La serata del surreale 2…sei anni dopo

Solitamente, il sequel di un film di grande successo, non soddisfa mai più di tanto le aspettative. Ieri sera, sei anni dopo l’assurda serata al teatro, datata aprile 2004, è andato in onda qualcosa di altrettanto incredibile o comunque sia strano. Anni fa, io e Gabriele andammo a vedere l’Othello di Shakespeare al teatro Argentina con le rispettive classi e vivemmo situazioni tanto paradossali quanto impreviste. La più clamorosa, fu la Prof.ssa Crea incrociata in mezzo alla strada dispersa per Roma, che attendeva l’autobus per raggiungere il teatro. Dopo averla notata, salì in macchina con noi, rendendo il viaggio d’andata inimmaginabile. Le sorprese proseguirono con Chris (un professore d’inglese) ubriaco che rideva e sparlava dentro al teatro, i nostri vicini di palchetto che ci cacciarono quando Gabriele iniziò a ridere senza soste per un suo pensiero (l’uomo con i trampoli) e la puzza di spinello che saliva su, tutto questo rese la serata unica. Sei anni dopo, ancora noi due, siamo stati protagonisti di un altro “film” assurdo, la festa di compleanno a casa di Maria Grazia (Fermata). Ciò che ha reso l’evento clamoroso, è stata l’organizzazione: Gabriele invitato dalla festeggiata ed io coinvolto in seguito o comunque indirettamente. La prima cosa surreale è stata l’attesa, eravamo fuori dai cancelli del consorzio, non sapendo il numero civico e tanto meno il cognome sul citofono; questa situazione ha comportato un’attesa di quasi mezz’ora, fuori dalla festa ed in mezzo alla strada. Dopo aver trovato un’entrata secondaria che conosco, ma che solitamente è chiusa, abbiamo incrociato fortuitamente altre due ragazze che vagavano senza bussola come noi. Quando abbiamo incontrato un terzo gruppo, siamo finalmente riusciti a trovare la giusta via. L’accoglienza mi hai visto immediatamente bersaglio di polemiche da parte di Fermata, la quale ha polemizzato sul suo invito a cui non avevo risposto proprio su questo blog, e sulla Fred Perry che indossavo. Questi due attacchi, seguiti dal costante appellativo Ciofi da parte della festeggiata, nemmeno fosse una professoressa delle superiori durante un’interrogazione, hanno comunque sciolto subito l’atmosfera che poteva essere leggermente insolita. Ho potuto vedere la loro nuova casa, migliore rispetto a quella precedente anche perché dispone di tra camere grandi come aeroporti e per il giardinetto che offre una piacevole opzione soprattutto l’estate. Clima festoso e giocoso, anche se dopo un po’ si sono fermati tre gruppetti: I teatranti, il gruppo università capeggiato da Marco&David e il tandem Ciofi-Falcone. La nostra amica ci ha onorato molto spesso delle sue attenzioni e della sua presenza, con Gabriele che è diventato in qualche modo protagonista, soprattutto alla fine, e sempre più beniamino di Maria Grazia stessa. È stata una serata piacevole, mi sono trovato bene e sono stato contento di aver rivisto anche Feliciana, Ines e Silvia. Il regalo con un forte valore simbolico, arricchito da un biglietto simpatico, è stato decisamente apprezzato, e così, poco dopo le due e mezza, in seguito ad una ciambella, abbiamo semplicemente attraversato la Casilina, e siamo ritornati a casa.  

 

 

Dialogo della serata

Gabriele: “Ma se il 15 giugno 2008, quando sono venuto a casa tua dopo che ero tornato dalla Cina, ti avessero detto che oggi, a distanza di 2 anni, IO ti avrei portato alla festa di Maria Grazia, tu ci avresti creduto?”

Matteo: “No”.

Agosto e settembre 2009

Due sere fa, durante una conversazione telefonica, mi sono ritrovato a parlare dello scorso anno, non tanto per fare paragoni o parallelismi, ma per rendermi conto di quanto siano stati complicati alcuni momenti. Se dovessi stilare una specie di classifica delle situazione più brutte e difficili, in testa metterei senza dubbio due mesi: agosto e settembre 2009. La parte finale della scorsa estate, mi ha regalato una serie di problemi, alcuni anche drammatici, che mi hanno travolto, scombussolato, e quasi esasperato. Ogni campo, ogni lato, presentava difficoltà, in otto settimane, si è ammassato tutto. Ricordo un’immagine in particolare, mentre ero in macchina, una mattina, mi resi conto di quanto le cose stessero andando male, della totale assenza di una bombola d’ossigeno metaforica, della sequenza di fatti negativi. Per un attimo ho creduto che in fondo non fosse vero, ma ancor di più, ho cercato di ingannarmi, e ho provato a pensare positivo, una vera impresa considerando lo scenario quasi impietoso. Alla fine, il tempo, e i mesi successivi, mi hanno dato ragione, alcune situazioni hanno ripreso il verso giusto, anche grazie ad uno smisurato sforzo e così ho cominciato a raccogliere i primi risultati. Diversi problemi ancora li soffro, forse si sono leggermente attenuati, ma me li porterò dietro fin quando non ci sarà qualche cambio epocale. Ma la spiegazione qui è molto semplice: sono uno che non si riesce ad adattare a dei cambiamenti, in modo particolare a quelli che si rivelano deleteri. Riflettendo su quei due mesi, credo che alla fine l’ostinazione mi abbia premiato, se la stagione 2009/2010 si è chiusa con il triplice trionfo sportivo forse è stata la ricompensa per le sofferenze personali vissute mesi prima. Probabilmente sbaglierò, ma spesso mi piace pensare ad un ordine superiore, ad una giustizia o al fatto che tutto in fondo sia collegato. L’esempio lampante è stata la mia rinuncia all’erasmus avvenuta la prima settimana di aprile. Provando a mascherare un po’ l’amarezza, mi attaccai ad un’idea, non dovevo partire perché evidentemente dovevo vivere qualcosa qui, come ad esempio la coppa Intercontinentale a dicembre. Il desiderio di andare negli Emirati è enorme, ma sono felice che comunque potrò seguire questo momento forse irripetibile a casa mia e non sulle spiagge di Malta o nel gelo svedese. Dopo la vittoria di Madrid, uno dei primi pensieri è stato questo, il destino non mi hai tradito, avevo dubitato imprecando contro di lui, ma pure stavolta, ha voluto smentirmi.  

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But I don’t believe in magic, life is automatic

Teoria unica via

Se il primo gennaio 2009, mentre eravamo a Venezia, mi avessero detto che sarei andato alla laurea di Teoria, avrei passato tutta la notte in hotel a giocare a scopone scientifico giù alla reception con Pimmidoro. Questo incipit, è ormai ricorrente in tutti i momenti trascorsi con la nostra amica, ed oltre ad essere diventato un tormentone, testimonia il piacere e il divertimento che proviamo a condividere certe giornate insieme. A distanza di 11 giorni, sono arrivate anche le foto della tesi, di conseguenza, seppur con abbondante ritardo, posso scrivere il mio post celebrativo. Vorrei evitare il classico racconto, pertanto, ho voluto dividere lunedì 31 maggio in 4 momenti, che fondamentalmente, corrispondono ai 4 grandi brividi della giornata.

Brivido 1: Teoria è arrivata in facoltà stranamente tranquilla, la discussione è andata ovviamente bene, anche se ha battuto il record mondiale di “esposizione in apnea”. Detto questo, la lode era in cassaforte da mesi, ma essendo di un’altra categoria, il diritto di pubblicazione del suo lavoro, la spedisce definitivamente nell’olimpo dei più grandi di tutti i tempi della facoltà. Non poteva avere il mio stesso voto, meritava qualcosa in più, i complimenti e le congratulazioni sono il minimo.

Brivido 2: Immancabile alla discussione di laurea anche Antonio Ricci, il quale si è accordato per venire la sera alla festa con David. Appuntamento all’uscita di Valmontone, e così i due nostri amici paesani, ci hanno raggiunto in quel di Marino. Non c’è nulla di strano, però Antonio Ricci e David, che vengono insieme da Teoria, è un brivido quasi epico.

Brivido 3: Sia a Pasquetta, così come la mattina della tesi, la Schierata di Velletri ha riaperto la discussione sul pane di Lariano, la località da cui proviene. Scherzando, ma nemmeno troppo, io e David, gli abbiamo chiesto di portarci la sera alla festa due pagnotte. Essendo schierata, non ha esitato troppo, così poche ore dopo, si è presentata con due buste che contenevano altrettante pagnotte di pane di Lariano. Considerando l’orario, e soprattutto l’appetito che cresceva costantemente, lo abbiamo assaggiato subito e ci siamo resi conto dell’effettiva bontà del pane, che ci era stato consegnato dalla nostra amica.

Brivido 4: La torta merita un discorso a parte. Sul dolce, campeggiava la scritta TEORIA, quando ho notato tutto ciò, sono completamente impazzito. Rivendico la paternità del soprannome, e soprattutto, posso dire che ho voluto fortemente conoscere Teoria, ci sono diventato amico e il giorno della tesi ha festeggiato con la torta che riportava il soprannome che oltre due anni fa, le ho dato quasi inavvertitamente. Questo è un brivido, c’è poco da fare.

È stata una bellissima serata che si è chiusa all’una e mezza, quando abbiamo lasciato Marino per rincasare. Anche Teoria ce l’ha fatta, ha ottenuto il massimo in tempo record. La nostra ammirazione, l’abbiamo voluta sintetizzare nello striscione con la quale l’abbiamo accolta all’uscita dell’edificio B, subito dopo l’esposizione.

 

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TEORIA UNICA VIA!

Come ho vinto la tripletta

Nel mio libro preferito, Febbre a 90° di Nick Hornby, ci sono dei capitoli che considero eccezionali. Alcuni racconti hanno il potere di coinvolgerti e di rivelarsi talvolta esileranti, l’importante è essere ossessionati per una squadra di calcio, come lo scrittore stesso. In questo libro, negli anni, ho trovato un’infinita di corrispondenze, ci sono dei punti in comune a volte incredibili, fra questi, il racconto Come ho vinto la Doppietta. Hornby parla del 1971, l’anno in cui l’Arsenal vinse scudetto e coppa d’Inghilterra, allora 14enne, racconta la gioia e allo stesso tempo la frustrazione per non aver assistito a nessuna delle due partite decisive. Anche io non sono andato a Roma-Inter in coppa Italia e non ero nemmeno a Siena per l’ultima di campionato, malgrado il doppio successo, la mia assenza ha annacquato in qualche modo la grande felicità. Questo parallelismo, in realtà, si è però concluso il 16 maggio, perché evidentemente, il destino, è stato tanto magnanimo da concedermi un’altra chance, non Madrid, ma almeno P.za Duomo, l’epicentro della festa nerazzurra per la finale di CoppaCampioni. La mia tripletta l’ho vinta così, assente nei luoghi topici ma felice di averla vissuta, è stata una stagione irripetibile e rileggendo le pagine del libro di Hornby, mi sono tornati in mente, gli istanti decisivi, quelli in cui ho vinto questa tripletta. L’ho vinta seduto sulla mia seggioletta a casa; perdendomi l’ottavo di finale di coppa Italia perché era la sera della mia festa di laurea; non vedendo il primo tempo di juve-Inter, perché Mediaset Premium era in tilt. L’ho vinta ascoltando le telecronache di Scarpini e Recalcati; l’ho  vinta di sabato, di domenica, a mezzogiorno e il venerdì sera; l’ho vinta in silenzio in MonteMario; e litigando con quella testa di cazzo da Friends a P.za Trilussa. L’ho vinta a San Siro, in P.za Duomo, in una sala TV in un ristorante di Veroli; l’ho vinta con i miei genitori; con Alfredo, Simone e zio Aldo; per merito di Pazzini e Milito. L’ho vinta così, fra emozioni e sogni, paure e scaramanzie, con l’occhio destro che mi batteva per l’ansia e l’angoscia che regnava sovrana. L’ho vinta, ed è stato meravigliosamente bello.

Andando avanti nel libro, verso la fine, c’è un pezzo intitolato La Quintessenza dell’Arsenal, che parla della vittoria del campionato del 1991, ed anche in questo caso, penso che ci siano numerosi spunti interessanti, che possono ricollegarsi alla nostra fantastica stagione. Anche l’Inter, un giorno, potrà dire di aver vinto nonostante antagonismi e avversità quasi comiche. Le polemiche e le squalifiche di Mourinho, Inter-Sampdoria, gli spostamenti delle partite del milan, il coinvolgimento perfettamente orchestrato per tirare in mezzo la società e Facchetti in Calciopoli nel momento clou della stagione, gli infortuni, la finale in casa della roma, gli arbitraggi talvolta sconsiderati soprattutto a inizio 2010, il caos biglietti per i tifosi. Malgrado questo, l’annata si è trasformata in leggenda, gratificante e molto più rappresentativa della natura stessa dell’Inter. Per questo motivo, un giorno, fra qualche anno, potrò raccontare che: “Il club e i tifosi serrarono le fila, superando con determinazione e con un accanimento splendido, difficoltà quasi insormontabili, molte di loro produzione. Fu un trionfo, non solo per la squadra, ma per quello che la squadra era arrivata a rappresentare, e in senso lato, per tutto quello che i tifosi dell’Inter sono diventati. Il 22 maggio fu la nostra serata, e tutti gli altri potevano andare a farsi fottere”  

 

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