Lo vedi ecco Marino…

Anche Sara, nella giornata di ieri, ha raggiunto il suo traguardo della laurea triennale, un percorso comunque esaltante che le ha consegnato un 110 e lode meritato e sudato, considerando lo slittamento della sua discussione da luglio a ottobre. La tradizione che ormai vede ogni tesi regalare qualcosa di insolito, pure stavolta si è confermata: nel caso della nostra amica infatti, non era presente la sua relatrice impegnata in un convegno a New York. Malgrado tutto, la discussione è andata bene e dopo un quarto d’ora, sono iniziati i festeggiamenti nel cortile della facoltà. Le celebrazioni sono proseguite la sera in un locale nel centro di Marino, luogo in cui la nostra amica ha occupato una specie di sala con gli altri due laureati di giornata, Marco e Luca. Appuntamento alle 21.45 nella piazza del paese per tutti, tranne che per me, che in quel preciso istante stavo per rimettermi sul divano per seguire il secondo tempo di Genoa-Inter, impegno che inevitabilmente ha goduto della priorità massima. Terminata la partita, mi sono diretto verso i Castelli per raggiungere il resto del gruppo che nel frattempo aveva già mangiato e bevuto allegramente. Giunto a Marino, è iniziato un tour infinito nei vicoli del paese per trovare un dannatissimo posto dove parcheggiare, dopo 20 minuti di giri, ho lasciato la macchina dentro una stradina desolata e dimenticata dal mondo alle spalle di un benzinaio. Il luogo certamente cupo e abbastanza preoccupante è stato l’inevitabile compromesso per non girare altri 50 minuti considerando che l’orologio segnava già le 23.35. Dopo aver raggiunto il locale a piedi ed in seguito ai molteplici saluti, ho preso confidenza con il posto, una specie di pub semi etnico, mezzo arabo con tanto di ballerina di danza del ventre che alla seconda apparizione già mi stava iniziando ad irritare. Balli di gruppo, trenino, drink e poi la classica torta con la consegna dei regali i quali sono stati apprezzati con un notevole entusiasmo. Poco dopo le due abbiamo lasciato il locale, sono andato con Antonio e La Bionda verso la loro auto per farmi riaccompagnare nel posto dimenticato da Dio in cui era parcheggiata la mia macchina. Alle 2.30 eravamo tutti a casa, con Sara laureata e lo sguardo rivolto verso metà dicembre, quando qualcun altro, molto probabilmente, conquisterà l’agognata laurea.marino_roma.jpg

Un tormentone dopo l’altro

Se è vero che il terzo anno è stato caratterizzato da tante cose, fra cui i tormentoni Brivido-Fomento-Schierato, bisogna dire che gli ultimi mesi hanno contribuito ad affermare altri modi di dire, frasi o espressioni che ricoprono ormai un ruolo determinante. Probabilmente nulla sarà mai paragonabile alla famosa esclamazione Brivido! Un qualcosa che ha coinvolto tutti, nel bene e nel male, ma gli ultimi tormentoni, meritano comunque un minimo di attenzione. In ordine temporale, qualche mese fa, questa primavera per essere più precisi, ha preso piede Taac! Modo di dire ripreso dal grande Renato Pozzetto che lanciò questa espressione in Ragazzo di campagna, nel magnifico pezzo in cui apparecchia la tavola nel suo monolocale milanese. Lanciato prevalentemente da Alfredo, il Taac, ha preso rapidamente piede, qualcuno ha impiegato un po’ di tempo a metabolizzarlo, ma oggi possiamo dire che si è elevato a grande tormentone, soprattutto quando viene “stirato” ovvero taaaaccccc. Rimanendo nell’ambito cinematografico, un’altra espressione che ha ormai conquistato un po’ tutti, ma in particolare Alfredo, David, me e anche il mai dimenticato Valerio è “E sei in pole position!” mitica frase del grande Cumenda Guido Nicheli, esclamata dall’attore milanese in uno dei primi Vacanze di Natale (credo 83) ambientato a Cortina. L’ultima frase presa dal mondo del cinema e soprattutto dalla parlata settentrionale è “Alla grandeee!” che insieme alle due precedenti, chiude un meraviglioso tris. Tralasciando i tormentoni mutuati dal cinema e riadattati, bisogna necessariamente segnalare una combinazione ormai diffusissima, coniata da David e allargata dal sottoscritto. L’esclamazione in questione è “Era un’altra cosa, bei tempi!” in relazione ad ogni momento ed episodio che viene raccontato o riproposto durante qualche discorso. A questa frase, ultimamente ho aggiunto anche “Era un altro clima!” un’espressione che sottolinea ancor di più questa specie di “nostalgia” del passato. L’ultimo grande tormentone è Ueeeeee! Che ha sostituito il classico “Ciao”. Nei 4 giorni madrileni questo Ueeeee ha riempito ogni momento di silenzio e David è riuscito a renderlo ancora più bello, con la sua personalissima e fantastica versione psicopatica/psichedelica. Non saranno mai tormentoni all’altezza di brivido e quant’altro, ma è giusto affermare che queste nuove espressioni, hanno arricchito la nostra famosa ed inarrivabile neolingua.

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“Sole, whisky e sei in pole position!”

 

Intercontinentale

Sì, lo ammetto, un po’ mi sono emozionato. In realtà, più che di emozione, sarebbe corretto parlare di entusiasmo mischiato ad una naturale ed innocente incredulità. I biglietti per Abu Dhabi, per la semifinale e finale del Mondiale per Club 2010, ovvero la Coppa Intercontinentale, ci sono, sono qui a 10 cm da me sulla mia scrivania. A metà dicembre, l’Inter andrà negli Emirati Arabi per conquistare il trofeo massimo per squadre di club ed io ho entrambi i biglietti per lo stadio. Ecco, mi sono appena reso conto di aver scritto un paio di frasi mostruose, e se le rileggo mi vengono i brividi: io, l’Inter, la Coppa Intercontinentale e i biglietti per assistere alle due partite qui con me. Ho vissuto la mia traumatica infanzia sportiva con il Milan che ogni tanto, per non dire spesso, andava dall’altra parte del mondo per giocarsi le sue finali e per laurearsi la squadra più forte del pianeta. Sono cresciuto con il desiderio di poter vivere una cosa del genere, l’apice insuperabile per qualsiasi tifoso di calcio, ed ora sono qui, dopo un’annata memorabile ed unica con lo sguardo rivolto verso Oriente, verso un mondo lontano che i nostri ragazzi dovranno conquistare. Un paio di anni fa, scrissi un post in cui parlavo dei miei desideri, di cosa avrei potuto chiedere ad un ipotetico “Genio della Lampada” e nei tre sogni (2 dei quali erano assurdi o ironici) mettevo al primo posto vedere l’Inter conquistare la Coppa Intercontinentale in Giappone. Dopo due anni, sono ad un passo dal coronare questo desiderio fantastico, anche se la destinazione non sarà Yokohama ma la più vicina e sfarzosa Abu Dhabi. Onestamente, mi dispiace che la sede anche per quest’anno non sarà in terra nipponica, un luogo tanto lontano quanto affascinante, che avrebbe dato un pizzico in più di fomento a questa avventura. Come detto, i biglietti ci sono, e paradossalmente l’ostacolo più duro considerando i precedenti delle altre finali, è stato già brillantemente superato, c’è ora da organizzare un viaggio importante e costoso che prevede un’inevitabile soggiorno in terra araba. Ho contatto la Curva Nord un mese fa e mi è stato risposto che stavano valutando varie soluzioni, tra cui quella di un charter per abbassare il più possibile i prezzi. Partire con la Curva interista sarebbe la cosa più bella del mondo per mille ragioni, oltre che molto probabilmente la scelta meno costosa. Stavolta sono pronto a spese importanti perché l’occasione è meravigliosamente rara: c’è il Mondo che ci attende, un’Intercontinentale da conquistare e noi siamo lì, a pochi metri dall’ultimo ostacolo, cos’altro si può aggiungere?

Niente, ho detto tutto.

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Ritorno all’orrore

Ieri mattina si è tenuta una visita guidata dal nostro professore di filologia della letteratura italiana alla Biblioteca Nazionale, un’uscita programmata la scorsa settimana e che ha visto coinvolti i ragazzi della magistrale. Tutti noi eravamo convinti che la visita alla biblioteca avesse un significato anche didattico, credevamo che in questa situazione si lavorasse magari su alcuni testi oppure sul reperimento di alcuni manuali. I nostri pensieri si sono rivelati ben presto infondati e del tutto sbagliati, il giro in biblioteca è stato solo ed esclusivamente un tour, una visita non così utile per chi come noi della magistrale almeno una volta era stato in questo luogo, crocevia quasi obbligatorio quando ci si ritrova a scrivere una tesi. Per quanto mi riguarda, la mia ultima apparizione in biblioteca, risaliva a sabato 12 dicembre 2009, quando a pochi giorni dalla mia discussione di laurea, accompagnai Teoria per aiutarla nella ricerca dei quotidiani e per spiegarle l’utilizzo dei macchinari specifici per riprodurre i microfilm. Quella è stata la mia ultima presenza, ma anche ieri, mentre mi ritrovavo lì, o subito prima di entrare, ho avvertito una strana sensazione, un malessere legato ai ricordi decisamente negativi che per me continuano a vivere all’interno della Biblioteca Nazionale. La seconda parte dello scorso anno, quella tortuosa e a tratti drammatica, ha vissuto diverse puntate fra le mura di questo edificio, qui ho iniziato a detestare la tesi che stavo scrivendo, qui la situazione laurea diventò complicata. I tempi lunghissimi per reperire i giornali, il cd che avevo richiesto e che venne scambiato con quello di un altro da parte di una impiegata incompetente, i giri burocratici esasperati ed obbligatori per reperire del materiale hanno reso questa biblioteca uno dei luoghi che detesto maggiormente. La mia parentesi-tesi in quel di Castro Pretorio è stata abbastanza lunga, ma soprattutto l’estate e settembre mi hanno visto grande protagonista, in particolare proprio sabato 12 settembre, dopo che il professore mi aveva ordinato di reperire almeno 40 articoli della Gazzetta dello Sport del periodo fascista: una mole di lavoro folle e che richiedeva una quantità di tempo smisurato. Un ricordo che ho ancora vivo dentro di me è il malessere, inteso come nausea e giramento di testa, che ebbi mentre ero seduto alla mia posizione e scandagliavo il giornale riprodotto. Quella mattina fui costretto ad uscire fuori nel piazzale perché mi stavo sentendo male: il caldo, l’ansia, la stanchezza, gli occhi affaticati da una lettura certamente non agevole mi obbligarono ad uscire. Quella fu anche la mia ultima gita alla biblioteca per la tesi, il punto di non ritorno di quel giorno segnò il capolinea della mia avventura con il mio relatore, anche perché quello sforzo non fu minimamente compreso, il lavoro fu rigettato dopo che il professore cambiò nuovamente le sue pretese e le carte in tavola, prendendomi anche in giro e insultandomi di fronte a diverse persone. Queste traumatiche esperienze hanno dipinto nella mia testa la Biblioteca Nazionale come luogo di sofferenza, come fonte di malessere e  di guai interminabili. Il ritorno al passato, o meglio all’orrore, l’ho vissuto ieri dopo quasi un anno, con una laurea in più in tasca ma con lo stesso disgusto che mi accompagnò in quei mesi del 2009.

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