Campovolo

Certe notti sono quel vizio che non voglio perdere, perdere mai. Sì, notti di entusiasmo, notti che ti stringono in una miscela di sentimenti e di brividi (mai come a questo giro) e che ti portano lontano con il cuore.  Fra un po’ di tempo capiremo il valore di una serata così, di aver assistito a qualcosa di unico, irripetibile e davvero fantastico. Un concerto che fin dall’inizio si è capito che sarebbe stato qualcosa in più, un evento, un avvenimento che rimane lì nella storia. E noi, appunto, potremo dire di esserci stati, avremo la gioia di ricordare quella serata reggiana in cui si festeggiavano i 25 anni di carriera di un signore che indiscutibilmente è il numero uno. Puoi apprezzarlo o meno, comprare i suoi dischi oppure no, rimane il fatto che a serate del genere ti devi inchinareFoto-concerto-ligabue-campovolo-19-settembre-2015-Prandoni-013 e riconoscere la grandezza di un personaggio che può permettersi momenti di questo tipo.

La giornata è iniziata con due incontri inattesi alla stazione Tiburtina e poi il viaggio fino a Reggio Emilia dialogando amabilmente con il neo 28enne fiuggino.

Campovolo ci ha abbracciati quando le 16 erano trascorse da poco e dopo aver preso contatto con l’incredibile distesa e il numero spaventoso di persone che ci circondavano, abbiamo trovato il nostro posto, ingannando il tempo come al solito: una cazzata, un discorso più serio, un’altra cazzata, una battuta ed il pensiero fisso sul matrimonio di un nostro coetaneo che nel frattempo si stava consumando a centinaia di km da noi.

Puntuale, alle 20:30, Lucianone è salito sul palco, il Catto ha azzeccato la canzone d’apertura e poi il disco “Ligabue”, quello d’esordio, targato 1990, è stata cantato tutto d’un fiato mentre persone davanti a noi, pensate, avevano pagato 50 euro il biglietto ma hanno preferito vedere il concerto sul display di uno smartphone…

“Buon compleanno Elvis” ha definitivamente infiammato il popolo di Campovolo e noi ci siamo lasciati trascinare dai grandi classici. Non puoi cantare “Certe notti” senza ciondolare ed essere abbracciato a qualcuno e così ci siamo stretti con David al quale ho dedicato giustamente i ritornelli di “Buon compleanno Elvis” adattandoli alla sua festa.

La terza parte di serata, il super mix, ha regalato le ultime emozioni, potenti e travolgenti. La grafica che sceglieva un disco per volta lasciandoci il dubbio su quale sarebbe stato il brano successivo ci ha esaltato, anche perché le soprese non sono mancate e la doppietta in fila “Tra palco e realtà” con “Ho perso le parole” l’ho presa come un regalo personale particolarmente gradito.

Abbracciati da bravi patrioti su “Buonanotte all’Italia”, abbiamo cantato con le ultime energie il finale toccante con “Il giorno di dolore di uno ha” che dopo ben 3 ore e 40 chiudeva una serata indimenticabile.

Lunga, lunghissima, come la strada per raggiungere la stazione nella quale siamo arrivati alle 2.10, in ritardo sul treno che ci ha graziati e riportati a casa, tutti belli e cantanti come dice qualcuno.

Dà, chiudi lo zaino, si va a Campovolo!

“Una scarica di brividi di tre ore”. Così David aveva definito il concerto di Campovolo dopo che avevo letto la notizia e gliel’avevo girata. Ero ancora in Canada senza nessuna certezza di ritorno, eppure decisi di coinvolgere il Cauto in questo concerto, pochi giorni dopo i biglietti erano già assicurati. Non c’ero nel 2005, non potevo per via degli esami nel 2011, ci sarò, anzi, ci saremo domani. E direi anche finalmente.

Fra tutti e tre questo sembra essere lo show più entusiasmante, in primis per ciò che verrà proposto. Tre ore live, il concerto più lungo di sempre, e due dischi a guidare la serata, ossia Ligabue e Buon compleanno Elvis, uno di quegli appuntamenti per la vecchia guardia. Per noi.

Dopo l’Olimpico in diverse occasioni e la magia dell’Arena, è il modo migliore per chiudere il ciclo anche dal punto di vista delle location e ha particolarmente senso essere lì proprio con David, solo con lui.

L’intervento poteva intralciare l’avvicinamento, di certo influenzerà, ma questa settimana sono stato particolarmente riguardato e per quanto alla lunga fatica, caos, e lo stare in piedi per un tempo prolungato incideranno, sono felice di essere lì e non permetterò a qualche fastidio di intaccare l’evento.

Siamo pronti, il fomento sale vertiginosamente, da giorni sto riascoltando tutta una serie di brani per immergermi nel clima e dare una ripassatina ai vecchi testi, a un appuntamento del genere non si può improvvisare, bisogna goderselo per bene, innanzitutto cantando al punto da perdere la voce dopo un’oretta massimo.

Il brivido nel brivido sarà il compleanno della mia fedele spalla che taglierà i 28 anni in un’occasione unica, forse sarà uno di quei 19 settembre che fra tanto tempo ricorderà in modo speciale e con un sorriso diverso. Ho scritto a Ligabue se può fargli gli auguri dal palco, mi ha risposto che lo farà salire proprio a cantare “Non è tempo per noi”. Grandissimo.

A 48 ore dal termine dell’estate, con Alfredo ripartito, l’operazione fatta, un ottobre in cui forse avrò tempo di respirare e tutta la routine che è ricominciata, ovviamente questo concerto diventa uno spartiacque, un termine ultimo. Lo striscione del finish.

Sarà bello finire nel modo migliore, con un clima che diverse volte ci farà venire la pelle d’oca eppure, da tempo io vedo in questa serata un retrogusto che balla fra il romantico e il malinconico. Non mi interessa forzare sensazioni, ma so bene che chiude non solo l’estate ma di fatto il mio periodo romano, questo ritorno, questi 100 giorni alla Napoleone su cui spesso mi sono soffermato.

Più che altro, estendendo il concetto, e guardando tanto indietro quanto avanti e a quello che sarà, questo evento potrebbe chiudere veramente un’epoca, lunga nove anni, e da dividere in due parti nette: 2006-2012 e 2012-2015. Ho questa sensazione, perché poi tornerò dall’altra parte del mondo, il periodo d’ambientamento già c’è stato e chissà quando certe cose torneranno.

Mai più, di certo, se capiteranno, saranno ben diverse ma non necessariamente peggiori, ci tengo a sottolinearlo.

Non mi interessa caricare di significati un appuntamento che vive di luce propria, assolutamente, è solo che ho questa percezione da troppo tempo per non scriverla.

Ma è quasi sabato, c’è un treno speciale (un elemento che farà la differenza nella scala del fomento) che ci attende e ci porterà a Reggio dove troveremo un’atmosfera impossibile da immaginare, di sicuro ci lasceremo travolgere, perché questo deve succedere.

Che siano brividi, tanti brividi.

Chiudi lo zaino Dà, si va a Campovolo!

 

Come vedi sono qua, monta su,

non ci avranno fin che questo cuore non creperà,

di ruggine, di botte o di età.

Un colpo all’anima

Sarà Roma, sarà luglio, sarà il costante riferimento a Ligabue ogni giorno, sarà che non è stata forse una grandissima idea accendere il mio vecchio Nokia 5800 e leggere gli sms solo di un mittente, sarà che fa caldo, sarà che questa canzone profuma d’estate, di 2010 e di un concerto proprio di Ligabue, sarà che è l’unico testo che riassume alla perfezione tutta una serie di domande che mi sono posto migliaia di volte, sarà che le piaceva, sarà che mi hanno detto che dovrei avercela e essere arrabbiato, sarà che stamattina mi sono alzato con un’altra canzone in testa e ne ho usato il primo verso in uno strano incrocio, sarà che era tempo che volevo postare questo testo, vabbè dai, saranno tante cose insomma, mica posso stare qui a spiegare tutto.

Sì, leggetelo bene però il testo. Sono le mie domande.

 

Tutte queste luci 
tutte queste voci
tutti questi amici
tu dove sei?
 
Tutto questo tempo
pieno di frammenti
e di qualche incontro
e tu non ci sei…
 
Tutte queste radio
piene di canzoni
che hanno dentro un nome
ecco chi sei!
 
Non ti sai nascondere per bene…
 
Quante volte sei passata
quante volte passerai
e ogni volta è sempre un colpo all’anima
 
Tutto questo posto
forse troppo visto
deve avere un guasto
tu non ci sei
tutte quelle case
piene di qualcuno
e fra quei qualcuno
tu con chi sei?
 
Tutte queste onde
pronte a scomparire
resta solo il mare
quanto ci sei
 
Non ti sai nascondere davvero…
 
Quante volte sei passata
quante volte passerai
e ogni volta è sempre un colpo all’anima
quante volte sei mancata
quante volte mancherei
un colpo al cerchio ed un colpo all’anima
Quante volte sei passata
quante volte passerai
e ogni volta è un colpo sordo all’anima
Quante volte sei mancata
quante volte mancherai
un colpo al cerchio ed un colpo all’anima
all’anima

 

 

Ligabue-Vasco

Una delle rivalità che da anni divide in qualche modo gli amanti della musica ed in particolare del rock Made in Italy è quella fra Vasco Rossi e Ligabue. Nelle ultime settimane il cantante di Zocca ha diverse volte attaccato il suo duellante con certe affermazioni, alcune delle quali sicuramente piuttosto pungenti. “Un bicchiere di talento in un mare di presunzione” o anche il “ne deve mangiare tanta di polenta prima di potersi paragonare a me”, queste frasi evidentemente fuori luogo hanno riacceso una diatriba che ormai dura da quasi vent’anni. Onestamente non ho mai condiviso tale polemica, in particolare non capisco la rivalità fra i rispettivi fans che a volte sembrano tifosi di due squadre nemiche che si scambiano accuse, minacce ed insulti difendendo il proprio idolo. La polemica serve molto ai media e a chi può ricamare su questa scaramucce con articoli e interviste, un discorso che tutto sommato continuo a ritenere abbastanza sterile. Inevitabilmente quando si parla di due rock star del genere il confronto è quasi inevitabile ma bisogna anche saper trovare un equilibrio nel giudicare i due cantanti senza doverli mettere necessariamente sempre in competizione. Personalmente ho sempre ascoltato Ligabue fin da quando ero piccolo, uno dei motivi fra i tanti che mi hanno spinto verso il rocker di Correggio è il fatto che si è affermato definitivamente nel pieno della mia infanzia e quindi riesco a legare certi momenti di quando ero bambino a Luciano e alle sue canzoni di successo che spopolavano. Ricordo la prima volte che ascoltai Certe notti alla radio, avevo 8 anni e stavo andando con i miei genitori in Umbria, pur essendo piccolo rimasi rapito da quella canzone, da quel suono, pur non avendo un minimo di giudizio critico o qualche strumento per capire bene il testo. Ho sempre preferito Ligabue, adoro i suoi testi e lo considero un poeta contemporaneo, mi piace il suo essere artista completo: cantante, scrittore e anche regista. Nel 2006 ho visto il suo primo concerto all’Olimpico e fu una strepitosa esperienza, ne sono seguiti altri tre allo stadio oltre a quello memorabile di Verona all’Arena dell’ottobre 2009. Ligabue mi piace, lo preferisco a Vasco anche solo perché sta su un palco con una chitarra e suona, per me questo aspetto è determinante se si parla di musica, mi piace perché lo vedo un personaggio più pulito, nessun scandalo, niente galera per droga o cose del genere, per essere grandi rock star non c’è bisogna per forza di questi episodi. Considero Ligabue un uomo positivo e popolare, uno che è rimasto a casa sua, nel suo paese, pur essendo diventato miliardario, uno di quelli che la mattina si alza presto e va a correre. Preferisco Lucianone a Vasco ma dico questo con la serenità con cui potrei scegliere la pasta al sugo rispetto a quella con il ragù, non metto in dubbio la bontà e la grandezza dell’altro, scelgo una cosa per qualche motivo mio personale e rispetto chi la pensa diversamente, in giochetti di tale stupidità o in discussioni di così base livello non finirò mai. Espresso il mio pensiero, posso dire solo una cosa: lunga vita al rock, lunga vita al rock italiano.