La cena di Paliano (Eh, avessi detto…)

Alla fine, anche la famosa e tanto chiacchierata cena all’agriturismo di Paliano dove lavora il cugino di David, l’abbiamo fatta. Verrebbe da dire finalmente, certo, se consideriamo che erano almeno due anni che puntualmente saltava, pertanto possiamo essere davvero gioiosi di quanto sia avvenuto ieri sera, un qualcosa che ha dell’incredibile, insomma l’incantesimo, o meglio, la maledizione è stata spezzata. Dovevamo essere in 4, poi il gruppo si è ampliato con i rinforzi da Velletri e la serata ha preso fin da subito la piega migliore. Tutti soddisfatti della cena, della qualità e del prezzo, contenti di aver trascorso soprattutto una bella serata. L’argomento che ha fatto da apripista è stato quello relativo al concorso e a Antonio, ai “vecchi”, a qualche personaggio dimenticato nella memoria, a Ilaria Mora ma anche James Bond, al fatto che ormai apprezziamo di più una cena come diceva qualcuno anni fa, e poi Sanremo e le sue mille sfumature hanno caratterizzato il finale, quando belli sfamati ci siamo messi a conversare amabilmente fino a mezzanotte.

Qualche foto, qualche battuta, il Gallo in grande spolvero come sempre, qualche ricordo tipo i famosi 30 panini mangiati da Antonio in una settimana all’università, il timore e la prospettiva di David di dover rifare eventualmente l’esame a Siena a ottobre, Luca che ci raccontava da buon ingegnere gli sprechi e i progetti relativi alla “Vela” di Tor Vergata.

E mentre cercavo intorno a me un Alfredo come spalla per dire qualcosa a David, la serata volgeva al termine. Nel 2009 andammo per la prima volta in Ciociara a cena da Gino, due anni dopo, nel luglio del 2011, tornammo nello stesso ristorante in versione estiva con un folto gruppo, ieri a distanza di due anni a mezzo ci siamo inoltrati nuovamente verso le terre del nostro beniamino pur cambiando posto.

La maledizione è stata spezzata, la serata è stata particolarmente gradevole, il prossimo appuntamento con i ristoranti ciociari di conseguenza è per il 2017, non prima.

Alla prossima.

 

Frase della serata

Antonio: “Ma anche le salsicce so’ di pecora?”

A cena con…

Ieri sera, davanti ad una pizza in quel di San Lorenzo, ho improvvisato una top five in cui ho dovuto mettere in classifica alcuni momenti invogliato da Alfredo. Pochi giorni fa invece, ho stilato un’ altra graduatoria in cui ho aggiornato un mio vecchio discorso fatto in passato con Gabriele nel quale compilavo una classifica delle prime 5 persone con cui uscirei a cena da solo se avessi l’opportunità. Più o meno i personaggi sono sempre i soliti, anche se ho scelto in assoluto la prima persona con la quale vorrei trascorrere qualche ora in compagnia in un ristorante mangiando e bevendo. Questo è l’elenco in ordine.

Federico Buffa: be signori, poche storie, il numero uno dei numeri uno. Altro livello planetario, come lui c’è solo lui. Avvocato prestato allo sport, ex agente di cestisti, tuttologo, conoscitore di ogni cosa, giornalista-artista, story-teller, passerei ore (come faccio ogni tanto) ad ascoltare i suoi infiniti aneddoti: è un personaggio che non finisce mai. Basket, calcio, America, personaggi, cultura di vario tipo, io rimango semplicemente ammaliato da quest’uomo che è un’entità para-normale. Se non ci credete andatevi a leggere i commenti degli utenti su Youtube sotto ogni suo video e lì capirete quanto è apprezzato questo 55enne milanese. “Buffa renderebbe interessante anche la lettura dell’elenco telefonico…” ecco, questo commento dice tutto. A cena con lui, per primo. Senza dubbio.

Mario Sconcerti: altro giornalista, ex direttore di diversi quotidiani, opinionista di punta di SKY. A me piace il suo stile e la sua volontà di rendere scientifico il calcio, un’impresa quasi impossibile che lui tenta con dati e discorsi sempre interessanti e coinvolgenti. Più di tutto però mi entusiasma la sua scrittura e le domande che si pone. Ho letto i suoi ultimi due lavori sportivi e devo dire che sono delle opere veramente ben fatte e con spunti affascinanti, visioni diverse dalle solite chiacchiere da bar dei giornalisti normali.

Matteo Renzi: cambiamo genere e spostiamoci su altri settori. Una cena con il mio omonimo non mi dispiacerebbe affatto. Mi sembra un ottimo comunicatore, scaltro e capace, chiaro nei concetti e incalzante con il suo ritmo. Uno con carisma e che sa catturare l’attenzione anche di chi non riesce più di tanto ad appassionarsi alla politica. A me piace e ripongo in lui qualche speranza, sono convinto che fra una fetta di finocchiona, un pezzo di fiorentina e una porzione di ribollita verrebbe fuori una cena interessante.

Paolo Bonolis: dalla politica alla tv. Credo che Bonolis sia ancora oggi il presentatore per antonomasia della tv italiana. Divertente e mai banale, con una padronanza linguistica fuori dalla norma e la battuta sempre pronta, sono sicuro che sarebbe una piacere poter condividere un pasto con lui. Televisione, retroscena, giudizi sui colleghi e un po’ di Inter, ho la sensazione che non mi deluderebbe.

Linus: alla fine pensi alla radio e ti viene in mente lui. Il capo supremo di Radio Deejay, il vecchio leone, il direttore artistico di un’emittente che non ha certamente bisogno di presentazioni. Quante ne ha viste? Quante persone ha conosciuto? Quanta musica ha ascoltato? Be Linus ne sa, la coppia che ha formato con Nicola Savino da più di 15 anni è il tandem perfetto, uno dei più riusciti. E poi potremmo parlare di corsa, di blog, di musica, di un sacco di cose, ci divertiremmo.

Ah, la scelta di inserire solo soggetti maschili è voluta, alla top five femminile ci devo pensare ma ho notato che stilare una mini classifica è particolarmente difficile..  

La cena di Natale irlandese

Un giorno, presumibilmente molto lontano, potrò raccontare ai miei nipotini, davanti a un camino, di aver partecipato quando ero giovane a una cena di Natale in Irlanda.  Questo è quello che è successo martedì scorso, una giornata infinita, lunga, stancante ma anche molto interessante. Dopo aver chiuso il giornale e aver lasciato la redazione alle 18, ci siamo imbarcati su un pullmino privato con il quale siamo arrivati alla mega tipografia di City West, il luogo in cui si stampano gran parte dei giornali irlandesi, fra cui quello per cui lavoro io. Un capannone enorme in una zona industriale, un posto che in pochi minuti ha subito catturato la mia fantasia. Il tour è durato un’ora ed è stato bello condividerlo con tutti i componenti della redazione, una specie di gita scolastica. Abbiamo visto tutti i passaggi della stampa di un giornale, sofisticate attrezzature, mezzi e dispositivi ultra moderni e 60 persone che ogni giorno lavorano per permettere ai lettori di poter avere le necessarie informazioni sui quotidiani. Fantastico il momento in cui ci siamo trovati nella parte finale della catena di montaggio: uno spazio enorme in cui eravamo sovrastati da rulli e giornali che viaggiavano ad una velocità incredibile in diverse posizioni, una sorta di mega montagna russa impossibile da seguire e capire considerando il modo in cui si avviluppava. Altra cosa che mi ha strabiliato sono stati i rotoloni di carta che vengono usati per la stampa. Roba alta più di un metro e lunga quasi due km se venisse soltanto estesa tutta per un attimo, così per gioco. Con ogni rullo si stampano 32 mila copie di giornali, una quantità mostruosa. Salutato questo luogo quasi fatato, siamo tornati nel centro città per un aperitivo. Dopo invece, abbiamo attraversato la strada e siamo andati a cena. Il tavolo si è diviso subito: maschi da un lato e femmine dall’altro, tipo le cene ai tempi delle superiori. Si è parlato e sparlato un po’ di tutto, ed io me la sono cavata anche quando sono stato tirato in mezzo in maniera ironica. Finito il pasto, buono ma non eccezionale, quando l’orologio segnava quasi mezzanotte, siamo andati in altro pub, per una bevuta finale alle quale io ovviamente non ho preso parte. Una birra alle 20 e un bicchiere di vino a cena per me era sufficiente, non per i miei colleghi che si sono bevuti di tutto nelle tre occasioni. Quello che a me sciocca ogni volta è la capacità di questa gente di poter bere qualunque cosa, mischiando tutto, ogni gradazione, ed essere sempre vigili e attenti, mai sbronzi. Fantastici. All’una il mio direttore ha deciso che era il momento di andare, abbiamo preso il taxi e siamo tornati a casa, e lì, dopo un limoncello alle 2 di notte, mi sono disteso su letto immediatamente, come si avessero appena sparato in pieno petto.

Il Tris di Primi

 

Dicevamo, “Cuochi per una sera” e così è stato. Nell’accogliente cucina di Alfredo ci siamo destreggiati fra pentole, sughi e frullatori, cercando di dare il meglio di noi stessi, divertendoci davvero tanto.

La novità della serata è stato il cambio di programma inziale: da tris di primi è diventato un poker, con l’aggiunta di una pasta al tonno (con pomodoro e olive nere) ad aprire le danze. Uno spuntino prima di cominciare davvero, ma soprattutto l’occasione per mangiare tutti insieme contemporaneamente, considerando che più avanti, per motivi logistici, avremmo cenato scaglionati.

Dopo il tonno ho iniziato a preparare il mio pesto. Non avevo dietro il mortaio, ma ho ripiegato sul frullatore ed il risultato mi pare che sia stato altamente sufficiente. Alfredo ha apprezzato, David ha declinato per via del microscopico pezzettino di aglio che avevo dovuto mettere obbligatoriamente. Subito dopo, quando l’orologio segnava già le 23, il “Vissani di Fiuggi Terme” ha cucinato l’ Amatriciana per me, scegliendo giustamente il guanciale alla pancetta. Ottima la prestazione del “Carlo Cracco ciociaro” che mi ha deliziato con una buona pasta, se l’avesse lasciata cuocere un minuto in più sarebbe stato ancor più meritevole.

Per chiudere il giro, a mezzanotte, Alfredo ha preparato un risotto con funghi a David. A quel punto, sono tornato protagonista, poiché, molto probabilmente, le esalazioni di funghi stessi mi hanno fatto male generandomi una particolarissima reazione allergica. Occhi rossi e gonfi e naso chiuso, mezz’ora in cui mi sono dovuto mettere sul materassino in sala con le palpebre tirate giù. Sembravo “Il Cieco di Sorrento”, ma sapevo che tipo di reazione fosse per quanto poi non avessi mai vissuto uno sfogo così anomalo. Dopo una rapida passeggiata fuori per prendere aria fresca siamo rientrati in casa. Il Catto si è seduto su una sedia di plastica, con tanto di giubbotto addosso e ha deragliato ripetutamente, diventando inspiegabilmente “pesante”. Mentre Alfredo faceva la Twitter Cronaca della serata, ci siamo incamminati a letto, dove abbiamo assistito all’ultimo brivido. Stamattina infatti David mi ha chiesto perché durante la notte avessi sorriso. Lui si è svegliato e ha visto che io ridevo nel sonno, gli ho risposto che era vero, stavo facendo un sogno su di lui che mi divertiva particolarmente e poi gliel’ho raccontato.

Insomma è successo di tutto, è stata una serata lunga, divertente, alternativa, una serata che merita di essere quanto prima riproposta.

 

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