Felice sotto un canestro

Da alcune settimane sentivo il desiderio e la smania di salire sulla scala, prendere il pallone da basket sopra l’armadio, gonfiarlo e andare a fare due tiri a canestro. Ieri pomeriggio, questa intenzione è diventata tanto potente che ho fatto tutto ciò, mi sono messo un paio di scarpe e alle 17.30 ero dietro la chiesa a giocare per conto mio su un campetto mezzo dissestato dinnanzi ad una canestro piuttosto vecchio, senza retina ma con il ferro che reggeva ancora. Dopo tanto tempo ho fatto una cosa che volevo veramente e che inevitabilmente mi ha regalato un’ora di divertimento, anzi no, di piacere. Volevo giocare da solo, tirare a canestro tranquillo e beato, speravo di non incontrare nessuno o di non condividere quello spazio con qualcun altro e così è stato. Ho posato il mio zainetto vicino ai sostegni del canestro e ho giocato felice e contento. Era tantissimo tempo che non prendevo in mano il pallone da pallacanestro, ma il gusto di mirare il tabellone e iniziare a tirare è un qualcosa che non tramonta. C’è stato un periodo della mia vita in cui giocavo solo a basket, le mie giornate erano in funzione del pomeriggio e della partitella da disputare, era così in terza media e fu lo stesso ai primi anni del liceo. Alle superiori giocai con la mia classe al torneo scolastico, al secondo anno vincemmo il campionato del biennio, l’anno dopo da classica matricola vincemmo anche il torneo del triennio pur essendo i più piccoli. Eravamo una bella squadra, con diversi cambi e soluzioni rispetto agli altri, ma soprattutto avevamo la nostra stella, il buon Alessandro che era il valore aggiunto. Quegli anni erano caratterizzati più dalla pallacanestro che dal calcio, giocavamo tantissimo e mi divertivo. Crescendo ho iniziato a giocare meno, per impegni, per spazi e per quella serie di cose che avvengono mentre diventi grande. Mi sono sempre divertito tantissimo a giocare, resta una delle mie passioni e ieri pomeriggio ho trascorso una splendida ora cosi: un campo vuoto e un canestro, io e il pallone arancione sotto il braccio, chi stava meglio di me? Credo nessuno.

 

Federico Buffa: “Non oso neanche pensare a cosa potrebbe essere la vita senza il basket”.

Felice sotto un canestroultima modifica: 2011-07-26T14:24:40+02:00da matteociofi
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