Gente da palestra (Parte I)

“Non si direbbe proprio che vai in palestra assiduamente da così tanti anni…” Questo potrebbe essere un pensiero molto gettonato da parte di qualcuno quando dico che frequento la sala pesi dal 2004. Il mio fisico da lanciatori di pinoli potrebbe far propendere la gente a certe riflessioni ma la realtà è proprio questa, infatti dal 2004 a fine 2009 sono andato in una palestra vicino casa di mia nonna, dal gennaio 2010 ad oggi invece mi sono spostato in una che dista una manciata di kilometri da dove vivo. È una palestra di periferia ma è nuova e frequentata da gente popolare anche se rimane ancora un filo esclusiva e allontana di conseguenza un po’ di teppaglia.

In questo universo a se stante – le palestre sono un mondo a parte e tutte fondamentalmente identiche nelle loro sfumature – negli anni ho ormai conosciuto di vista molti personaggi e per questo ne voglio elencare e descrivere rapidamente alcuni, quelli che incrocio più spesso.

                                          

Simoncino “Er meccanico”: una delle prime persone che ho sentito parlare in palestra ed il battesimo fu terrificante visto che disse: “D’altra parte il meccanico è come un dottore…” Certo, stesse responsabilità. Se non fosse che uno mette le mani fra un radiatore ed una testata, mentre l’altro armeggia con cuore e polmoni. La stessa cosa proprio, grande.

 

Simone: milanista, pelato, un normal-one senza troppe pretese. Insomma, ha una serie di caratteristiche che potrebbero spingerlo ad indire una causa verso il Padreterno. Non parla mai, passa ore e ore in palestra, ogni tanto si appoggia al bancone dell’istruttore con il telefono in mano viziato da un’aria perennemente stanca. Abulico.

 

“Er parrucchiere”: tozzo, sulla cinquantina, si allena sempre con le stesse persone. Taglio di capelli basico, la materia prima non gli permette di sbizzarrirsi troppo, braccialetto d’oro evidente, protagonista di discorsi particolarmente vuoti.

 

“Game No-Stop”: ragazzone di bell’aspetto sulla trentina, ribattezzato così dal sottoscritto perché veste sempre magliette di videogiochi, corte e che gli arrivano a mala pena all’ombelico. Quando parla dice delle sconcezze notevoli, ha un difetto sulla S e potrebbe essere un “pezzetta” qualunque. Se lo mettessimo in versione “MUTE” potrebbe anche andare bene.

 

Vincenzo “Culonio”: milanista anche lui, nel giro di un paio d’anni si è completamente trasformato. Da ragazzo piacente e proporzionato, ha deciso si inquartarsi come un bue, il culo sembra quello di Kim Kardashian e cammina come se avesse due angurie sotto le ascelle. Non so perché abbia deciso di rovinarsi così, pompato fuori luogo, nella sua fede calcistica si possono trovare forse delle spiegazioni a cotanta stupidità.

 

Pasquale: la mascotte della palestra. Sessantina superata da un pezzo, ometto minuto ma tosto, laziale e bestemmiatore incallito. Sa parlare solo ad un volume, non propriamente quello basso, è il re della mattina, si allena sempre e ha il naso e la bocca come il mio bisnonno paterno. A volte si trasforma in personal trainer e guida alcune malcapitate nella loro sessione di allenamento.

 

Marco “Er laziale”: pelato, padre di famiglia, uomo d’ufficio e laziale nel midollo. Raramente l’ho visto indossare qualcosa che non fosse a tinte bianco-celesti. Amico del sopracitato Pasquale, è un personaggio buono e accondiscendente, disponibile e rilassante. L’importante è non farlo parlare troppo della sua squadra.

 

“Sardellone”: tizio che veleggia verso i 50 ma si mantiene molto bene. Peccato che quando apra bocca o escono puntualmente stupidaggini o ride per cose di una banalità terrificante. Gaglioffo.

 

Valerio Merola, “Er Merolone”: personaggione della palestra. Gonfiato e pompato, capello tinto, righetta in mezzo e ciuffo sbarazzino. Viene insieme alla moglie (o compagna) ma dalla sua bocca ho sentito una delle cose più volgari di questo 2014, un orco assoluto.

 

“La Ceci”: come detto, “Merolone” viene con la compagna che io e Antonio abbiamo ribattezzato la sorella coatta della Ceci, una delle nostre professoresse all’università, per una vaga somiglianza. Donna sulla quarantina, bionda finta, tirata, abbronzata (e lampadata) qualche tatuaggino sparso qua e là, segue ciecamente le indicazioni del partner. Una coppia perfetta.

 

“Escort”: personaggio dal grande fisico, anche se vorrei sapere quanto c’è di naturale. Presumo sia gay, ho avuto questa sensazione recentemente, di certo è uno che fa una vita non casta e non regolare. Tatuaggi tribali, orecchini, rasato accuratamente, è un bel tipo da vedere. Da lontano.

 

Elio: vecchio leone che non molla mai. Viene in palestra con il genero, parlano sempre della figlia (o della moglie, dipende dal punto di vista) e ha un tono che non ti mette mai a tuo agio. Il genero (Luca) è uno che ha la sfortuna di assomigliare a mezzo mondo, ma soprattutto è condannato a vivere questo parente acquisito anche in momenti di svago come la palestra.

 

“Mezzo Ricchione”: non so se il tipo in questione sia gay, a volte sembra di sì, altre volte sembra un provolone di grande livello visto che tormenta tutte. Capello corto, barbetta curata, uno di quelli che parla sempre e critica la quantità di pesi alzati dai suoi compagni.

CONTINUA…

Giancarlo

Oh Giancà, ciao, come va? Ma poi domenica che hai fatto?

Ma che voi che te dica…ma sì, sto fine settimana semo stati a Paliano, in Ciociaria, oh, avemo magnato benissimo. Te dico solo che co 5 euro, te giuro oh, co 5 euro se semo magnati de tutto. No, ma la porchetta no, che poi la porchetta de oggi non è gnente a paragone con quella che me annavo a mangià co mi padre quando ero piccolo. Che poi, la porchetta bona non la trovi a Ariccia, quella è tutta ‘na favola, come se dice…sarà pe’ marketing, boh, però la porchetta bona la trovi a Nemi, se sa. Che poi se la volemo dì tutta, la porchetta vera è quella de pollo, se sa dai.

Insomma te dicevo, semo andati a sto agriturismo, me l’aveva suggerito ‘n amico mio de lavoro, sì, Alvaro, sto Alvaro, lo conosci dai? È il nipote di Mauro quello che aveva la ferramenta alla Pineta Sacchetti, sì, poi l’ha venduta, ma sarà stato l’’86, io avevo da poco conosciuto Paola, che poi sto Alvaro l’ho conosciuto a quel capodanno che abbiamo fatto agli Altipiani d’Arcinazzo, a casa di Giulio, “Er Facchino” quello che c’aveva l’osteria all’angolo de Via della Vanga a Colli Aniene, sì che poi…la sai la storia? Ammazza, sto Giulio era il cognato di Patrizio che lavorava a quei tempi alla Sip, un giorno questo l’hanno rapinato a Via del Torraccio di Torrenova, s’è messo a core appresso ai ladri e ja menato! Alla fine questi hanno fatto denuncia e lui se l’è vista brutta per aggressione, che poi i due ladri abitavano dietro la sala giochi a Torpignattara, dove abitava mi cugino Carlo, lì a Via Bordoni, ma che te dico, io lì na volta c’ho incontrato Christian De Sica, sì perché lavoravo lì alle Figlie di San Camillo e facevo colazione al bar della Marranella e lui stava sempre lì. Ma quel bar lo gestiva Ezio, il fratello del nipote di Gustavo, quello che aveva la panetteria all’Alessandrino, ma io lì annavo a prende er pane quando stavo da mi nonna, perché lei a quei tempi viveva lì a Via dei Girasoli, dove c’aveva la farmacia Ugo, il figlio di Peppe, l’elettrauto di Torre Maura, oh quello era ‘n mago, io c’avevo la prima Ford Fiesta, feci un tamponamento sulla Cassia, sarà stato l’’89, sto Peppe me l’ha rimessa a nuovo, che poi quella officina l’ha venduta a Pietro, lo zio di Franco che è stato il padrino di Jessica, la fia de mi cognato Ettore.

Ma insomma ti dicevo de sto agriturismo…

A cena con…

Ieri sera, davanti ad una pizza in quel di San Lorenzo, ho improvvisato una top five in cui ho dovuto mettere in classifica alcuni momenti invogliato da Alfredo. Pochi giorni fa invece, ho stilato un’ altra graduatoria in cui ho aggiornato un mio vecchio discorso fatto in passato con Gabriele nel quale compilavo una classifica delle prime 5 persone con cui uscirei a cena da solo se avessi l’opportunità. Più o meno i personaggi sono sempre i soliti, anche se ho scelto in assoluto la prima persona con la quale vorrei trascorrere qualche ora in compagnia in un ristorante mangiando e bevendo. Questo è l’elenco in ordine.

Federico Buffa: be signori, poche storie, il numero uno dei numeri uno. Altro livello planetario, come lui c’è solo lui. Avvocato prestato allo sport, ex agente di cestisti, tuttologo, conoscitore di ogni cosa, giornalista-artista, story-teller, passerei ore (come faccio ogni tanto) ad ascoltare i suoi infiniti aneddoti: è un personaggio che non finisce mai. Basket, calcio, America, personaggi, cultura di vario tipo, io rimango semplicemente ammaliato da quest’uomo che è un’entità para-normale. Se non ci credete andatevi a leggere i commenti degli utenti su Youtube sotto ogni suo video e lì capirete quanto è apprezzato questo 55enne milanese. “Buffa renderebbe interessante anche la lettura dell’elenco telefonico…” ecco, questo commento dice tutto. A cena con lui, per primo. Senza dubbio.

Mario Sconcerti: altro giornalista, ex direttore di diversi quotidiani, opinionista di punta di SKY. A me piace il suo stile e la sua volontà di rendere scientifico il calcio, un’impresa quasi impossibile che lui tenta con dati e discorsi sempre interessanti e coinvolgenti. Più di tutto però mi entusiasma la sua scrittura e le domande che si pone. Ho letto i suoi ultimi due lavori sportivi e devo dire che sono delle opere veramente ben fatte e con spunti affascinanti, visioni diverse dalle solite chiacchiere da bar dei giornalisti normali.

Matteo Renzi: cambiamo genere e spostiamoci su altri settori. Una cena con il mio omonimo non mi dispiacerebbe affatto. Mi sembra un ottimo comunicatore, scaltro e capace, chiaro nei concetti e incalzante con il suo ritmo. Uno con carisma e che sa catturare l’attenzione anche di chi non riesce più di tanto ad appassionarsi alla politica. A me piace e ripongo in lui qualche speranza, sono convinto che fra una fetta di finocchiona, un pezzo di fiorentina e una porzione di ribollita verrebbe fuori una cena interessante.

Paolo Bonolis: dalla politica alla tv. Credo che Bonolis sia ancora oggi il presentatore per antonomasia della tv italiana. Divertente e mai banale, con una padronanza linguistica fuori dalla norma e la battuta sempre pronta, sono sicuro che sarebbe una piacere poter condividere un pasto con lui. Televisione, retroscena, giudizi sui colleghi e un po’ di Inter, ho la sensazione che non mi deluderebbe.

Linus: alla fine pensi alla radio e ti viene in mente lui. Il capo supremo di Radio Deejay, il vecchio leone, il direttore artistico di un’emittente che non ha certamente bisogno di presentazioni. Quante ne ha viste? Quante persone ha conosciuto? Quanta musica ha ascoltato? Be Linus ne sa, la coppia che ha formato con Nicola Savino da più di 15 anni è il tandem perfetto, uno dei più riusciti. E poi potremmo parlare di corsa, di blog, di musica, di un sacco di cose, ci divertiremmo.

Ah, la scelta di inserire solo soggetti maschili è voluta, alla top five femminile ci devo pensare ma ho notato che stilare una mini classifica è particolarmente difficile..  

Personaggi strani

 

Ero indeciso se scrivere questo post o un altro, alla fine ho optato per questo, l’alternativa me la tengo per i prossimi giorni. Oggi voglio fare un attimo una panoramica sui personaggi della scuola, una carrellata di tipi piuttosto strani che da grande osservatore ho catalogato e soprannominato. Finora, in queste cinque settimane, ho già conosciuto almeno una cinquantina di persone, con il fatto che ogni lunedì arrivano nuovi studenti mentre altri salutano, il via vai è costante e se da un lato è un piccolo problema, dall’altro offre un continuo ricircolo interessante.

Allora, andando in ordine sparso ho conosciuto il catalano che tifa per il Real Madrid, l’arabo che si veste all’europea o meglio, da semi-rapper americano, “L’Apprensivo” che mi fa morire dal ridere ma soprattutto il mio idolo, Kwuan, eroe asiatico già menzionato. Sono convinto che il mio più grande rimpianto sarà quello di non aver potuto trascorrere altre lezioni con lui poiché ha frequentato una sola settimana, avrei potuto veramente riempire questo blog di lui. Mitico, impareggiabile: Kwuan, mi manchi.

Sono entrato lievemente in contatto con “Il Rimastone” del gruppo, ho respirato il playboy italiano che ha portato alla ribalta quello stereotipo visto e rivisto, ho conosciuto la ragazza più alta del mondo ed il sosia di Robbie Williams.

Non mancano personaggi che ad esempio si rubano i bicchieri nei pub dopo aver bevuto la birra perché li collezionano, due giorni fa invece ho conosciuto un genovese e sono stato contento, c’è poi la canadese che voleva imparare l’inglese e ha preferito Dublino a qualunque città statunitense ed il tedesco di Ingolstadt tifoso del Bayern al quale ho potuto chiedere finalmente se è stato peggio perdere la finale del 1999 contro lo United, o quella dello scorso anno con il Chelsea.

Nel frattempo, da 8 giorni, il mio nuovo compagno di banco si chiama David, e ora sì che mi sento a casa. A lezione, con uno vicino che ha questo nome, rivivo vaghi brividi, anche se prima di partire gli darò una pacca sulla spalla esclamando: “A Catto! Ma che ne sai tu…”.

Lui però non è ciociaro ma viene da Locarno e qui apro una parentesi doverosa sugli svizzeri. Finora ho conosciuto 4 svizzeri, provenienti da ogni cantone, la cosa bella è che sembrano degli alieni, sembrano venire da un mondo a parte. Non si lamentano, sono contenti, parlano bene del loro paese, non hanno intenzione di spostarsi, dicono che tutto funziona e che stanno alla grande. Catapultati in mezzo a francesi, spagnoli e italiani, fanno fatica a capire a volte il malumore che emerge dalle discussioni sulla politica ed il futuro. Gli svizzeri vivono in una bolla e non gliene frega nulla degli altri. Giustamente. Ovviamente sono puntuali come gli svizzeri, quadrati come gli svizzeri, non si schierano rimanendo costantemente neutrali come gli svizzeri. Sono svizzeri, punto, ma mi piacciono, forse perché provo un po’ d’invidia anche se sto capendo alcuni motivi per cui da loro le cose funzionano. Ho conosciuto la spagnola che non sa come si fa la Sangria, il sosia donna in salsa francese di Beppe Severgnini, i fidanzati che hanno deciso di venire qui a studiare insieme ed uno svizzero di Zurigo che un martedì al pub si è scolato davanti a me 11 birre, ossia 5 litri e mezzo di alcol.

Di soggetti ce ne stanno, il materiale per stare sempre all’erta non mi manca mai. Va bene così.

 

 

P.S. In realtà non ho citato il personaggio più importante: il Capriottide! Sì, sì, proprio lui, il sosia del nostro Capriottide, quello che si aggira a Tor Vergata e pascola in biblioteca. Dato che gli assomiglia ed è italiano non voglio parlarci, questa è la mia missione: stare alla larga dal Capriottide.