri te stesso. E questo è quello che conta.”

 

“Volevo comunicarle che la decisione della nostra Casa editrice in merito
alla pubblicazione della sua opera in oggetto è risultata positiva.”

 

“Sono davvero molto orgogliosa di te e contenta per l’esperienza che stai avendo modo di fare! Sei stato coraggioso, come sempre, e ti ammiro molto per questo!”

 

“Peo! Come osi definirti normale? Tu non lo sei affatto!” 

 

“Ps: oggi è il compleanno di Saretta. Quando 5 anni fa ci vestivamo da moschettieri era un altro franchismo. Wèèèèèè Athos!”