20 settembre

Il 20 settembre 1870 le truppe italiane, dopo aver circondato con l’artiglieria una breccia nella cinta muraria che allora circondava Roma e dopo aver sostenuto un breve combattimento con i reparti pontifici, entravano nella città presso Porta Pia, accolte festosamente dalla popolazione. Pochi giorni dopo,  un plebiscito sanzionava a schiacciante maggioranza l’annessione di Roma al Lazio.

breccia-di-porta-pia.jpgOggi si festeggia quindi il 140esimo anniversario della presa di Roma, evento fondamentale e determinante per il percorso della totale unità del nostro Paese, una giornata che merita di essere ricordata e celebrata. Da diversi anni attribuisco a questo appuntamento un valore speciale, oltre all’aspetto storico, mi rendo conto che gli anni del liceo hanno rafforzato dentro di me il senso di questa data. Andando a scuola a Via Montebello, ovvero alle spalle di Porta Pia, per me e i miei compagni il 20 settembre era anche sinonimo dell’inno che sentivamo suonare dalla banda a pochi metri dal nostro edificio e la corona che veniva lasciata dal Presidente della Camera sotto il monumento. Verso le nove, il suono delle trombe che introduceva Fratelli d’Italia entrava dalle finestre e riempiva la nostra aula, creando quell’entusiasmo che ricordo ancora con grande simpatia. Tutti alla finestra ascoltavamo le note, compreso Mimmo ed il suo inappropriato saluto romano che a suo avviso “Ce sta sempre bene, d’altra parte è il saluto degli antichi romani!”. Il 20 settembre a scuola aveva un fascino diverso grazie alla vicinanza del luogo in cui si celebrava la commemorazione, ma pur non vivendo più questi momenti, è una data alla quale continuo a dare il giusto peso, soprattutto dopo gli esami di storia sostenuti all’università. Reputo questa giornata importante per il nostro passato, un fatto decisivo per la definitiva unità nazionale, una data fondamentale così come il 17 marzo, ovvero la proclamazione del Regno d’Italia, giornata in cui tanti ragazzi italiani festeggiano San Patrizio patrono d’Irlanda (pretesto solo di grandi bevute) ignorando il valore reale che ha quella giornata per noi italiani. Non mi piacciono troppe le feste, mi entusiasmano Natale e Pasqua mentre non amo troppe le restanti festività, soprattutto quelle di natura religiosa. Apprezzo il 25 aprile, giorno cruciale per la storia d’Italia, ma non il 2 giugno, giornata inutile che non può ritenersi festa nazionale poiché solo poco più di metà paese fu a favore della Repubblica e quindi non ha nessun aspetto popolare o unitario. Oggi è il 20 settembre e dobbiamo celebrare la nostra storia, non ignoriamo le tappe che hanno permesso a questo paese di diventare libero e unito, non disperdiamo le nostra memoria.

 

“La nostra stella, o Signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la città eterna, sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico”

(Camillo Benso, conte di Cavour, discorso al Parlamento italiano 11 ottobre 1860)

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