La gnoseologia dello stare da soli (Ammazza che titolo oh…)

Si percepisce piuttosto chiaramente il disorientamento di mia nonna (non quella del frasario) quando mi fa delle domande private su ipotetiche relazioni sentimentali che mi riguardano e ottiene risposte non di suo gradimento. Succede, non spessissimo, ma capita. Pochi giorni fa ad esempio, ha provato a indagare e per l’ennesima volta ho dovuto sparecchiarle la tavola con una serie di ragionamenti. Che le nipoti più piccole siano fidanzate mentre il maschio non abbia questo punto sul curriculum è un aspetto che non le torna, o meglio, non se lo spiega ancora.

In sintesi, nelle tante risposte che le ho fornito nell’ultima chiacchierata il punto centrale era uno solo: non voglio rotture, fastidi, problemi, incazzature, polemiche, obblighi e doveri. Certo, in un rapporto non c’è solo questo, anzi, la parte maggiore è quella positiva e bella, ma inevitabilmente c’è anche tutto ciò che ho elencato precedentemente. In aggiunta va sottolineato un fattore che forse è l’aspetto principale: l’abitudine a stare da solo. Sono sempre stato un solitario e questo non significa non avere amici o una vita sociale, no, assolutamente, è solo che fin da una tenerissima età mi sono innamorato dei miei spazi, della mia libertà, del fare fondamentalmente come mi pare.

Solamente 3 anni su 27 non li ho passati da solo, e fino a 23 non mi era mai capitato di dover pensare anche a qualcun altro in certi modi, è chiaro quindi come per me, per forza di cose, sia più normale ormai l’idea di essere solo e di non avere alcun problema in questa veste. Agli altri potrà sembrare triste e desueto ma a me non fa alcun effetto. Certamente questo status è influenzato da un tasso notevole di egoismo, ma quando sei abituato a pensare solo per te le cose si fondono e non capisci più dove comincia la libertà propria e comincia l’egoismo stesso.

Più cresco e più divento geloso di alcuni spazi, di certe abitudini e alcuni passaggi. Negli ultimi dieci anni ho saltato 9 partite su 532 partite dell’Inter (ho fatto un conto, ci ho perso un sacco di tempo e a breve scriverò un post a riguardo) e mi terrorizza pensare che domenica magari potrei essere a pranzo da mia suocera, oppure a un rinfresco di un cazzo di cugino della mia ipotetica compagna alle 16, quando in contemporanea c’è un appassionante Cesena – Inter. Quel giorno, temo, e sottolineo temo, magari arriverà e io mi auguro di avere la forza e la decenza di non rotolarmi per terra o fingere malesseri poco prima dell’appuntamento.

Essere solo però ha anche un sacco di vantaggi e ti concede mille libertà: uscire quando e quanto vuoi, non dover avvertire nessuno, accendere il telefono quando ti pare, non dover cancellare foto o messaggi pericolosi per litigate, decidere di partire per un viaggio senza preavviso, comprare i biglietti per qualcosa un secondo dopo che ti è venuta in mente l’idea, accettare eventuali proposte lavorative altrove con maggior spensieratezza. Insomma, è tutto molto più easy, senza filtri. Non devi confrontarti e nemmeno chiedere “autorizzazioni”. Tutti questi aspetti hanno secondo me un valore incalcolabile e poi mi pare opportuno trovare anche degli aspetti positivi a certe condizioni.

Mi giro intorno e vedo amici sposati e con figli, chi convive, chi lo farà a breve, chi si è lasciato e rifidanzato. Ecco, spesso io vorrei capire dove è stato il momento in cui io mi sono sganciato dal gruppone. Evidentemente eravamo partiti tutti assieme, poi ci siamo fermati a un autogrill, io ho preso un “Apollo”, un Gatorade al limone e la Gazzetta, mi sono seduto fuori a leggere il giornale dopo essere andato al bagno e mentre gli altri ripartivano io sono rimasto lì, assorto, sereno e beato. Forse ho anche detto a voce alta: “Andate, andate…”. Deve essere andata più o meno così.

Per quanto la vita sia fatta di sorprese e imprevisti, sotto questo aspetto a me è sempre andata come pensavo e non mi stupisce affatto il risultato attuale. Mi diverte quando con il mio compare ciociaro organizziamo viaggi futuri, certi che non avremo impedimenti relazionali. Fra ironia e leggerezza, ci siamo messi l’anima in pace, ci siamo dimessi da certi ruoli. Non a tutti gira allo stesso modo, il punto è che non ho alcuna intenzione di farla andare diversamente e lo dico senza dubbi. Mia nonna non se ne capacita, sua figlia, al secolo anche mia madre, all’ultimo matrimonio di settembre a cui abbiamo assistito sosteneva (per la prima volta) che lei il privilegio di accompagnare il figlio all’altare non lo avrà.

Altre generazioni, altra capacità d’intuire come si sta srotolando davvero la storia…

 

Tweet del giorno

‏Mi dicono che sono pazzo perché spesso parlo da solo, ma a me non importa. Alla mia fidanzata immaginaria piaccio così.

(Frankenstyle)

Libertà

Ci vuole molto poco per percepire il senso reale della libertà, quella sensazione rara e forse unica al mondo. Ieri pomeriggio, in maniera del tutto casuale, ho vissuto attimi di entusiasmo intenso, di piacere e soprattutto di libertà. Ero da poco uscito dalla redazione quando imboccavo la Colombo, superato il semaforo di via dell’Oceano Atlantico ho cominciato ad intravedere un traffico esagerato, diverso da quello solito, molto più intenso dell’intasamento classico delle 19. Prima di imboccare la rampa del Raccordo, sono rimasto quasi 10 minuti fermo, incolonnato, con quell’incipit di incazzatura che già avvertivo. Con la coda dell’occhio ho visto quanto fosse tutto bloccato sul GRA e allora ho deciso con un impeto di fomento e di menefreghismo di mettere la freccia a sinistra, uscire dal marasma totale ed involarmi sulla Pontina, verso il mare, verso un brivido. Dopo aver fatto una serie di gestacci rivolti a coloro che erano nel traffico, con tanto di braccetto fuori dal finestrino e con la musica in sottofondo mi sono precipitato verso la spiaggia. Venti di minuti ed ero a Torvajanica, con quell’animo leggero che ti fa cantare da solo in macchina cori contro la Juve e canzoni insensate e riadattata all’istante. Mentre ripensavo al traffico scampato, godevo nell’essere così libero di fregarmene di tutto, di non essere stato incastrato dall’ora di punta, dall’afa e dal “frena e parti” del Raccordo. Bello, bellissimo, deridevo gli autisti che imprecavano con l’aria condizionata a palla in macchina e io ero già a Campo Ascolano. Ho lasciato la macchina a Via Caracas, sono andato da Celori a prendermi qualcosa da mangiare e poi mi sono allungato in spiaggia. Erano le 7.30, molti stavano abbandonando il litorale ed il sole, pur volgendo al tramonto, riscaldava ancora. Con i jeans tirati su e seduto sulla pettorina dei Moschettieri utilizzata come mini asciugamano, mi sono sorseggiato il mio thè, in una scena felliniana. Lontano dallo stress cittadino, dal caos del rientro, stavo lì, in pole position. Guido Nicheli lo avrebbe detto sicuro in un momento del genere: sole, mare è sei in pole position. Alle 8.15 sono tornato in macchina, mi sono ricomposto e 40 minuti più tardi ero a casa. Ho fatto la scelta giusta, ho fatto bene ad andare al mare. Mi sono sentito la persona più libera del mondo.

 

libertà, mare, traffico