Uno contro tutti…prima di andare in onda

Doveva essere la giornata del mio primo collegamento in diretta dallo studio 2, dovevo apparire in onda con il mio faccione bianco, l’ennesimo battesimo in questo festival di prime volte. Alla fine è avvenuto tutto ciò, fortunatamente, e nonostante i mille impedimenti che hanno provato a tagliarmi fuori.

Per le 10 sarei dovuto arrivare in redazione, sono uscito prima delle 9 con congruo anticipo, consapevole che rispetto al solito avrei trovato un po’ più di traffico, di certo non l’inferno scatenato da Satana in persona su tutto il tragitto. Ho trovato code da sotto casa fino a via dell’Esperanto, ovunque, una tragedia. Era il giorno dell’ennesimo fottutissimo sciopero dei mezzi pubblici, solo 4 ore, dalle 8.30 alle 12.30 (è il terzo sciopero il 5 settimane, sempre di venerdì…che cazzo si scioperano lo sanno loro, ma soprattutto otterranno qualcosa alla fine? Mi auguro di sì) in più, poco prima della galleria dell’Appia c’è un restringimento della carreggiata per lavori in corso da qualche giorno. Questi due problemi, aggiunti all’orario ancora da bollino nero (a Roma le nove e mezza si può considerare ancora orario pericoloso per la viabilità) mi hanno fatto ritardare in maniera esagerata. Mentre ho iniziato ad inveire contro l’Anas, i dipendenti Atac, e chi decide di fare certi lavori sul Raccordo nel momento meno opportuno, anche la segnalazione del traffico in autostrada attraverso i cartelli elettronici ha cominciato a prendersi gioco del sottoscritto.

Per oltre dieci lunghissimi e lentissimi kilometri la tabella segnalava “Code fra Prenestina e Appia”, superata la galleria il tabellone si è riaggiornato con “Code fra Prenestina e Pontina”.

Conscio di essere vittima di una trappola me la sono presa anche con chi aggiorna ste cose, praticamente c’era traffico su tutto il tratto di Raccordo che dovevo percorrere. Con il tempo che ormai scorreva inesorabile, sulla rampa d’uscita dal GRA alla Pontina (pezzo in cui si va sempre serenamente) ho trovato il 23esimo ingorgo della giornata. Un serpentone di macchine che arrivava fino al Palaeur. Dopo aver perso non so quanti altri preziosi minuti in questo tratto, mi accorgo del motivo di tale intasamento appena imboccato via dell’Umanesimo. Noto una marea di pullman nei pressi del Palasport ed inizio a vedere donne tutte rigorosamente con la gonna e uomini in camicia e in cravatta: i Testimoni di Geova. Erano lì per l’assemblea annuale, proprio oggi, tutti in macchina visto lo sciopero ed ignari di quanto danno mi stavano causando prima di andare in onda.

Ho cercato posto disperatamente per la mia macchina fin quando non mi sono infilato in un posto oscuro in cui nessuno poteva mettersi, sono uscito dall’auto con la camicia stra-bagnata di sudore, (da celeste chiaro era diventata blu) incazzato nero, nervoso e odioso nei confronti di almeno 3-4 generi umani che avevano provato ad ogni modo a farmi saltare il primo collegamento.

Ho impiegato un’ora e venti per percorrere 25 km, il record peggiore che io ricordi. Sono entrato in redazione, sono salito in regia, mi hanno microfonato, ho riletto un paio di cose e subito dopo sono entrato per fare il collegamento. Il battesimo di fuoco del mondo dopo esser passato fra le pene degli inferi del traffico di questa città.

Dopo aver vissuto ed affrontato il delirio più totale, poteva un doppio collegamento video mettermi paura? Non più.

 

 

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Libertà

Ci vuole molto poco per percepire il senso reale della libertà, quella sensazione rara e forse unica al mondo. Ieri pomeriggio, in maniera del tutto casuale, ho vissuto attimi di entusiasmo intenso, di piacere e soprattutto di libertà. Ero da poco uscito dalla redazione quando imboccavo la Colombo, superato il semaforo di via dell’Oceano Atlantico ho cominciato ad intravedere un traffico esagerato, diverso da quello solito, molto più intenso dell’intasamento classico delle 19. Prima di imboccare la rampa del Raccordo, sono rimasto quasi 10 minuti fermo, incolonnato, con quell’incipit di incazzatura che già avvertivo. Con la coda dell’occhio ho visto quanto fosse tutto bloccato sul GRA e allora ho deciso con un impeto di fomento e di menefreghismo di mettere la freccia a sinistra, uscire dal marasma totale ed involarmi sulla Pontina, verso il mare, verso un brivido. Dopo aver fatto una serie di gestacci rivolti a coloro che erano nel traffico, con tanto di braccetto fuori dal finestrino e con la musica in sottofondo mi sono precipitato verso la spiaggia. Venti di minuti ed ero a Torvajanica, con quell’animo leggero che ti fa cantare da solo in macchina cori contro la Juve e canzoni insensate e riadattata all’istante. Mentre ripensavo al traffico scampato, godevo nell’essere così libero di fregarmene di tutto, di non essere stato incastrato dall’ora di punta, dall’afa e dal “frena e parti” del Raccordo. Bello, bellissimo, deridevo gli autisti che imprecavano con l’aria condizionata a palla in macchina e io ero già a Campo Ascolano. Ho lasciato la macchina a Via Caracas, sono andato da Celori a prendermi qualcosa da mangiare e poi mi sono allungato in spiaggia. Erano le 7.30, molti stavano abbandonando il litorale ed il sole, pur volgendo al tramonto, riscaldava ancora. Con i jeans tirati su e seduto sulla pettorina dei Moschettieri utilizzata come mini asciugamano, mi sono sorseggiato il mio thè, in una scena felliniana. Lontano dallo stress cittadino, dal caos del rientro, stavo lì, in pole position. Guido Nicheli lo avrebbe detto sicuro in un momento del genere: sole, mare è sei in pole position. Alle 8.15 sono tornato in macchina, mi sono ricomposto e 40 minuti più tardi ero a casa. Ho fatto la scelta giusta, ho fatto bene ad andare al mare. Mi sono sentito la persona più libera del mondo.

 

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“Quanto sei bella Roma quand’ è mattina…”

All’altezza del Pigneto mi sono reso conto di quanto la situazione fosse assurda, ho fatto due calcoli e mi sono messo a ridere per la disperazione. Questo è quanto successo stamattina intorno alle 8.30 sul autobus 105 mentre cercavo di raggiungere P.ta Maggiore per scendere e avviarmi verso lo Scalo di San Lorenzo posto in cui avrei dovuto prendere successivamente il tram. È stata la giornata del mio caro amico Christian che ha concluso il suo percorso universitario discutendo una tesi sulla situazione dello Yemen in Scienze Politiche in quel di Viale Pola, una delle sedi Luiss. L’appuntamento con la sua tesi di laurea fissata alle ore 9 mi ha obbligato ad una serie di scelte drastiche: sveglia alle ore 6.45, autobus alle 7.30, niente macchina per il traffico e l’impossibilità di trovare un posto auto, tanto coraggio ed infinita pazienza. Come detto inizialmente, dopo aver percorso un buon pezzo di Casilina, alle 8.30, ancora non ero arrivato al mio parziale traguardo a causa del traffico e dei perenni lavori lungo la strada. L’amara considerazione ho iniziato a farla all’altezza della Circonvallazione Casilina, poche fermate prima di abbandonare il 105. La distanza calcolata dal sito Atac fra casa mia e Viale Pola è di 15,8 km: per percorrere tale tragitto ho impiegato un’ora e quaranta minuti, servendomi di soli due mezzi e avendo anche una buona dose di fortuna considerando che ho dovuto attendere pochissimi minuti autobus e tram. Il calcolo tempo-distanza mi pare semplicemente drammatico, fuori da ogni logica mondiale. Pensavo al fatto che David impiega un’ora per arrivare da Fiuggi all’università percorrendo 69 km (dati viamichelin.it) con il Cotral e io per fare nemmeno 16 km all’interno della stessa città impego quasi il doppio. Il paragone è pazzesco, chi viene da un’altra provincia e fa il quadruplo della mia distanza impiega la metà del tempo che spreco io per andare da un lato all’altro della città. Probabilmente molti di voi, carissimi lettori, non avrete il quadro chiaro della situazione, o meglio, non riuscirete a capire esattamente spazi e distanze ma posso assicurarvi che la mia esperienza di questa mattina sfiora il surreale. Il problema è che non posso nemmeno attaccarmi allo scarso servizio dei mezzi o al fatto che non ero ben collegato alla mia destinazione, la triste realtà è che su strada la mattina è impossibile muoversi. Nonostante tutto sono stato il primo ad arrivare pur sforando di 10 minuti sull’orario previsto, ma quando hai appena vissuto un viaggio del genere è l’aspetto meno preoccupante della Terra, anzi, si può serenamente annoverare fra quei trionfi di dimensioni epocali.

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