Uno stadio, quattro storie

In fin dei conti, la partita di ieri sera è stata solo un pretesto per una serie di situazioni e personaggi che io ed Alfredo abbiamo avuto la fortuna di incontrare e che hanno reso un martedì di metà aprile, una serata degna di nota. È stata una partita di calcio ma in realtà c’è ben altro da raccontare.

La bambina pacata. Sono arrivato allo stadio con leggero anticipo rispetto ad Alfredo e ho deciso di aspettarlo su ponte Duca d’Aosta, dove ci siamo fermati a mangiare presso uno di quei tipici baracchini mobili che vendono pizzette e panini alla salsiccia. Colpiti dalla nazionalità dei gestori, ovvero italiana, siamo stati serviti da una bambina che non avrà avuto più di 10 anni, figlia molto probabilmente della donna che dirigeva le operazioni dietro al bancone. Inizialmente Alfredo è rimasto colpito da tale sfruttamento minorile ma poco dopo, è rimasto impressionato dalla gentilezza mista all’educazione e alla compostezza della bambina in questione. Sembrava una cameriera navigata caratterizzata da una pacatezza fuori luogo considerando l’età e la mansione che stava svolgendo, è stata la prima nota positiva della serata, alla faccia di chi dice che i bambini del giorno d’oggi non vogliono fare nulla e sono volgari e maleducati.

Il classico carabiniere deficiente. Non ho nulla nei confronti dei carabinieri, della polizia e di tutte le forze dell’ordine, li rispetto in qualità di esseri umani e non certo per gli abiti che indossano, resta il fatto che ogni volta che incappo in un carabiniere capisco il perché da secoli sono i protagonisti principali delle barzellette. Dopo essere stato perquisito il carabiniere mi ha domandato perché avevo uno zainetto praticamente vuoto, mi ha chiesto che senso aveva non avendo nulla al suo interno. Stupito dalla inutilità di tale domanda, gli ho mostrato che dentro c’erano: la custodia degli occhiali; un pacchetto di fazzoletti; la sciarpa dell’Inter dato che a Roma il pubblico è cosi sportivo e tollerante da non permettere a nessuno di girare con cose che non abbiano il giallo e il rosso abbinato, e le chiavi di casa. Dopo che gli ho mostrato tutto ciò, gli ho spiegato anche che avevo la bottiglia dell’acqua ma che avevo dovuto gettarla via poco prima al pre-filtraggio iniziale. Una volta ti svitavano il tappo, ora ti obbligano a buttare anche la bottiglia, prima o poi ci toglieranno anche i fazzoletti di carta e dentro ci sistemeremo in rigoroso silenzio stile messa.

Un mondo in una curva. Dentro al settore ospiti abbiamo avuto anche l’occasione per notare un fatto piuttosto chiaro: l’eterogeneità del pubblico interista. Oltre ai classici meridionali che vivono a Roma o che erano giunti in città per la partita, abbiamo contato anche una stramba famiglia albanese, un gruppo di brasiliani e tre ragazze giapponesi con la maglia dell’Inter e la loro bandiera nazionale in onore di Nagatomo. Di milanesi ce ne saranno stati non più di 20, ma d’altronde stiamo pur sempre parlando dell’F.C. Internazionale.

Il post partita e Bisteccone Galeazzi. Il brutto del settore ospiti è l’obbligo di rimanere dentro almeno per un’ora dopo la partita. Questo tempo è stato ingannato nel modo migliore: divertendoci con cori e sfottò prima verso i romanisti ed in seguito nei confronti di Galeazzi che era nella postazione del dopo partita a pochi metri da noi. Cori a favori e un po’ di prese in giro che hanno animato il pubblico nerazzurro scatenando l’ilarità generale, è stata invocata a gran voce anche la giornalista Paola Ferrari, ma Bisteccone ha calamitato l’interesse dei tifosi. Al termine del post-partita i due si sono salutati a telecamere spente con in sottofondo il classico coro: “Bacio bacio!” e poi entrambi ci hanno salutato ricambiando i nostri canti a loro favore. Galeazzi onestamente mi ha fatto pena, un omone di dimensioni spaventose che faceva fatica a camminare mentre abbandonava la stadio fra gli olè dei tifosi che hanno accompagnato la sua passeggiatina a bordo campo verso l’uscita. Bisteccone è un personaggio storico, un grande che ieri è riuscito a regalarci qualche bella risata.

Parlando della partita posso dire che dallo stadio ho notato delle cose veramente preoccupanti, la squadra è stanchissima, poche idee, movimento inesistente, meno male che un colpo da fuoriclasse di Dejan ha sistemato la partita e forse la qualificazione. Considerando il nostro momento è stata una bella vittoria contro un avversario che forse sta peggio di noi.

Comunque sia, anche stavolta nun è successo!

 

 

Frase della serata

“Chi non salta Galeazzi è!”

Uno stadio, quattro storieultima modifica: 2011-04-20T18:05:00+02:00da matteociofi
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