Il più grande spettacolo del mondo

È stata una fantastica serata, una cerimonia d’apertura diversa dalle solite: storica, ironica, autocelebrativa, un grande spettacolo degno di una città unica al mondo. Il nuovo stadio di Londra ieri sera ha dato il benvenuto alla trentesima edizione delle Olimpiadi, 80 mila persone presenti, un miliardo davanti la tv e ben 204 delegazioni che hanno sfilato orgogliose di esserci e con il sogno di rendere questa esperienza indimenticabile magari con una medaglia. Il fascino enorme e la bellezza dei giochi olimpici risiede tutta qui, in questi dati, in questi numeri che sono ovviamente inarrivabili per qualunque altra manifestazione del pianeta Terra. Ho guardato tutta la cerimonia, dal primo all’ultimo minuto, come non avevo mai fatto e ho apprezzato ogni dettaglio della serata. Gli inglesi hanno giocato in contropiede spiazzando tutti: tanto spettacolo ma sempre con una forte impronta storica, un bombardamento di citazioni, un continuo evidenziare ciò che di grande hanno fatto nella storia del mondo moderno. I britannici hanno giocato con il loro passato, hanno sfruttato questa loro fortuna a differenza delle ultime nazioni che avevano ospitato i giochi. Atlanta incentrò inevitabilmente la cerimonia sul centenario delle Olimpiadi, Atene sul fatto di essere la culla dei giochi, Sydney e Pechino sui colori, sullo spettacolo scenografico e pirotecnico. Proprio la capitale cinese ieri sera è divenuta il mio termine di paragone essendo la città olimpica precedente, Londra ha fatto leva su cose che Pechino non può avere, troppo lontana da noi, troppo diversa e soprattutto con una storia non sufficientemente forte come la Gran Bretagna. Gli inglesi hanno sviscerato tutto il loro potenziale: dalla Tempesta di Shakespeare, alle rivoluzioni industriali, passando per Mary Poppins, James Bond, Mr. Bean e la Regina Elisabetta che ha recitato se stessa. Un excursus unico, inimitabile, solo noi potevamo fare di meglio visto il bagaglio storico e culturale che ci appartiene.

Personalmente ho applaudito la parte relativa al NHS (National Health Service), forse pochi avranno badato a quel momento, una sottolineatura di come gli inglesi furono i primi a fondare nel luglio del 1948 il sistema sanitario nazionale,  una svolta epocale istituita subito dopo la seconda guerra mondiale.

Non potevano mancare i riferimenti musicali, i maestri del Pop hanno tirato fuori un super medley formato da Beatles, Rolling Stones, David Bowie, Queen, Sex Pistols, Prodigy, Blur, una carrellata di suoni che hanno segnato i momenti di almeno tre generazioni. La meraviglia delle Olimpiadi è stata inaugurata nel modo migliore ed è terminata con Beckham che tagliava in due il Tamigi a bordo di un motoscafo ed il braciere acceso da tante fiaccole. A quel punto, il count-down si è esaurito e la magia dei cinque cerchi ha inondato tutti, soprattutto quando un ometto sulla settantina ha cantato Hey Jude, uno dei tanti britannici che ha cambiato il mondo in cui viviamo oggi.

Prima di andare a letto, sono passato davanti la vetrina e ho visto quelle due tesi in Storia della Gran Bretagna lì, vicine tra di loro, una rossa e una blu, laurearsi raccontando la britishness è sempre un vanto, in particolare dopo aver assistito a serate così.

 

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Messaggio della serata

 

David: “Ao ma te l’immagini se Orwell fosse stato vivo quanto se sarebbe fomentato???!!! Weeeeeeeee”.